Page 11 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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ia universitatisera ormai spopolata e la maggior parte dei suoi ca, in Materada Tomizza non si sottrae all’in-
abitanti aveva intrapreso la via amara dell’esodo. flusso dei maestri del realismo italiano, da Verga
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 11 Nell’intervista concessa poco prima di morire a a Silone, a Tozzi, ma sono altrettanto evidenti le
Carmelo Aliberti, poeta e critico letterario sici- suggestioni di Pavese e Pratolini, ossia di un neo-
liano, intitolata Incontro con lo scrittore, oppor- realismo ormai in crisi. Egli conserva, come evi-
tunamente riportata in apertura della monogra- denzia Carlo Bo,
fia Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima, lo
scrittore materadese ha confessato: la musica di quella stagione con tutte le in-
flessioni di un discorso che non vuole mai
Dapprima elaborai dei bozzetti su casi sin- essere personale e peraltro si dispone in una
goli, delle storie di famiglia. Successivamen- visione più larga, più umana, senza per que-
te Elio Vittorini che li lesse e vi trovò un tor- sto perdere quelle che sono le prime qualità:
mento vero e una certa personalità di motivi, il senso della realtà, l’aderenza geografica, la
mi consigliò di approfondire meglio il mio perfetta intuizione di un mondo in via di di-
orizzonte. Mi concentrai e scrissi una vicen- sgregamento, meglio di un mondo in trasfe-
da vera e propria, con un inizio e una fine, rimento.6
che rappresentava idealmente o obiettiva-
mente il dramma dei miei istriani e finì per Il romanzo si chiude nel momento in cui
chiamarsi “Materada” dal nome della mia Franz, contadino istriano di Materada, come la
parrocchia.5 maggior parte dei suoi compaesani, decide di ab-
bandonare il paese e strappare così le radici che
Pubblicato nel 1960 presso Mondadori, Ma- lo legano da generazioni a una terra aspra e ferti-
terada è il libro d’esordio nel quale, appena venti- le, ora negata e contesa. Materada è un’opera epi-
cinquenne, stimolato dal dovere civile di gridare ca e corale, com’è stato evidenziato dalla critica,
le sorti della sua terra e della sua gente, Tomizza che attraverso la storia di una famiglia e di una
inizia il difficoltoso tentativo di ricreare, tramite proprietà frodata e inottenibile racconta il desti-
la scrittura, sentita come esigenza biologica, l’u- no di un popolo diviso, alla ricerca di una nuo-
nità tra la comunità slava e quella italiana, perdu- va, definitiva identità, tra rancori, odi e sangui-
ta in seguito alla lacerazione avvenuta nel secon- nose vendette. Quando anche per la famiglia di
do dopoguerra. Egli assume il compito di essere Franz Coslovich arriva l’ora della partenza, sono
l’umile cantore delle umili res gestae di un mon- poche ormai le persone rimaste in paese: non c’è
do escluso dalla Storia, e pur riscattato da secoli più nemmeno il sacerdote per celebrare la mes-
di anonime sofferenze, un compito che è storico, sa, sollevato dall’incarico dal nuovo regime. Al-
ancor prima che letterario. Materada è il primo lora qualcuno s’improvvisa prete per festeggiare,
capitolo della Trilogia istriana (questo il titolo un’ultima volta prima di partire, il patrono del
dato dalla Mondadori a un unico volume edito paese che si celebra ad agosto, la Madonna del-
nel 1967, che comprende, oltre a Materada, La la Neve. È solo un ultimo momento di vita co-
ragazza di Petrovia e Il bosco di acacie), nella qua- munitaria, improvvisato e privo di solennità. Il
le lo scrittore sviscera la realtà dell’esodo istria- romanzo si chiude con la mesta processione al
no e ne esamina le tappe senza punte polemiche, cimitero del paese per dare l’estremo saluto ai
bensì attraverso una rievocazione storico-docu- morti. Con l’explicit affidato a una donna in pro-
mentaria oggettiva che diventa una vera e pro- cinto di partire, il «cerchio magico», che tene-
pria autobiografia collettiva, che sembrava non va salda la comunità, per un attimo si ricompo-
aspettasse altro che di essere raccontata, o come ne nella condivisione del dolore e nel rispetto per
“espulsa” da sé. Com’è stato rilevato dalla criti- la morte.
5 Carmelo Aliberti, Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima (Foggia: 6 Fulvio Tomizza, “Antologia critica”, in Materada (Milano: Bompiani,
Bastogi, 2001), 7. 2000). 183.
abitanti aveva intrapreso la via amara dell’esodo. flusso dei maestri del realismo italiano, da Verga
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 11 Nell’intervista concessa poco prima di morire a a Silone, a Tozzi, ma sono altrettanto evidenti le
Carmelo Aliberti, poeta e critico letterario sici- suggestioni di Pavese e Pratolini, ossia di un neo-
liano, intitolata Incontro con lo scrittore, oppor- realismo ormai in crisi. Egli conserva, come evi-
tunamente riportata in apertura della monogra- denzia Carlo Bo,
fia Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima, lo
scrittore materadese ha confessato: la musica di quella stagione con tutte le in-
flessioni di un discorso che non vuole mai
Dapprima elaborai dei bozzetti su casi sin- essere personale e peraltro si dispone in una
goli, delle storie di famiglia. Successivamen- visione più larga, più umana, senza per que-
te Elio Vittorini che li lesse e vi trovò un tor- sto perdere quelle che sono le prime qualità:
mento vero e una certa personalità di motivi, il senso della realtà, l’aderenza geografica, la
mi consigliò di approfondire meglio il mio perfetta intuizione di un mondo in via di di-
orizzonte. Mi concentrai e scrissi una vicen- sgregamento, meglio di un mondo in trasfe-
da vera e propria, con un inizio e una fine, rimento.6
che rappresentava idealmente o obiettiva-
mente il dramma dei miei istriani e finì per Il romanzo si chiude nel momento in cui
chiamarsi “Materada” dal nome della mia Franz, contadino istriano di Materada, come la
parrocchia.5 maggior parte dei suoi compaesani, decide di ab-
bandonare il paese e strappare così le radici che
Pubblicato nel 1960 presso Mondadori, Ma- lo legano da generazioni a una terra aspra e ferti-
terada è il libro d’esordio nel quale, appena venti- le, ora negata e contesa. Materada è un’opera epi-
cinquenne, stimolato dal dovere civile di gridare ca e corale, com’è stato evidenziato dalla critica,
le sorti della sua terra e della sua gente, Tomizza che attraverso la storia di una famiglia e di una
inizia il difficoltoso tentativo di ricreare, tramite proprietà frodata e inottenibile racconta il desti-
la scrittura, sentita come esigenza biologica, l’u- no di un popolo diviso, alla ricerca di una nuo-
nità tra la comunità slava e quella italiana, perdu- va, definitiva identità, tra rancori, odi e sangui-
ta in seguito alla lacerazione avvenuta nel secon- nose vendette. Quando anche per la famiglia di
do dopoguerra. Egli assume il compito di essere Franz Coslovich arriva l’ora della partenza, sono
l’umile cantore delle umili res gestae di un mon- poche ormai le persone rimaste in paese: non c’è
do escluso dalla Storia, e pur riscattato da secoli più nemmeno il sacerdote per celebrare la mes-
di anonime sofferenze, un compito che è storico, sa, sollevato dall’incarico dal nuovo regime. Al-
ancor prima che letterario. Materada è il primo lora qualcuno s’improvvisa prete per festeggiare,
capitolo della Trilogia istriana (questo il titolo un’ultima volta prima di partire, il patrono del
dato dalla Mondadori a un unico volume edito paese che si celebra ad agosto, la Madonna del-
nel 1967, che comprende, oltre a Materada, La la Neve. È solo un ultimo momento di vita co-
ragazza di Petrovia e Il bosco di acacie), nella qua- munitaria, improvvisato e privo di solennità. Il
le lo scrittore sviscera la realtà dell’esodo istria- romanzo si chiude con la mesta processione al
no e ne esamina le tappe senza punte polemiche, cimitero del paese per dare l’estremo saluto ai
bensì attraverso una rievocazione storico-docu- morti. Con l’explicit affidato a una donna in pro-
mentaria oggettiva che diventa una vera e pro- cinto di partire, il «cerchio magico», che tene-
pria autobiografia collettiva, che sembrava non va salda la comunità, per un attimo si ricompo-
aspettasse altro che di essere raccontata, o come ne nella condivisione del dolore e nel rispetto per
“espulsa” da sé. Com’è stato rilevato dalla criti- la morte.
5 Carmelo Aliberti, Fulvio Tomizza e la frontiera dell’anima (Foggia: 6 Fulvio Tomizza, “Antologia critica”, in Materada (Milano: Bompiani,
Bastogi, 2001), 7. 2000). 183.