Page 9 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
P. 9
ia universitatis Dalla Trilogia istriana:
9 appunti sul romanzo La ragazza di Petrovia
di Fulvio Tomizza
Elis Deghenghi Olujić
L’uomo di confine per sua natura “sconfina”, non sta né
di qua né di là, va su e giù, eternamente inquieto e insod-
disfatto, doppio senza essere ambiguo.
Cesare De Michelis, Introduzione a Le mie estati letterarie.
Lungo le tracce della memoria
Il saggio esamina il romanzo La ragazza di Petrovia, che con Materada (1960) e Il bosco di acacie (1967)
costituisce la «trilogia istriana» di Fulvio Tomizza, nella quale lo scrittore sviscera la realtà dell’esodo
istriano attraverso una rievocazione storico-documentaria oggettiva, che diventa una vera e propria au-
tobiografia collettiva. Ne La ragazza di Petrovia si passa alla descrizione della condizione di alienazione
vissuta dagli istriani dopo l’esodo, alla rappresentazione di una realtà sconosciuta e imprevedibile che la
gente semplice della campagna non riesce a comprendere. Nel momento in cui si oltrepassa la frontiera
è come se il «cerchio magico» si spezzasse irrimediabilmente, e di conseguenza mutasse anche il carat-
tere dell’individuo: si diventa diversi e come stranieri gli uni agli altri.
Parole chiave: Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia, “trilogia istriana”, esodo istriano.
V članku je razčlenjen roman La ragazza di Petrovia pisatelja Fulvia Tomizze, ki skupaj z Materado (1960)
in Il bosco di acacie (1967) tvorijo »istrsko trilogijo«, v kateri avtor do podrobnosti secira realnost istr-
skega eksodusa z zgodovinsko dokumentirano objektivno uprizoritvijo, ki preraste v pravo kolektivno
avtobiografijo. V La ragazza di Petrovia je opisano stanje odtujitve, ki so jo doživljali Istrani po eksodu-
su, predstavljeno pa je tudi tuje in nepredvidljivo okolje, nedoumljivo preprostemu kmečkemu človeku.
V trenutku, ko prestopijo mejo, se »začarani krog« prekine brez možnosti vrnitve, ljudje pa spremenijo
značaj in postanejo drug drugemu le še tujci.
LKljučne besede: Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia, »istrska trilogija«, istrski eksodus.
a frase citata in esergo è tratta dall’Intro- re materadese riguardo i grandi nodi che hanno
duzione a Le mie estati letterarie. Lungo le segnato la sua esperienza di uomo e di scrittore
tracce della memoria. L’opera, pubblicata “di confine” (o “di frontiera”), com’è stato coral-
da Marsilio nel 2009, a dieci anni dalla scompar- mente definito dalla critica. Nell’articolo intito-
sa di Fulvio Tomizza, è una raccolta di scritti au- lato Frontiera reale, scritto nel maggio del 1987 e
tobiografici introdotta da Cesare De Michelis, inserito in Alle spalle di Trieste, (Bompiani, Mi-
che firma anche la postfazione del romanzo La lano 1995), a p. 195 Fulvio Tomizza scrive:
ragazza di Petrovia edito dalla Marsilio nel 1986, Molti mi hanno definito scrittore di frontie-
che di seguito è argomento d’analisi di questo ra per antonomasia. Mi preme subito preci-
intervento. Sono scritti d’occasione come quel- sare che tale titolo non costituisce per me
li pubblicati nel 1995 in Alle spalle di Trieste, im-
portanti perché riportano le riflessioni dell’auto- motivo di orgoglio o di vanto, e forse nem-
meno di conforto. Nutro piuttosto leale in-
doi: https://doi.org/10.26493/2350-5443.4(2)9–20
9 appunti sul romanzo La ragazza di Petrovia
di Fulvio Tomizza
Elis Deghenghi Olujić
L’uomo di confine per sua natura “sconfina”, non sta né
di qua né di là, va su e giù, eternamente inquieto e insod-
disfatto, doppio senza essere ambiguo.
Cesare De Michelis, Introduzione a Le mie estati letterarie.
Lungo le tracce della memoria
Il saggio esamina il romanzo La ragazza di Petrovia, che con Materada (1960) e Il bosco di acacie (1967)
costituisce la «trilogia istriana» di Fulvio Tomizza, nella quale lo scrittore sviscera la realtà dell’esodo
istriano attraverso una rievocazione storico-documentaria oggettiva, che diventa una vera e propria au-
tobiografia collettiva. Ne La ragazza di Petrovia si passa alla descrizione della condizione di alienazione
vissuta dagli istriani dopo l’esodo, alla rappresentazione di una realtà sconosciuta e imprevedibile che la
gente semplice della campagna non riesce a comprendere. Nel momento in cui si oltrepassa la frontiera
è come se il «cerchio magico» si spezzasse irrimediabilmente, e di conseguenza mutasse anche il carat-
tere dell’individuo: si diventa diversi e come stranieri gli uni agli altri.
Parole chiave: Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia, “trilogia istriana”, esodo istriano.
V članku je razčlenjen roman La ragazza di Petrovia pisatelja Fulvia Tomizze, ki skupaj z Materado (1960)
in Il bosco di acacie (1967) tvorijo »istrsko trilogijo«, v kateri avtor do podrobnosti secira realnost istr-
skega eksodusa z zgodovinsko dokumentirano objektivno uprizoritvijo, ki preraste v pravo kolektivno
avtobiografijo. V La ragazza di Petrovia je opisano stanje odtujitve, ki so jo doživljali Istrani po eksodu-
su, predstavljeno pa je tudi tuje in nepredvidljivo okolje, nedoumljivo preprostemu kmečkemu človeku.
V trenutku, ko prestopijo mejo, se »začarani krog« prekine brez možnosti vrnitve, ljudje pa spremenijo
značaj in postanejo drug drugemu le še tujci.
LKljučne besede: Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia, »istrska trilogija«, istrski eksodus.
a frase citata in esergo è tratta dall’Intro- re materadese riguardo i grandi nodi che hanno
duzione a Le mie estati letterarie. Lungo le segnato la sua esperienza di uomo e di scrittore
tracce della memoria. L’opera, pubblicata “di confine” (o “di frontiera”), com’è stato coral-
da Marsilio nel 2009, a dieci anni dalla scompar- mente definito dalla critica. Nell’articolo intito-
sa di Fulvio Tomizza, è una raccolta di scritti au- lato Frontiera reale, scritto nel maggio del 1987 e
tobiografici introdotta da Cesare De Michelis, inserito in Alle spalle di Trieste, (Bompiani, Mi-
che firma anche la postfazione del romanzo La lano 1995), a p. 195 Fulvio Tomizza scrive:
ragazza di Petrovia edito dalla Marsilio nel 1986, Molti mi hanno definito scrittore di frontie-
che di seguito è argomento d’analisi di questo ra per antonomasia. Mi preme subito preci-
intervento. Sono scritti d’occasione come quel- sare che tale titolo non costituisce per me
li pubblicati nel 1995 in Alle spalle di Trieste, im-
portanti perché riportano le riflessioni dell’auto- motivo di orgoglio o di vanto, e forse nem-
meno di conforto. Nutro piuttosto leale in-
doi: https://doi.org/10.26493/2350-5443.4(2)9–20