Page 72 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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paesaggio culturale e ambiente del carso

più rami, sui cui poggiavano tre o quattro viti, piantate nei suoi pressi (Križnar 1999, 227;
Ažman Momirski et. al. 2008, 110).

Tendendo a un utilizzo il più completo possibile della terra e richiedendo un mag-
giore investimento di lavoro per l’impianto e il mantenimento delle viti e degli alberi, la
coltura promiscua è una forma di coltivazione più intensiva dell’arativo nudo. In un am-
biente in cui le superfici coltivabili sono scarse, come in Carso, una simile scelta appare
quanto mai ragionevole. L’impianto di alberi consente inoltre di risparmiare i pali di le-
gno di sostegno e rappresenta una fonte di legna per l’uso domestico e ramaglie per il fo-
raggio, entrambi aspetti tanto più utili e necessari quanto maggiore è la mancanza di le-
gna adatta nei boschi e di erbaggi sui pascoli, situazione che in Carso andò aumentando
nel corso dell’età moderna. In generale è possibile notare come all’inizio dell’Ottocento
si coltivava tutta la terra che poteva essere coltivata e anche di più, attraverso la sistema-
zione di superfici artificiali sul suolo sassoso. In Carso l’agricoltura era quindi molto inten-
siva sulla terra coltivata, poiché richiedeva anche un grande investimento di lavoro nella
trasformazione, sistemazione e mantenimento delle superfici sottoposte a coltura. L’in-
tensità è evidente anche nella rotazione che, pur seguendo diverse successioni delle col-
ture nelle varie zone, comunque era una rotazione continua, senza maggese. Tanto lungo
la costa adriatica presso Duino quanto sulle pendici nelle pertinenze di Štorje i contadini
sostenevano di non potersi permettere di lasciare la terra a riposo, essendo troppo scar-
sa (AST, CF, Duino, S4; Štorje, S4).

Nel corso dell’Ottocento le favorevoli condizioni di mercato portarono all’avanza-
mento della viticoltura anche sull’altipiano con l’estensione della vite di terrano, che av-
veniva ancora nella forma della coltura promiscua. Come in buona parte d’Europa, ver-
so la fine dell’Ottocento si susseguì una serie di malattie della vite, tra cui la filossera, cui
si rispose innestando le viti su piede americano e sostituendo il sostegno vivo, quindi l’al-
bero su cui poggiava la vite, con un sostegno secco, un tipo di pergola alta (latnik), adot-
tata in tutta l’area e non solo in Carso, e divenuta elemento tipico del paesaggio agrario.
L’allevamento della vite di terrano nella forma della pergola si mantenne entro la cornice
della coltura promiscua, pur guadagnando terreno sul campo rispetto ai cereali (Morit-
sch, 1969, 78, 136, 138). Il latnik si conservò anche nel sistema della coltura specializzata.
L’introduzione del piede americano in conseguenza delle malattie della vite richiese rin-
novati dissodamenti in profondità (Gams, 1991a, 4–5; Gams, 1991b, 90).

A fronte di un’introduzione relativamente precoce del mais e della diffusione della
patata nel corso dell’Ottocento, anche a causa della natura orografica del Carso, come in
genere del Litorale Austriaco, la modernizzazione dell’agricoltura non comprese la mec-
canizzazione. Riguardo alle altre colture è da segnalare la progressiva estensione della
viticoltura, nonostante le malattie da cui la vite fu colpita nella seconda metà dell’Otto-
cento, della frutticoltura e dell’orticoltura. Si trattò di un’evoluzione che rappresentava
soprattutto una risposta alla crescente domanda di generi alimentari da parte del merca-
to urbano triestino. La coltivazione degli olivi, che tranne sporadiche eccezioni sul terre-
no propriamente carsico era concentrata sulla costa tra Duino e S. Croce, conobbe ripe-
tute battute d’arresto a causa delle gelate.

La popolazione delle signorie del Carso, come del resto in tutta l’Austria storica,
ne era suddita (Untertan), ma non era legata alla terra (serva della gleba). L’esonero del
suolo (Grundentlastung, 1848) fu l’atto con il quale la monarchia asburgica abolì ogni re-

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