Page 13 - Lazar, Irena, Aleksander Panjek in Jonatan Vinkler. Ur. 2020. Mikro in makro. Pristopi in prispevki k humanističnim vedam ob dvajsetletnici UP Fakultete za humanistične študije, 2. knjiga. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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pier paolo vergerio il vecchio e la pedagogia umanistica
nell’idea dell’educazione umanistica venne fatto da Maffeo Vegio che non
scelse come destinatario dell’educazione un cristiano e un principe, come
Vergerio, ma l’onesto cittadino ed è proprio per questo che supportò ener-
gicamente la scolarizzazione pubblica, rispetto a quella privata, suggerita
dal Vergerio. In questo filone si inserisce anche Vittorino da Feltre, promo-
tore di una scuola laica che sulla base dello studio dei classici greci e latini
mirava ad offrire un piano di studi articolato in più corsi, dato che la loro
tendenza era più orientata all’aspetto filologico dello studio. Tra i trattati-
sti umanistici viene annoverato anche Enea Silvio Piccolomini, vescovo di
Trieste e futuro papa Pio II, che si rifà all’esperienza del Vergerio, dedican-
do il suo trattato al giovane principe Ladislao erede al trono di Ungheria
e Boemia, ma indica come esemplare non solo lo studio delle arti liberali,
all’educazione ideale aggiunge infatti anche molti aspetti pratici della vita,
come l’esercizio fisico, l’alimentazione ecc. Oltre agli autori citati, che pub-
blicarono trattati interamente dedicati alla pedagogia umanistica, è possi-
bile riscontrare spunti educativi anche in altre opere di Leonardo Bruni,
Leon Battista Alberti e Matteo Palmieri.
A questo punto è necessaria una breve digressione sulle finalità del-
la trattatistica umanistica che è stata recentemente messa in discussione.
Se da un lato il filone principale degli studiosi della pedagogia umanisti-
ca in Italia, a partire da Eugenio Gerin in poi, mette in risalto l’aspetto ci-
vico dell’educazione che mirava a formare dei buoni cittadini nella realtà
dei Comuni italiani, dall’altro tale tesi viene in parte ribaltata a favore della
convinzione che sia stata invece la cultura nelle singole corti italiane a svi-
luppare il modello educativo dell’umanesimo (Rossi 2016). Tra gli autori ci-
tati la maggior parte infatti lavorò e scrisse soprattutto per i propri mecena-
ti: Vergerio alla corte carrarese a Padova, Vittorino da Feltre creò e diresse
la Scuola Giocosa alla corte dei Gonzaga a Mantova, Guarino Veronese
trovò una posizione stabile e di prestigio presso la corte estense a Ferrara.
Inoltre è necessario sottolineare le dediche di questi trattati pedagogici che
sono perlopiù rivolti ai signori delle città: Vergerio lo dedica ad Ubertino
da Carrara, Battista Guarini, figlio di Guarino Veronese, indirizza il De
ordine docendi ac studenti a Maffeo Gambara, giovane di nobile famiglia
bresciana; Enea Silvio Piccolomini scrive una lunghissima lettera-tratta-
to (Tractatus de liberorum educatione) al giovane principe Ladislao erede al
trono di Ungheria e Boemia. “Gli umanisti, insomma, approntano non solo
una nuova pedagogia culturale ma una nuova antropologia sociale e poli-
tica: pongono al centro del discorso non l’uomo in astratto ma il principe e
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nell’idea dell’educazione umanistica venne fatto da Maffeo Vegio che non
scelse come destinatario dell’educazione un cristiano e un principe, come
Vergerio, ma l’onesto cittadino ed è proprio per questo che supportò ener-
gicamente la scolarizzazione pubblica, rispetto a quella privata, suggerita
dal Vergerio. In questo filone si inserisce anche Vittorino da Feltre, promo-
tore di una scuola laica che sulla base dello studio dei classici greci e latini
mirava ad offrire un piano di studi articolato in più corsi, dato che la loro
tendenza era più orientata all’aspetto filologico dello studio. Tra i trattati-
sti umanistici viene annoverato anche Enea Silvio Piccolomini, vescovo di
Trieste e futuro papa Pio II, che si rifà all’esperienza del Vergerio, dedican-
do il suo trattato al giovane principe Ladislao erede al trono di Ungheria
e Boemia, ma indica come esemplare non solo lo studio delle arti liberali,
all’educazione ideale aggiunge infatti anche molti aspetti pratici della vita,
come l’esercizio fisico, l’alimentazione ecc. Oltre agli autori citati, che pub-
blicarono trattati interamente dedicati alla pedagogia umanistica, è possi-
bile riscontrare spunti educativi anche in altre opere di Leonardo Bruni,
Leon Battista Alberti e Matteo Palmieri.
A questo punto è necessaria una breve digressione sulle finalità del-
la trattatistica umanistica che è stata recentemente messa in discussione.
Se da un lato il filone principale degli studiosi della pedagogia umanisti-
ca in Italia, a partire da Eugenio Gerin in poi, mette in risalto l’aspetto ci-
vico dell’educazione che mirava a formare dei buoni cittadini nella realtà
dei Comuni italiani, dall’altro tale tesi viene in parte ribaltata a favore della
convinzione che sia stata invece la cultura nelle singole corti italiane a svi-
luppare il modello educativo dell’umanesimo (Rossi 2016). Tra gli autori ci-
tati la maggior parte infatti lavorò e scrisse soprattutto per i propri mecena-
ti: Vergerio alla corte carrarese a Padova, Vittorino da Feltre creò e diresse
la Scuola Giocosa alla corte dei Gonzaga a Mantova, Guarino Veronese
trovò una posizione stabile e di prestigio presso la corte estense a Ferrara.
Inoltre è necessario sottolineare le dediche di questi trattati pedagogici che
sono perlopiù rivolti ai signori delle città: Vergerio lo dedica ad Ubertino
da Carrara, Battista Guarini, figlio di Guarino Veronese, indirizza il De
ordine docendi ac studenti a Maffeo Gambara, giovane di nobile famiglia
bresciana; Enea Silvio Piccolomini scrive una lunghissima lettera-tratta-
to (Tractatus de liberorum educatione) al giovane principe Ladislao erede al
trono di Ungheria e Boemia. “Gli umanisti, insomma, approntano non solo
una nuova pedagogia culturale ma una nuova antropologia sociale e poli-
tica: pongono al centro del discorso non l’uomo in astratto ma il principe e
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