Page 107 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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La tradizione dei segni scolpiti
sui portali e sulle colonne
in pietra del Carso

Boris Čok

In gioventù sono stato molto fortunato di ascoltare e scrivere con grande entusiasmo
tutto quello che potevo scoprire dai vecchi abitanti delle nostre località. Ho descritto
le tradizioni popolari che traspaiono dalle fiabe, dai racconti sull’origine dei nomi e sul-
la storia delle località rurali cosi come i racconti legati ad antiche religioni. Le mie ricerche
includevano le curiosità naturali ma sopratutto le tradizioni degli scalpellini e delle opera-
zioni legate all’estrazione della pietra. Ebbi questa fortuna in quanto la mia fonte princi-
pale erano i parenti, che possedevano le conoscenze sugli argomenti che mi affascinava-
no. Per di più i miei parenti mi indicavano e mi mettevano in contatto con altre persone
che conoscevano gli argomenti che volevo approfondire e ampliare. La lavorazione della
pietra é stata una delle attività più importanti che ha segnato profondamente, e purtrop-
po anche tragicamente, la mia famiglia.

Il triangolo degli scalpellini
I Liletovi

I parenti da parte di mio padre erano scalpellini da almeno 250 anni fino al fatale 27 giugno
1919 quando, a causa di una malattia infettiva, morì prematuramente il mio bisnonno Jožef
Čok – Liletov, nato il 25 gennaio 1865. Era sposato con Frančiška Mljač – Možetov (1865–
1953) di Prelože. Ebbero nove figli, dei quali Marija e Srečka che morirono ancora picco-
le. Marija, la madre di Frančiška, era una Ivancova. Pertanto Liletovi, Ivancovi (mia mam-
ma Olga) e Peckovi sono parenti di terzo grado.

Il mio bisnonno Jožef (II) per quei tempi era uno scalpellino moderno, possedeva
la casa presso la cava a Lipica (Lipizza). In casa aveva un negozio di strumenti per gli scal-
pellini, la mensa per i lavoratori dove lavoravano due cuoche. Nella mensa una cuoca vi
aveva addirittura dato alla luce un figlio. Per spostare blocchi pesanti di pietra dall'inter-
no della cava si impiegava una gru diesel, il cui corpo centrale era costituito dal tronco
di una quercia. Per il trasporto della roccia attraverso il letto di un canale era stato co-
struito un ponte in pietra a secco un che serviva per il trasporto dei blocchi di pietra più
grandi. Sul percorso era stata costruita una linea a scartamento ridotto lungo la quale
venivano fatti scorrere i carrelli (kareli). Con le roccie di scarto venivano colmate le do-

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