Page 14 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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costretto a dire cose che non sente, che nonstudia universitatis her editati, letnik 4 (2016), številk a 2 14identità di istriano (esemplificativo l’episodio
sono sue, si sforzerà anche lui di essere il pro- in cui, attirato da una voce che tra la folla in tu-
fugo che non è, e ciò contribuirà a renderlohereditati multo maledice chi ha permesso agli esuli istria-
quello che invece è: nessuno, salvo a riemer- ni di oltrepassare il confine e concede loro privi-
gere quando si incontrerà coi paesani, cosa legi che altri non hanno, rinuncia a raccogliere
che oramai avviene solo ai funerali.17 le provviste uscite dalla borsa cadutagli di mano,
tra le quali primeggia il tipico baccalà in bianco,
Ne La ragazza di Petrovia lo scandaglio in- che è il piatto d’obbligo di ogni istriano alla vi-
teriore, lo scavo psicologico dei personaggi, che gilia di Natale). Il cambiamento si è ormai veri-
Tomizza amplierà secondo nuove linee evoluti- ficato. Superando il confine fisico tra i due Sta-
ve ne L’albero dei sogni (1969), mette in luce la ti, per rientrare «nell’ordine meraviglioso delle
condizione di disagio, di sgomento e smarrimen- cose», l’esule è costretto a oltrepassare anche il
to dei profughi privati, come è stato per il padre confine psicologico e affettivo tra due mentalità,
di Tomizza, della vitalistica voglia esistenziale, a staccarsi dalle tradizioni e dalle abitudini che si
trascinati dalla diaspora oltre il confine, via da è lasciato alle spalle. Adattandosi alla nuova real-
una terra che è appartenuta loro per secoli e che tà che garantisce un alloggio, due pasti al giorno
consideravano la loro unica patria. Ma al di là e un sussidio, in verità molto più di quanto ab-
di ogni frattura e di ogni rimpianto, la vita deve bia la gente del luogo che si trova talora in con-
continuare e l’anima deve darsi pace, se non al- dizioni economiche di assoluta indigenza, appa-
tro per «la tendenza congenita in ogni uomo e gato almeno in parte, Valdo si convince d’essere
in ogni cosa a entrare nell’ordine delle cose»,18 «compreso nell’ordine meraviglioso delle co-
sentenzia l’autore. Man mano che gli arrivi nel se».19 Esemplificativo il passo che segue, tratto
campo profughi si susseguono, con la lenta am- dalla terza parte del romanzo.
bientazione, si dissolvono le strutture e i rappor-
ti sociali del mondo rurale e se ne creano di altri. Era uno di quei pomeriggi invernali del tut-
Anche tra i profughi c’è chi comincia la sua nuo- to immobili, nei quali la luce e le tenebre
va vita integrandosi, come Gusto, che già insegue convivono fin dopo l’ora del pranzo per ren-
la promessa dell’assegnazione di un alloggio mi- dere meno avvertibile poi il trapasso repenti-
gliore con il soccorso delle autorità del campo: no dal giorno alla notte. Una giornata senza
per altri la possibilità di riscatto è vista nell’op- sole e senza vento, senza nebbia e senza piog-
portunità di ottenere un lavoro che dia un senso gia, in cui tutto, ogni cosa ogni animale ogni
alle loro giornate, li liberi dal clima avvilente in pianta, sembra trovarsi al suo giusto posto,
cui vivono e segni l’inizio di una stagione nuo- nello stato più vero e più suo. […] Salivo len-
va della loro vita; per altri ancora, come per Val- tamente la stradetta sassosa che porta sull’al-
do Stepancich, il protagonista maschile del ro- topiano e intorno a me tutto era silenzio. […]
manzo che narra la sua parte in prima persona e Mi voltai verso la città che vedevo regola-
si fa portavoce degli stati d’animo dei suoi com- re, un po’ fumosa e azzurra come attraverso
paesani, la soluzione è vista in una meditazione un vetro sporco, e anch’essa mi pareva d’im-
più alta, che riesca a dare un senso a ciò che sem- provviso nel perfetto ordine delle cose e del
bra insensato e innaturale e riappacifichi l’uomo creato; una città come tante altre al mondo,
al suo destino. Pur di adeguarsi al nuovo conte- coi suoi palazzi, le vie, il mare, i teatri, le fab-
sto, Valdo sta diventando “altro” rispetto a quel- briche, la gente che lavora e quella che ne-
lo che era al di là del confine. Per superare il pro- cessariamente non lavora. […] E pensai che
prio isolamento sceglie di cancellare qualsiasi anche la mia presenza, il mio stesso ritorno
segno distintivo che possa rivelare agli altri la sua dalla città dove avevo ritentato di presenta-
re la domanda di assunzione […], pensai che
17 Tomizza, M’identifico con la frontiera, 11-12.
19 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 86.
18 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 87.
sono sue, si sforzerà anche lui di essere il pro- in cui, attirato da una voce che tra la folla in tu-
fugo che non è, e ciò contribuirà a renderlohereditati multo maledice chi ha permesso agli esuli istria-
quello che invece è: nessuno, salvo a riemer- ni di oltrepassare il confine e concede loro privi-
gere quando si incontrerà coi paesani, cosa legi che altri non hanno, rinuncia a raccogliere
che oramai avviene solo ai funerali.17 le provviste uscite dalla borsa cadutagli di mano,
tra le quali primeggia il tipico baccalà in bianco,
Ne La ragazza di Petrovia lo scandaglio in- che è il piatto d’obbligo di ogni istriano alla vi-
teriore, lo scavo psicologico dei personaggi, che gilia di Natale). Il cambiamento si è ormai veri-
Tomizza amplierà secondo nuove linee evoluti- ficato. Superando il confine fisico tra i due Sta-
ve ne L’albero dei sogni (1969), mette in luce la ti, per rientrare «nell’ordine meraviglioso delle
condizione di disagio, di sgomento e smarrimen- cose», l’esule è costretto a oltrepassare anche il
to dei profughi privati, come è stato per il padre confine psicologico e affettivo tra due mentalità,
di Tomizza, della vitalistica voglia esistenziale, a staccarsi dalle tradizioni e dalle abitudini che si
trascinati dalla diaspora oltre il confine, via da è lasciato alle spalle. Adattandosi alla nuova real-
una terra che è appartenuta loro per secoli e che tà che garantisce un alloggio, due pasti al giorno
consideravano la loro unica patria. Ma al di là e un sussidio, in verità molto più di quanto ab-
di ogni frattura e di ogni rimpianto, la vita deve bia la gente del luogo che si trova talora in con-
continuare e l’anima deve darsi pace, se non al- dizioni economiche di assoluta indigenza, appa-
tro per «la tendenza congenita in ogni uomo e gato almeno in parte, Valdo si convince d’essere
in ogni cosa a entrare nell’ordine delle cose»,18 «compreso nell’ordine meraviglioso delle co-
sentenzia l’autore. Man mano che gli arrivi nel se».19 Esemplificativo il passo che segue, tratto
campo profughi si susseguono, con la lenta am- dalla terza parte del romanzo.
bientazione, si dissolvono le strutture e i rappor-
ti sociali del mondo rurale e se ne creano di altri. Era uno di quei pomeriggi invernali del tut-
Anche tra i profughi c’è chi comincia la sua nuo- to immobili, nei quali la luce e le tenebre
va vita integrandosi, come Gusto, che già insegue convivono fin dopo l’ora del pranzo per ren-
la promessa dell’assegnazione di un alloggio mi- dere meno avvertibile poi il trapasso repenti-
gliore con il soccorso delle autorità del campo: no dal giorno alla notte. Una giornata senza
per altri la possibilità di riscatto è vista nell’op- sole e senza vento, senza nebbia e senza piog-
portunità di ottenere un lavoro che dia un senso gia, in cui tutto, ogni cosa ogni animale ogni
alle loro giornate, li liberi dal clima avvilente in pianta, sembra trovarsi al suo giusto posto,
cui vivono e segni l’inizio di una stagione nuo- nello stato più vero e più suo. […] Salivo len-
va della loro vita; per altri ancora, come per Val- tamente la stradetta sassosa che porta sull’al-
do Stepancich, il protagonista maschile del ro- topiano e intorno a me tutto era silenzio. […]
manzo che narra la sua parte in prima persona e Mi voltai verso la città che vedevo regola-
si fa portavoce degli stati d’animo dei suoi com- re, un po’ fumosa e azzurra come attraverso
paesani, la soluzione è vista in una meditazione un vetro sporco, e anch’essa mi pareva d’im-
più alta, che riesca a dare un senso a ciò che sem- provviso nel perfetto ordine delle cose e del
bra insensato e innaturale e riappacifichi l’uomo creato; una città come tante altre al mondo,
al suo destino. Pur di adeguarsi al nuovo conte- coi suoi palazzi, le vie, il mare, i teatri, le fab-
sto, Valdo sta diventando “altro” rispetto a quel- briche, la gente che lavora e quella che ne-
lo che era al di là del confine. Per superare il pro- cessariamente non lavora. […] E pensai che
prio isolamento sceglie di cancellare qualsiasi anche la mia presenza, il mio stesso ritorno
segno distintivo che possa rivelare agli altri la sua dalla città dove avevo ritentato di presenta-
re la domanda di assunzione […], pensai che
17 Tomizza, M’identifico con la frontiera, 11-12.
19 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 86.
18 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 87.