Page 140 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso
Immagine 42: Il cippo 42
restaurato dedicato
a sv. Marija a Vrho- ria Teresa (1717–1780). Sebbene alcuni contadini avessero già la
vlje ha incisi quasi più loro terra, buona parte del Carso era proprietà dei conti loca-
segni dell' antica fede li. Le riforme ebbero davvero successo perché quasi tutti i ser-
vi della gleba divennero proprietari della terra che lavoravano e
che quelli cristiani. così iniziò a formarsi nel Carso un paesaggio di muretti a secco e
Sulla base c'è un troj- di manufatti di pietra. La gente migliorò la propria situazione eco-
nik di tre rombi, sul- nomica ed il surplus dei manufatti veniva venduto soprattutto a
Trieste. La città nello stesso periodo viveva un folgorante svilu-
le due colonne nel- ppo delle proprie attività portuali, dei trasporti, dell'edilizia, del
la parte inferiore ci commercio e dell'artigianato. Si aprirono così possibilità aggiun-
sono nascoste due tive d'impiego di manodopera e approvvigionamento della città
svarice, su quella su- con i prodotti degli abitanti dell'entroterra. Proprio in questo pe-
periore e sul taber- riodo, in parallelo con le altre attività, iniziò anche un vero ed
nacolo ci sono quat- importante sviluppo della lavorazione della pietra. A seconda
tro croci di Svetovid. dell'impiego della pietra esistevano nel Carso, ben cinque tipi di
cave di pietra. Tre tipi erano di superficie nelle quali le pietre ve-
Quella a sinistra è nivano estratte da una profondità massima di due metri. Nel pri-
stata probabilmente mo tipo le pietre venivano frantumate per la ghiaia per il manto
intenzionalmente in- stradale (batuda), nel secondo venivano spezzate in lastre per la
cisa in un modo dif- copertura di tetti, pavimentazione di strade, canali e simili (škrle)
e nel terzo venivano lavorate per la costruzione di case, muretti
ferente.
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Immagine 42: Il cippo 42
restaurato dedicato
a sv. Marija a Vrho- ria Teresa (1717–1780). Sebbene alcuni contadini avessero già la
vlje ha incisi quasi più loro terra, buona parte del Carso era proprietà dei conti loca-
segni dell' antica fede li. Le riforme ebbero davvero successo perché quasi tutti i ser-
vi della gleba divennero proprietari della terra che lavoravano e
che quelli cristiani. così iniziò a formarsi nel Carso un paesaggio di muretti a secco e
Sulla base c'è un troj- di manufatti di pietra. La gente migliorò la propria situazione eco-
nik di tre rombi, sul- nomica ed il surplus dei manufatti veniva venduto soprattutto a
Trieste. La città nello stesso periodo viveva un folgorante svilu-
le due colonne nel- ppo delle proprie attività portuali, dei trasporti, dell'edilizia, del
la parte inferiore ci commercio e dell'artigianato. Si aprirono così possibilità aggiun-
sono nascoste due tive d'impiego di manodopera e approvvigionamento della città
svarice, su quella su- con i prodotti degli abitanti dell'entroterra. Proprio in questo pe-
periore e sul taber- riodo, in parallelo con le altre attività, iniziò anche un vero ed
nacolo ci sono quat- importante sviluppo della lavorazione della pietra. A seconda
tro croci di Svetovid. dell'impiego della pietra esistevano nel Carso, ben cinque tipi di
cave di pietra. Tre tipi erano di superficie nelle quali le pietre ve-
Quella a sinistra è nivano estratte da una profondità massima di due metri. Nel pri-
stata probabilmente mo tipo le pietre venivano frantumate per la ghiaia per il manto
intenzionalmente in- stradale (batuda), nel secondo venivano spezzate in lastre per la
cisa in un modo dif- copertura di tetti, pavimentazione di strade, canali e simili (škrle)
e nel terzo venivano lavorate per la costruzione di case, muretti
ferente.
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