Page 80 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
P. 80
paesaggio culturale e ambiente del carso

ne dell’articolo di Hardin sulla »tragedia dei beni comuni« (The tragedy of the Commons,
1968), nel quale sosteneva la tesi che non esistono modi efficaci e sostenibili nel tempo
per l’utilizzo collettivo dei beni comuni in quanto il desiderio del fruitore di massimizza-
re i ricavi porta inevitabilmente all’esaurimento della risorsa stessa. Nei decenni successi-
vi numerose ricerche nel campo dell’ecologia, della storia, dell’economia e della sociolo-
gia hanno cercato di confermare o confutare questo assunto. Le più recenti – tra le quali
possiamo evidenziare quella del premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom (2009), che
usa il concetto »risorse naturali comuni« (common pool resources) – dimostrano, vicever-
sa, che possono sussistere metodi efficaci e sostenibili a lungo termine per lo sfruttamen-
to delle risorse collettive a condizione che tra i diretti utilizzatori prendano forma ido-
nei quadri istituzionali e accordi sulle regole di sfruttamento (Ostrom, 1990). Anche gli
studi antropologici confutano l’interpretazione secondo la quale nelle società tradiziona-
li, vuoi per la ricerca del vantaggio individuale vuoi per mancanza di conoscenze adegua-
te, il contadino non gestisse le risorse naturali in modo da assicurarne la sostenibilità sul
lungo periodo. Così, ad esempio, James Scott ha posto l’accento sull’importanza del sa-
pere e delle tecniche agricole ed ecologiche locali, fondate sulla pratica e sulle esperienze
nello sfruttamento delle risorse naturali del proprio ambiente, sulla »conoscenza verna-
colare degli ecosistemi locali« (vernacular knowledge of local ecosystems), affermando non
soltanto la loro sostenibilità in termini generali, ma anche una migliore sostenibilità am-
bientale sul lungo periodo e una maggiore sostenibilità sociale rispetto alle moderne for-
me di utilizzo (Scott, 1998).

Il rapporto tra uomo e ambiente costituisce il tema centrale del ramo storiografi-
co, squisitamente interdisciplinare, della »storia dell’ambiente«. In esso possiamo identi-
ficare due correnti di pensiero predominanti in merito alle vicende passate dell’ambien-
te in area mediterranea. La storiografia più convenzionale sostiene la cosiddetta »teoria
del degrado« per cui, con un eccessivo sfruttamento, negli ultimi secoli l’uomo ha de-
pauperato un ambiente un tempo coperto da ricchi boschi e lo ha irrimediabilmente
trasformato in una landa pietrosa che non può offrire sostentamento ai sui abitanti, ob-
bligandoli quindi ad emigrare (Mc Neill, 1992). L’ambiente mediterraneo rappresentereb-
be un esempio del »massiccio degrado ecologico« per cui »i cespugli e gli alberi sparsi«,
sono interpretati in Braudel »senza prove« come »forme degradate di bosco« (Grove,
Rackham, 2001, 10). Questo primo giudizio è profondamente radicato in varie discipline
scientifiche e nell’opinione pubblica. L’effetto deleterio delle attività antropiche sull’am-
biente naturale nel corso della storia è sostenuto anche dalle più recenti opere »globali«
(Martini, Chesworth, 2010). Una corrente interpretativa più recente afferma, invece, che
il bosco non va considerato esclusivamente come fenomeno naturale, esposto allo sfrut-
tamento dell’uomo, ma che nella storia esso »è, soprattutto nell’area mediterranea, un
manufatto e come tale deve essere studiato« (Moreno, 1990, 26).

In altre parole »gli alberi non sono soltanto ambiente, vittime passive di qualsiasi
cosa l’uomo decida di infliggere loro. Non sono unicamente parte dello scenario nel tea-
tro della storia: sono attori in gioco e ognuno ha un ruolo diverso« (Rackham, 1996, 298).
Dunque, i cambiamenti di matrice antropica nell’ambiente naturale non vanno intesi ne-
cessariamente come una conseguenza di metodi di sfruttamento distruttivi, bensì come
forme d’uso consuetudinarie, fondate su conoscenze precise e rispondenti alle istanze di
razionalità economica delle comunità locali, che assicurano al contempo il rinnovamento

80
   75   76   77   78   79   80   81   82   83   84   85