Page 18 - Lazar, Irena, Aleksander Panjek in Jonatan Vinkler. Ur. 2020. Mikro in makro. Pristopi in prispevki k humanističnim vedam ob dvajsetletnici UP Fakultete za humanistične študije, 2. knjiga. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
P. 18
ndi non è tanto importante la famiglia (o la regione), da cui uno studen-
te proviene, ma, proprio come l’oratore greco, è convinto che l’eredità mi-
gliore che può essere data ad un giovane, è l’educazione in arti onorevoli e
discipline liberali. È da questo ragionamento che scaturisce già il primo in-
segnamento dato dall’Umanesimo in materia di pedagogia: insegnare ai
giovani quella humanitas che rende gli uomini dei buoni cittadini non a
causa della loro stirpe, ma grazie alle virtù insegnate. “Quando, negli sta-
ti-città d’Italia, diviene sempre più evidente la crisi di una società rigorosa-
mente gerarchizzata, […] la richiesta di una formazione capace di mettere
il ‘cittadino’ in grado di partecipare in pieno alla ‘vita civile’ si fece sempre
più viva.” (Garin 1958, XII). C’era quindi un profondo desiderio di rompere
con la tradizione antecedente ed educare la futura classe dirigente nei valo-
ri delle arti liberali che assumevano come modello la cultura antica.

Nel più importante e approfondito studio dedicato alla nozione gre-
ca di paideia il tedesco Werner Jaeger dichiara che nell’antica Grecia:
“L’educazione, in primo luogo, non è faccenda individuale, ma, per sua na-
tura, è cosa della comunità. /…/ Ogni educazione è perciò emanazione di-
retta della viva coscienza normativa d’una comunità umana” (Jaeger 1986,
10). Quando si discute quindi, di educazione nell’epoca greca, bisogna sem-
pre percepirla all’interno della polis greca: secondo Platone che tratta la
questione dell’educazione nella sua Repubblica, il problema educativo è im-
postato come problema politico in senso stretto, perché è lo Stato che deve
garantire una corretta educazione ai giovani per poterli poi inserire nel-
la società, affinché possano accedere alla classe dei filosofi, perché da essi
dipende il buon governo dello Stato. D’altro canto invece Aristotele aveva
una visione più democratica dell’educazione che doveva prendere in consi-
derazione tutti i liberi cittadini maschi. Da questo punto di vista Pier Paolo
Vergerio è più vicino alla concezione di Platone, infatti nella Praefatio al
trattato De ingenuis moribus et liberalibus adulescentiae studiis viene spe-
cificato che l’educazione è principalmente dedicata a chi dovrà governare:

verum cum omnes homines deceat (parentes quidem in primis)
eos esse, qui recte erudire suos liberos studeant, et filios deinde ta-
les, qui parentibus bonis digni videri possint, praecipue tamen qui
excelsiore loco sunt, quorum nihil neque dictum neque factum la-
tere potest, decens est ita principalibus artibus instructos esse, ut
et fortuna, et gradu dignitatis quam obtinent, digni habeantur.
Aequum est enim, qui sibi summa omnia deberi volunt, debere et
eos summa omnia de se praestare. Nec est ulla certior aut stabilior

394
   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22   23