Page 76 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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paesaggio culturale e ambiente del carso

Una parte dei materiali da costruzione veniva tratta dalle cave carsiche (per esempio a
Sistiana e Aurisina; Mappa 16). L’impiego nelle cave di pietra acquisì in particolare a parti-
re dalla metà dell’Ottocento crescente importanza per la popolazione del Carso triesti-
no, che vi trovò una nuova fonte di reddito integrativo dei proventi dell’attività agricola.
Rientrano in questo contesto anche le cave di marmo di Aurisina, cui i nuovi collegamen-
ti ferroviari consentirono di allargare il mercato dalla città di Trieste all’esportazione ver-
so l’Austria e l’Ungheria (Davis, 1986, 38, 43–44). In seguito, per alcuni il lavoro nelle cave
poté acquisire il carattere della specializzazione e divenire l’unica occupazione e fonte di
reddito, allentando il legame con l’economia agricola e aumentando la differenziazione
professionale e sociale nella società locale. Del resto già dal Settecento la crescita eco-
nomica di Trieste offriva ampie possibilità di lavoro per la popolazione dell’entroterra e
l’inurbamento assunse dimensioni crescenti nel corso dell’Ottocento (Breschi, Kalc, Na-
varra, 2001). Anche a prescindere dall’inurbamento, però, la città in espansione offriva
opportunità di impiego più o meno saltuario o stagionale per la popolazione dei dintor-
ni, incidendo sulla struttura sociale ed economica del Carso.

In particolare dalla metà del Settecento, quindi, la rapida crescita della città nuo-
va di Trieste attraverso il commercio, l’immigrazione, le opere pubbliche e l’edilizia pri-
vata, creò opportunità di lavoro e aumentò il fabbisogno di generi alimentari. Entrambi i
fattori agirono sia sull’immediato circondario della città sia sul suo retroterra più ampio.
In Carso gli effetti di questa crescita si resero evidenti accentuando l’orientamento eco-
nomico della popolazione rurale alla ricerca di proventi extra agricoli integrativi e provo-
cando una forte spinta all’estensione delle superfici coltivate. Si dissodavano, ancor più
che in passato, nuove terre per la coltivazione e si vendevano i prodotti in città, si effet-
tuavano trasporti di merci e si fornivano animali da tiro a tale scopo. Dalla città (e dal
centro) proveniva anche la decisa iniziativa in favore dell’imboschimento del Carso, por-
tatrice di profondi mutamenti di carattere paesaggistico, ma anche sociale ed economi-
co, con il declino dei tradizionali diritti e pratiche del pascolo sulle zone delle piantagioni.

Si è osservato come una serie di processi portasse a cambiamenti nelle forme dell’e-
conomia e della società del Carso e come essi si rispecchiassero nei mutamenti del pa-
esaggio culturale. La trama delle chiusure con muretti in pietra a secco, caratteristici del
paesaggio locale, andò infittendosi nei secoli tra la prima età moderna e poi con nuovo
vigore dal Settecento, un processo in cui si possono individuare diversi fattori e momen-
ti. Il primo è costituito dalla crescita demografica, che ha portato a una progressiva in-
tensificazione della parcellizzazione; il secondo è rappresentato dall’estensione delle ter-
re coltivate attraverso il dissodamento di nuove superfici, rafforzata nella seconda metà
del Settecento e continuata anche nell’Ottocento. Un terzo fattore furono le divisioni di
una parte delle terre a uso collettivo tra i membri delle comunità di villaggio, in particola-
re dal Settecento. Dopo la metà dell’Ottocento vi sono state inoltre, in esecuzione dell’e-
sonero del suolo e dei successivi provvedimenti legislativi, le attribuzioni della proprietà
sulle terre su cui le comunità rurali avevano in precedenza goduto in comune dei diritti di
pascolo e legnatico. Vi furono, infine, il declino dell’allevamento ovino, che nei secoli pre-
cedenti contribuì in misura rilevante alla formazione dell’immagine desolata del paesag-
gio del Carso, e le operazioni di rimboschimento su vaste aree dell’altipiano. In tutti que-
sti casi comparivano nuovi muretti in pietra e mutava il paesaggio culturale che dapprima
andò divenendo sempre più spoglio, per poi ricoprirsi piuttosto velocemente di un nuo-
vo elemento paesaggistico e ambientale, il pino nero.

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