Page 12 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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dia universitatis her editati, letnik 4 (2016), številk a 2 12Si uscì dalla chiesa e si entrò nel cimitero cheposizioni che non formavano una figura ge-
è a due passi. Era mezzogiorno e la campa- ometrica purchessia, fermi sotto il sole che
hereditatina cominciò a suonare. […] E già si sentiva- picchiettava specchiandosi nelle pozzanghe-
no da lontano le campane di Buje, poi quel- re, e nessuno si curava di levare le alte masse-
le di Carsette, di Verteneglio, di Petrovia e di rizie, né di abbassare le sponde o tirar giù il
San Lorenzo. […] L’erba del cimitero era alta tendone.
e secca, e copriva tutte le tombe. Le donne
avevano intonato il canto alla Madonna […] Gli uomini stavano seduti lungo il gradino
Cessarono le altre campane; soltanto la no- che accompagnava la bassa costruzione di
stra resistette ancora per poco. Poi mostrò docce e gabinetti al centro delle baracche.
di voler finire anch’essa: ormai dava soltan- Fermi al sole, non si guardavano; ognuno
to qualche forte e singolo rintocco come aveva serrata nel pugno una chiave nuova.9
scrollandosi tutta prima di morire. Anche il
canto cessò. Ora non si sentiva che il caldo Le vicende narrate ne La ragazza di Petro-
e i passi delle donne che strisciavano tra l’er- via si collocano in un momento cruciale della
ba […] “Addio ai nostri morti” disse forte una storia dell’Istria, quando l’esodo è una scelta im-
donna.7 posta agli istriani e compiuta irreversibilmente.
La «partenza snaturante»10 è in gran parte già
La struggente vicenda dell’esodo, «avverti- avvenuta. Il confine è stato varcato dalla maggior
to e sofferto come uno strappo indotto da qual- parte degli abitanti della penisola, tutta gente
cosa (i regimi politici) che si sovrappone alla li-
bera volizione di una umanità corale»,8 sembra provata da quegli ultimi mesi di costernazio-
compiersi nel morire di quelle campane. Nell’av- ne comune a quelli che erano in procinto di
vio de La ragazza di Petrovia (1963) che, oltre ad partire come a quelli che ormai si erano ras-
essere il secondo capitolo della Trilogia istria- segnati a restare: chiusi a tutte le speranze,
na, è un libro decisivo per la futura produzio- erano convinti che il cerchio magico che li
ne narrativa di Tomizza e l’ideale continuazio- aveva tenuti uniti da sempre si fosse per sem-
ne di Materada, il suono mesto delle campane è pre spezzato ad opera di una decisione pre-
sostituito dal rombo cupo dei camion, che con sa da due ministri, o di un nero destino, che
un’andatura traballante giungono carichi di pro- tanto valeva partire quanto restare, in en-
fughi e delle loro masserizie al campo di raccol- trambi i casi non rimaneva che chiudersi in
ta loro assegnato. Il passo che segue è l’incipit del se stessi […].11
romanzo.
Per tutti, sia per chi aveva deciso di parti-
Vennero i camion e bloccarono i freni, si re sia per chi aveva scelto di restare, era iniziata
fermarono qui fra le baracche dai vari colo- un’umiliante via Crucis. Il «cerchio magico»,
ri come arrivassero da competizioni diver- che circondava e racchiudeva protettivo il con-
se, vinti e insieme vincitori. Veramente dal- tadino nel suo ambiente, si era definitivamente
la foga con cui avanzavano poteva sembrare spezzato: si era franta l’alleanza sacra con la ter-
che tutti indistintamente avessero vinto; ma ra, che non potrà più ricomporsi. I protagonisti
la sconfitta venne fuori dopo, quando furo- del romanzo, uomini di terra come Tomizza, av-
no tutti indistintamente fermi sulla ghiaia, viliti ed esclusi per sempre dai loro campi e dalle
uno di qua, l’altro di là, visti dall’alto in tante loro stalle, sradicati dalla densità sacrale dell’ar-
caica civiltà contadina, appena giunti al Campo-
7 Fulvio Tomizza, Materada (Milano: Bompiani, 2000), 173. profughi di Padriciano, sull’altopiano triestino,
con ancora in mano la «chiave nuova», metafo-
8 Paolo Leoncini, “L’identità della terra. Lettura di Materada di
Fulvio Tomizza”, in L’esodo giuliano-dalmata nella letteratura, a cura 9 Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia (Venezia: Marsilio, 1986), 7.
di Giorgio Baroni e Cristina Benussi (Roma-Pisa, Fabrizio Serra
Editore, 2014), 193. 10 Tomizza, M’identifico con la frontiera, 135.
11 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 11.
è a due passi. Era mezzogiorno e la campa- ometrica purchessia, fermi sotto il sole che
hereditatina cominciò a suonare. […] E già si sentiva- picchiettava specchiandosi nelle pozzanghe-
no da lontano le campane di Buje, poi quel- re, e nessuno si curava di levare le alte masse-
le di Carsette, di Verteneglio, di Petrovia e di rizie, né di abbassare le sponde o tirar giù il
San Lorenzo. […] L’erba del cimitero era alta tendone.
e secca, e copriva tutte le tombe. Le donne
avevano intonato il canto alla Madonna […] Gli uomini stavano seduti lungo il gradino
Cessarono le altre campane; soltanto la no- che accompagnava la bassa costruzione di
stra resistette ancora per poco. Poi mostrò docce e gabinetti al centro delle baracche.
di voler finire anch’essa: ormai dava soltan- Fermi al sole, non si guardavano; ognuno
to qualche forte e singolo rintocco come aveva serrata nel pugno una chiave nuova.9
scrollandosi tutta prima di morire. Anche il
canto cessò. Ora non si sentiva che il caldo Le vicende narrate ne La ragazza di Petro-
e i passi delle donne che strisciavano tra l’er- via si collocano in un momento cruciale della
ba […] “Addio ai nostri morti” disse forte una storia dell’Istria, quando l’esodo è una scelta im-
donna.7 posta agli istriani e compiuta irreversibilmente.
La «partenza snaturante»10 è in gran parte già
La struggente vicenda dell’esodo, «avverti- avvenuta. Il confine è stato varcato dalla maggior
to e sofferto come uno strappo indotto da qual- parte degli abitanti della penisola, tutta gente
cosa (i regimi politici) che si sovrappone alla li-
bera volizione di una umanità corale»,8 sembra provata da quegli ultimi mesi di costernazio-
compiersi nel morire di quelle campane. Nell’av- ne comune a quelli che erano in procinto di
vio de La ragazza di Petrovia (1963) che, oltre ad partire come a quelli che ormai si erano ras-
essere il secondo capitolo della Trilogia istria- segnati a restare: chiusi a tutte le speranze,
na, è un libro decisivo per la futura produzio- erano convinti che il cerchio magico che li
ne narrativa di Tomizza e l’ideale continuazio- aveva tenuti uniti da sempre si fosse per sem-
ne di Materada, il suono mesto delle campane è pre spezzato ad opera di una decisione pre-
sostituito dal rombo cupo dei camion, che con sa da due ministri, o di un nero destino, che
un’andatura traballante giungono carichi di pro- tanto valeva partire quanto restare, in en-
fughi e delle loro masserizie al campo di raccol- trambi i casi non rimaneva che chiudersi in
ta loro assegnato. Il passo che segue è l’incipit del se stessi […].11
romanzo.
Per tutti, sia per chi aveva deciso di parti-
Vennero i camion e bloccarono i freni, si re sia per chi aveva scelto di restare, era iniziata
fermarono qui fra le baracche dai vari colo- un’umiliante via Crucis. Il «cerchio magico»,
ri come arrivassero da competizioni diver- che circondava e racchiudeva protettivo il con-
se, vinti e insieme vincitori. Veramente dal- tadino nel suo ambiente, si era definitivamente
la foga con cui avanzavano poteva sembrare spezzato: si era franta l’alleanza sacra con la ter-
che tutti indistintamente avessero vinto; ma ra, che non potrà più ricomporsi. I protagonisti
la sconfitta venne fuori dopo, quando furo- del romanzo, uomini di terra come Tomizza, av-
no tutti indistintamente fermi sulla ghiaia, viliti ed esclusi per sempre dai loro campi e dalle
uno di qua, l’altro di là, visti dall’alto in tante loro stalle, sradicati dalla densità sacrale dell’ar-
caica civiltà contadina, appena giunti al Campo-
7 Fulvio Tomizza, Materada (Milano: Bompiani, 2000), 173. profughi di Padriciano, sull’altopiano triestino,
con ancora in mano la «chiave nuova», metafo-
8 Paolo Leoncini, “L’identità della terra. Lettura di Materada di
Fulvio Tomizza”, in L’esodo giuliano-dalmata nella letteratura, a cura 9 Fulvio Tomizza, La ragazza di Petrovia (Venezia: Marsilio, 1986), 7.
di Giorgio Baroni e Cristina Benussi (Roma-Pisa, Fabrizio Serra
Editore, 2014), 193. 10 Tomizza, M’identifico con la frontiera, 135.
11 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 11.