Page 96 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso

A questo punto ci rimane ancora la possibilità di trasferimento nel tardo medioevo,
nell’epoca degli attacchi turchi. Finito il pericolo, trasferirono il villaggio in un nuovo sito.
Le ragioni si potevano riscontrare in una migliore posizione e anche nell’insediamento di
nuovi abitanti – Uscocchi, nelle vicinanze del Carso attestati dalla fine del XIV sec. (Simo-
niti, 2009, 208). Molto verosimilmente questi si stabilirono sul territorio di un antico vil-
laggio – come era ancora stabilito da parte dei proprietari terrieri.

Si pone qui la questione se la suddivisione della terra fosse cambiata dopo il tra-
sferimento del villaggio. Con lo studio del catasto tereni e la sua permamnenza nel tem-
po, giungeremmo probabilmente ad alcune conclusioni che chiarirebbero la componen-
te temporale del trasferimento del villaggio.

Ajdi

La tradizione popolare sugli ajdi, nella parte del territorio che ho esplorato, è un tema
molto ampio e s’intreccia con altri temi, per esempio con villaggi e castelli. Col nome di
ajd all’interno della tradizione popolare di solito è indicato un gigante, pagano. Per l’ar-
cheologia gli ajdi sono molto importanti come indicatori per i siti archeologici. Agli ajdi,
in una tradizione popolare all’interno di un paesaggio, di solito si attribuiscono struttu-
re grandi e molto evidenti nel paesaggio, si tratti di una creazione culturale (castellie-
re) o naturale (grossi massi, pareti). Nella tradizione popolare con gli ajdi e i giganti sono
connessi anche gli abitanti antichi che si trovavano »qui« nel paesaggio prima dei traman-
datori della tradizione – i nuovi abitanti Slavi (Hrobat 2003, 152). All’interno della tradi-
zione dell’ambito della ricerca compaiono questi mitici abitanti antichi in due forme, una
sono gli ajdi e l’altra i giganti, che non influisce sull’analisi dato che una delle forme del
nome per i giganti è ajdi.

Nell’ambito degli ajdi e di Rodik sono stati effettuati alcuni studi che basandosi sulla
tradizione popolare (la e la sua specificità, in particolare nel caso di Rodik), sull’antichità
dei toponimi slavi e sui ritrovamenti tardoantichi mostrano che nel caso dei Brkini nor-
doccidentali si tratta della continuità dell’insediamento degli antichi residenti nel primo
medioevo, di coabitazione degli antichi abitanti Vlahi (Vlacchi) e gli Slavi e la loro più tar-
da assimilazione nel medioevo (Hrobat, 2003, 156; Hrobat, 2004, 74; Hrobat, 2005, 105–
107; Pleterski 2005). Certamente rimane la possibilità di una identificazione dei nuovi abi-
tanti (in questo caso Slavi) con i punti visibili i insoliti e innaturali nel paesaggio. Questo
traspare dalla necessità di collocare questi resti nel mondo mitico degli antenati, e nello
stesso tempo di attestarsi nel paesaggio, dove oggi vivono (Hrobat, 2003, 156).

Nell’ambito della più nuova tradizione popolare pubblicata (Peršolja, 2006) di
Škocjan e dintorni, si mostra un nuovo possibile modello di continuità dell’insediamento
dalla tarda antichità al primo medioevo. La base dalla quale provengo è secondo la tra-
dizione popolare il spostamento dei bambini della gigante baba Ančka, che viveva nelle
Škocjanske jame (Grotte di San Canziano ). Quest’ultimi si stabilirono ell’epoca sul ter-
ritorio dei dintorni dei villaggi odierni (Škocjan, Matavun, Betanja, Naklo, Brežec, Gra-
dišče, Goriče e Famlje) e anche li fondarono (Peršolja, 2006, 26–27). Škocjan era nell’età
del bronzo e del ferro un centro regionale e nella sfera culturale un centro sovraregio-
nale (Turk, 2012, 111). Successivamente in età antica ricadeva nel territorio della colonia
di Tergeste con Vremsko polje incluso. Ciononostante mantenne il proprio status alme-

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