Page 75 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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mutamenti

A partire dai primi tentativi effettuati nel 1842, per tutta la seconda metà del seco-
lo si continuò nell’opera di rimboschimento. Dal 1865 la Società forestale austriaca risol-
se di concentrare gli sforzi adottando il pino nero, mentre con il 1870 in territorio triesti-
no l’iniziativa passò al comune di Trieste. Entro il 1879 sorsero così già sedici boschi nel
Carso triestino (a Basovizza, Gropada, Trebiciano – Trebče, Padriciano – Padriče, Banne
– Bani, Opicina e Contovello), ognuno dei quali fu cinto da muretti in pietra a secco con
all’ingresso una lapide che riportava le insegne del comune di Trieste, la denominazio-
ne del bosco e l’anno d’impianto. Tra il 1870 e il 1882 furono piantati 110 ettari di terreno.
Dal 1882 l’iniziativa passò a una commissione mista finanziata dal comune di Trieste e dal-
lo stato, che concentrò la propria azione sulle aree più degradate dei terreni comunali,
mentre si tese a escludere le aree private. In questo modo si sarebbe tentato di non ar-
recare danno all’attività di allevamento della popolazione. Vi furono comunque anche ac-
quisti ed espropri. Il rimboschimento continuò a ritmi elevati fino alla prima guerra mon-
diale. Tra il 1882 e il 1911 l’area complessiva dei nuovi impianti in territorio triestino fu di
873 ettari (ciglione carsico, monte Cocusso – Kokoš, Basovizza, Gropada ecc.) in preva-
lenza con il pino nero austriaco. I nuovi boschi furono cinti con muretti a secco per un
totale di ben 33.426 metri di lunghezza e si costruirono numerose strade di accesso per
consentire i lavori e la tutela degli impianti (Lago, 1980, 509–510). Tra le nuove piantagio-
ni di pino nero, che non è un’essenza autoctona, i nuovi muri in pietra e le nuove strade,
l’impatto paesaggistico fu quindi imponente.

Il rimboschimento non interessò soltanto l’area triestina, ma tutto il Carso, con
risultati che modificarono radicalmente il paesaggio. Mentre ancora intorno alla metà
dell’800 soltanto il 7,3% della superficie produttiva era coperta da bosco, nel 1896 tale
percentuale era già passata al 21% e al 30% circa nel 1929 (Valenčič, 1970a, 425).

Sull’espansione del bosco e più in generale sui mutamenti del paesaggio culturale
del Carso influirono quindi sia precise scelte di politica territoriale e agraria sia cambia-
menti di carattere economico e sociale. Eventi importanti furono anche la costruzione
delle linee ferroviarie e l’esponenziale crescita demografica di Trieste che influiva in misu-
ra crescente sull’entroterra carsico.

La costruzione delle linee ferroviarie che collegarono il porto di Trieste con l’entro-
terra vicino e lontano ebbe effetti differenti sulle diverse località del Carso e sui diversi
ceti sociali della popolazione locale. I lavori di costruzione rappresentavano un’importan-
te occasione d’impiego mentre la loro conclusione portava alla disoccupazione. Più pro-
fondi furono, però, i mutamenti di lungo periodo, poiché le nuove linee ferroviarie (Me-
ridionale, Transalpina, Parenzana) causarono da una parte il declino delle attività legate al
trasporto delle merci su strada e dell’indotto (fornitura degli animali da tiro e del forag-
gio, carrettieri, artigiani, giornalieri, osti e locandieri), che costituivano un settore tradi-
zionale dell’attività extra agricola della popolazione rurale almeno per tutta l’età moder-
na. Dall’altra portarono nuove opportunità di sviluppo per le località sede delle maggiori
stazioni ferroviarie (Sesana, Divača) e per l’agricoltura, facilitando l’accessibilità del mer-
cato triestino in particolare e austriaco in generale.

La rapida espansione urbana di Trieste nel corso dell’Ottocento, il cui ritmo au-
mentò quasi vertiginosamente verso la fine del secolo e l’inizio del Novecento, compor-
tò una parallela forte crescita dell’attività edilizia e quindi della domanda di materiali edi-
li, ulteriormente irrobustita dalla costruzione delle infrastrutture portuali (Panjek, 2003).

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