Page 13 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
P. 13
ia universitatisra della nuova vita che stanno per affrontare, non maiolo della mensa»,14 che li esclude dal resto del
sanno come atteggiarsi. Sono smarriti e disorien- mondo e che subiscono come una dolorosa coa-
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 13 tati, come si evince dal passo incipitario sopra ci- zione, essi trascinano le loro esistenze segnate da
tato, che presenta in maniera cinematografica una profonda solitudine interiore, turbati dalla
una scena immobile e insieme in veloce movi- condizione di precarietà e di incertezza per il fu-
mento.12 Una volta sistemati nelle baracche loro turo che non sanno come progettare tesi, alme-
assegnate e inseriti nella vita artificiale e ordina- no all’apparenza, a uniformarsi alle nuove abi-
ta del Campo, regolata da orari da rispettare e da tudini. Ormai non rimane loro che «chiudersi
attività da svolgere senza slancio, capiranno d’es- in se stessi, nel piccolo giro dei propri rancori e
sere dei vinti: adattandosi al «nuovo ordine di dei propri interessi, chi in atto di sfida al mon-
idee» e a una «realtà nuova, cui volenti o nolen- do o all’Altissimo […] chi in disperato e martel-
ti dovevano sottoporsi»,13 trascorreranno le gior- lante silenzio».15 Da questo momento, e per il re-
nate oscillando tra uno spossante senso di noia sto della vita, faranno parte di quella «famiglia
e di solitudine, coltivando non più i loro campi, smembrata i cui componenti si riconoscono nel-
com’erano soliti fare nella terra che hanno lascia- la custodia delle ceneri che si sono portati per il
to, seguendo il ritmo imposto solo dalla natura, mondo».16 Nel discorso pronunciato il 27 otto-
ma quanto resta nella memoria della loro cultu- bre del 1990 a San Donà di Piave in occasione
ra contadina intrisa di umiltà. La vita nella cam- della quinta edizione del Premio Nazionale dei
pagna istriana era scandita da un’atemporalità Giovani Costantino Pavan per opere sulle cultu-
che creava uguaglianza e condivisione, median- re locali, Tomizza ha tratteggiato puntualmente
te usanze, riti e consuetudini. Ora, invece, la vita lo stato d’animo del contadino di Materada (ma
deve sottostare a nuove imposizioni e nuovi ter- potrebbe essere del contadino di Petrovia, o di
mini di tempo, ritmati non più dalla natura, ma Verteneglio...) nel momento in cui lascia la sua
da altri accadimenti, anche banali: dall’orario terra e l’ambiente rurale, dove si sentiva ed era
dei pasti alla mensa, dall’organizzazione inter- sovrano, e delinea al contempo la condizione di
na del campo, dall’arrivo ogni giovedì del denti- estraneità che lo accompagnerà nella nuova real-
sta e del medico per i bambini, dalla distribuzio- tà urbana.
ne gratis delle medicine e finanche dalle piccole
beghe tra i profughi, provenienti da varie località Per lui quella sbarra sollevata, che chiude su
dell’Istria. Al di là del rigido confine i profughi un territorio e ne spalanca un altro, è un li-
hanno lasciato un mondo conosciuto ed esperi- mite estremo che soltanto un’imposizio-
to. Privati dei propri punti di riferimento e del- ne, sia pure interiore, può rendere valicabi-
le proprie sicurezze i componenti della collettivi- le. Tutto (e sembrerebbe niente se a seguirlo
tà rurale sono ora costretti a cercare in sé o al di sono la moglie e i figli, il vecchio padre, il mo-
fuori, ma sempre e comunque da soli, nuove pos- bilio, l’ultimo raccolto, il bestiame), tutto è
sibilità di vita e nuove strategie di equilibrio. Su- ugualmente rimasto alle sue spalle. Oltre, al
biscono una frustrante depauperazione, che essi di là, sarà fondata un’altra vita, ma come pre-
vivono come conseguenza di una scelta fra alter- sa in prestito, che poteva essere assegnata al
native non conciliabili. Accomunati da un sen- suo vicino e che pertanto non lo coinvolgerà
so di fallimento e di straniamento, condanna- mai interamente. Egli pagherà la sua estra-
ti a trascorrere giornate vuote e pregne di noia neità ricevendo meno agevolazioni di ogni
nel Campo «largo e solenne, intonato a un colo- altro profugo e tuttavia si sentirà immerite-
re giallo-arancione e raccolto intorno all’alto fu- vole di quelle ottenute; per la qual cosa sarà
12 Tomizza non era estraneo all’ambiente cinematografico. Fu 14 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 95.
aiuto regista nel film sloveno girato a Lubiana, Attimi decisivi, che
partecipò al festival di Venezia nel 1955. 15 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 11.
13 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 9. 16 Fulvio Tomizza, “Un popolo troncato”, in Alle spalle di Trieste
(Milano: Bompiani), 125.
sanno come atteggiarsi. Sono smarriti e disorien- mondo e che subiscono come una dolorosa coa-
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 13 tati, come si evince dal passo incipitario sopra ci- zione, essi trascinano le loro esistenze segnate da
tato, che presenta in maniera cinematografica una profonda solitudine interiore, turbati dalla
una scena immobile e insieme in veloce movi- condizione di precarietà e di incertezza per il fu-
mento.12 Una volta sistemati nelle baracche loro turo che non sanno come progettare tesi, alme-
assegnate e inseriti nella vita artificiale e ordina- no all’apparenza, a uniformarsi alle nuove abi-
ta del Campo, regolata da orari da rispettare e da tudini. Ormai non rimane loro che «chiudersi
attività da svolgere senza slancio, capiranno d’es- in se stessi, nel piccolo giro dei propri rancori e
sere dei vinti: adattandosi al «nuovo ordine di dei propri interessi, chi in atto di sfida al mon-
idee» e a una «realtà nuova, cui volenti o nolen- do o all’Altissimo […] chi in disperato e martel-
ti dovevano sottoporsi»,13 trascorreranno le gior- lante silenzio».15 Da questo momento, e per il re-
nate oscillando tra uno spossante senso di noia sto della vita, faranno parte di quella «famiglia
e di solitudine, coltivando non più i loro campi, smembrata i cui componenti si riconoscono nel-
com’erano soliti fare nella terra che hanno lascia- la custodia delle ceneri che si sono portati per il
to, seguendo il ritmo imposto solo dalla natura, mondo».16 Nel discorso pronunciato il 27 otto-
ma quanto resta nella memoria della loro cultu- bre del 1990 a San Donà di Piave in occasione
ra contadina intrisa di umiltà. La vita nella cam- della quinta edizione del Premio Nazionale dei
pagna istriana era scandita da un’atemporalità Giovani Costantino Pavan per opere sulle cultu-
che creava uguaglianza e condivisione, median- re locali, Tomizza ha tratteggiato puntualmente
te usanze, riti e consuetudini. Ora, invece, la vita lo stato d’animo del contadino di Materada (ma
deve sottostare a nuove imposizioni e nuovi ter- potrebbe essere del contadino di Petrovia, o di
mini di tempo, ritmati non più dalla natura, ma Verteneglio...) nel momento in cui lascia la sua
da altri accadimenti, anche banali: dall’orario terra e l’ambiente rurale, dove si sentiva ed era
dei pasti alla mensa, dall’organizzazione inter- sovrano, e delinea al contempo la condizione di
na del campo, dall’arrivo ogni giovedì del denti- estraneità che lo accompagnerà nella nuova real-
sta e del medico per i bambini, dalla distribuzio- tà urbana.
ne gratis delle medicine e finanche dalle piccole
beghe tra i profughi, provenienti da varie località Per lui quella sbarra sollevata, che chiude su
dell’Istria. Al di là del rigido confine i profughi un territorio e ne spalanca un altro, è un li-
hanno lasciato un mondo conosciuto ed esperi- mite estremo che soltanto un’imposizio-
to. Privati dei propri punti di riferimento e del- ne, sia pure interiore, può rendere valicabi-
le proprie sicurezze i componenti della collettivi- le. Tutto (e sembrerebbe niente se a seguirlo
tà rurale sono ora costretti a cercare in sé o al di sono la moglie e i figli, il vecchio padre, il mo-
fuori, ma sempre e comunque da soli, nuove pos- bilio, l’ultimo raccolto, il bestiame), tutto è
sibilità di vita e nuove strategie di equilibrio. Su- ugualmente rimasto alle sue spalle. Oltre, al
biscono una frustrante depauperazione, che essi di là, sarà fondata un’altra vita, ma come pre-
vivono come conseguenza di una scelta fra alter- sa in prestito, che poteva essere assegnata al
native non conciliabili. Accomunati da un sen- suo vicino e che pertanto non lo coinvolgerà
so di fallimento e di straniamento, condanna- mai interamente. Egli pagherà la sua estra-
ti a trascorrere giornate vuote e pregne di noia neità ricevendo meno agevolazioni di ogni
nel Campo «largo e solenne, intonato a un colo- altro profugo e tuttavia si sentirà immerite-
re giallo-arancione e raccolto intorno all’alto fu- vole di quelle ottenute; per la qual cosa sarà
12 Tomizza non era estraneo all’ambiente cinematografico. Fu 14 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 95.
aiuto regista nel film sloveno girato a Lubiana, Attimi decisivi, che
partecipò al festival di Venezia nel 1955. 15 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 11.
13 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 9. 16 Fulvio Tomizza, “Un popolo troncato”, in Alle spalle di Trieste
(Milano: Bompiani), 125.