Page 286 - Hrobat Virloget, Katja. 2021. V tišini spomina: "eksodus" in Istra. Koper, Trst: Založba Univerze na Primorskem in Založništvo tržaškega tiska
P. 286
mario

I primi immigrati provenivano dall’immediato entroterra dell’area: dal-
l’Istria e dal Litorale in generale. Tra essi c’erano anche i partigiani cui fu-
rono garantiti alloggio e occupazione, da una parte in riconoscimento del
loro attivismo durante la guerra, dall’altra perché c’era un disperato biso-
gno della loro presenza ai fini della costituzione del nuovo sistema socio-
politico. Dopo il Memorandum di Londra l’emigrazione si intensificò, ma fu
controbilanciata da un’immigrazione di massa in risposta alle nuove atti-
vità economiche intraprese dalla Jugoslavia nell’ambito dell’introduzione
di un’economia pianificata e dei progetti di integrazione della ex zona B del
tlt alla Repubblica Popolare di Slovenia.

La richiesta di manodopera era grande, come testimonia l’episodio rac-
contato da un uomo di affari che, di sua iniziativa, con un «mazzo di chiavi
di appartamenti» riuscì ad attirare in Istria artigiani e forza lavoro originari
del Carso.

La differenza tra i primi immigrati e quelli successivi è che i primi giun-
sero in un contesto ancora in prevalenza italiano, in cui era impossibile
vivere senza conoscere la lingua italiana, mentre chi arriva dopo il 1955 si
ritrova in uno spazio già del tutto slovenizzato in cui la conoscenza dell’i-
taliano non è più essenziale. Molti degli immigrati provenivano dall’Istria
croata, sia croati che italiani, mentre a quanto emerge dalle testimonian-
ze, gli sloveni delle zone più interne non si spostavano volentieri in Istria a
causa delle modeste opzioni di alloggio e del basso tenore di vita dell’area.
D’altronde gli incentivi e i benefici con cui si tentava di attirare il personale
qualificato nel «selvaggio West» seminavano scontento e invidia tra i locali
che non potevano usufruirne.

A eccezione di chi era originario del Litorale e nel contesto istriano si
ritrovava «di nuovo a casa», le cattive condizioni abitative e il basso teno-
re di vita scoraggiarono molti altri immigrati, sconcertati dall’assenza di
fognature e di approvvigionamento idrico oltre che dai ratti e dalle pessi-
me condizioni generali degli alloggi. Nonostante i privilegi nominati dagli
informatori, tra cui i cosiddetti bonus di zona, per pochi, dunque, trasfe-
rirsi in Istria significò davvero una «svolta per il meglio». Molti apparta-
menti erano inaccessibili, perché affidati dagli esuli alla custodia di vicini e,
secondo le testimonianze, anche di immigrati, che ne acquisirono succes-
sivamente la proprietà dall’amministrazione jugoslava. Le nuove autorità
provvedettero a dare alloggio agli immigrati anche attraverso la confisca
delle proprietà private. In molti rammentano appartamenti in subaffitto,
anche stanze singole, all’interno di ex ville appartenute a italiani, ridotti
sempre più con le spalle al muro. L’incertezza sull’avvenire della zona B del

284
   281   282   283   284   285   286   287   288   289   290   291