Page 21 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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Intreccio del 3 e del 4. Beli križ
e Triglavca di Prelože
e l’idolo di Zbrucz
Andrej Pleterski
L’esistenza dell’uomo dipende dagli eventi naturali. A causa dei cambiamenti metere-
ologici globali, che ognuno sente sulla propria pelle, sono sempre di meno quelli che
credono nell’onnipotenza dell’uomo. Il senso di superpotenza è stato determinato
dall’età industriale, quando sotto influsso dell’enorme salto tecnologico per un breve pe-
riodo è sembrato che l’uomo fosse capace di tutto. Nell’età preindustriale gli uomini ri-
spettavano profondamente le forze della natura, dato che anche il minimo turbamen-
to atmosferico poteva provocare la carestia e la morte di interi gruppi di persone. Però
pure allora pensavano di sapere come fosse possibile influenzare quelle forze; a questo
scopo svilupparono ed impiegarono un sistema di azioni magiche. Il sistema cambiava e
si sviluppava in conformità con le necessità che erano dettate dalle condizioni ambienta-
li, economiche, sociali e dallo stile di vita. Possiamo supporre che gli uomini conoscesse-
ro alcune forme del sistema dal loro primo confronto con l’attività delle forze della natu-
ra e ovunque vivessero. Quanto le singole soluzioni dei sistemi fossero simili fra di loro è
oggetto di ricerche future. È però già stata individuata una struttura solida, che era cono-
sciuta ed utilizzata dagli antichi Slavi (Pleterski, 2014).
Questa struttura mitica si materializza in una colonna litica, l’idolo di Zbrucz (imma-
gine 1). Si tratta di una colonna in calcare locale, decorata con figure antropomorfe in bas-
sorilievo, che nella secca estate del 1848 comparve sul letto del fiume Zbruč (oggi Ucrai-
na sudoccidentale, allora fiume di confine tra Austria e Russia, era noto allora col suo
nome polacco di Zbrucz), sotto il monte Bogit e dal 1851 conservato a Cracovia (Polonia).
La sua lunghezza conservatasi è di 257 cm (il piedistallo spezzato è rimasto nell’alveo del
fiume), la sezione perpendicolare di 29–32 cm (Leńczyk, 1964; Tyniec, 2011).
Se ora descrivo brevemente la sua struttura (analisi con argomentazione: Pleterski,
2014, 363–76), bisogna innanzitutto segnalare che la colonna ha tre fasce di figure che rap-
presentano tre livelli del cosmo: il mondo superno, il mondo di mezzo ed il mondo infe-
ro, ed il tutto è unito nell’insieme da un cappello sovrastante.
Il cosmo superno, celeste, rappresenta la storia mitica della figura femminile e ma-
schile, che con la reciproca energia coitale generano fecondità e di conseguenza creano
benessere. Il periodo dell’anno in cui sono uniti è il periodo dell’abbondanza. D’autunno
si separano. La loro unione giunge alla rovina, perché la figura maschile invecchia e per-
intreccio del 3 e del 4. beli križ e triglavca di prelože e l’idolo di zbrucz 21
e Triglavca di Prelože
e l’idolo di Zbrucz
Andrej Pleterski
L’esistenza dell’uomo dipende dagli eventi naturali. A causa dei cambiamenti metere-
ologici globali, che ognuno sente sulla propria pelle, sono sempre di meno quelli che
credono nell’onnipotenza dell’uomo. Il senso di superpotenza è stato determinato
dall’età industriale, quando sotto influsso dell’enorme salto tecnologico per un breve pe-
riodo è sembrato che l’uomo fosse capace di tutto. Nell’età preindustriale gli uomini ri-
spettavano profondamente le forze della natura, dato che anche il minimo turbamen-
to atmosferico poteva provocare la carestia e la morte di interi gruppi di persone. Però
pure allora pensavano di sapere come fosse possibile influenzare quelle forze; a questo
scopo svilupparono ed impiegarono un sistema di azioni magiche. Il sistema cambiava e
si sviluppava in conformità con le necessità che erano dettate dalle condizioni ambienta-
li, economiche, sociali e dallo stile di vita. Possiamo supporre che gli uomini conoscesse-
ro alcune forme del sistema dal loro primo confronto con l’attività delle forze della natu-
ra e ovunque vivessero. Quanto le singole soluzioni dei sistemi fossero simili fra di loro è
oggetto di ricerche future. È però già stata individuata una struttura solida, che era cono-
sciuta ed utilizzata dagli antichi Slavi (Pleterski, 2014).
Questa struttura mitica si materializza in una colonna litica, l’idolo di Zbrucz (imma-
gine 1). Si tratta di una colonna in calcare locale, decorata con figure antropomorfe in bas-
sorilievo, che nella secca estate del 1848 comparve sul letto del fiume Zbruč (oggi Ucrai-
na sudoccidentale, allora fiume di confine tra Austria e Russia, era noto allora col suo
nome polacco di Zbrucz), sotto il monte Bogit e dal 1851 conservato a Cracovia (Polonia).
La sua lunghezza conservatasi è di 257 cm (il piedistallo spezzato è rimasto nell’alveo del
fiume), la sezione perpendicolare di 29–32 cm (Leńczyk, 1964; Tyniec, 2011).
Se ora descrivo brevemente la sua struttura (analisi con argomentazione: Pleterski,
2014, 363–76), bisogna innanzitutto segnalare che la colonna ha tre fasce di figure che rap-
presentano tre livelli del cosmo: il mondo superno, il mondo di mezzo ed il mondo infe-
ro, ed il tutto è unito nell’insieme da un cappello sovrastante.
Il cosmo superno, celeste, rappresenta la storia mitica della figura femminile e ma-
schile, che con la reciproca energia coitale generano fecondità e di conseguenza creano
benessere. Il periodo dell’anno in cui sono uniti è il periodo dell’abbondanza. D’autunno
si separano. La loro unione giunge alla rovina, perché la figura maschile invecchia e per-
intreccio del 3 e del 4. beli križ e triglavca di prelože e l’idolo di zbrucz 21