Page 14 - Lazar, Irena, Aleksander Panjek in Jonatan Vinkler. Ur. 2020. Mikro in makro. Pristopi in prispevki k humanističnim vedam ob dvajsetletnici UP Fakultete za humanistične študije, 2. knjiga. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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scena cortigiana che lo circonda.” (Rossi 2016, 19). Il dibattito rimane co-
munque aperto, soprattutto perché non in tutti gli autori è possibile parla-
re di educazione rivolta esclusivamente al signore locale, ma, come nel caso
della Scuola Giocosa di Vittorino, l’educazione era rivolta a tutti i cittadini.
Pier Paolo Vergerio il Vecchio, invece, appartiene alla prima genera-
zione umanistica, caratterizzata, tra l’altro, da un costante spostamento di
città e corti prima italiane, poi anche europee. Dopo aver studiato a Padova,
si traferì a Firenze, dove ebbe maestri come Francesco Zabanella, Coluccio
Salutati, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini. Fu poi lettore a Bologna, dove
probabilmente compose quella che è considerata la prima commedia uma-
nistica, il Paulus, ad iuvenum mores corrigendos. Maturò le prime esperien-
ze educative a Padova tra il 1390 e il 1397, quando svolse le mansioni di se-
gretario di Francesco II da Carrara e di precettore di suo figlio Ubertino. Si
trasferì prima a Firenze, dove studiò greco da Emanuele Crisolora insieme
a Coluccio Salutati, Jacopo dell’Agnolo e Palla Strozzi, per ritornare infine
a Padova, dove terminò gli studi di diritto civile e canonico. Proprio questi
continui scambi di città, di compagni e insegnanti permisero al Vergerio di
formarsi una propria linea di pedagogia, che non seguiva completamente
l’esempio fiorentino, ma una nuova consapevolezza, basata in misura mag-
giore sui testi classici: “Tutto sommato fu più moderno dei suoi contempo-
ranei, con una dimensione che oggi si direbbe europea.” (Petrini 1991, 7). La
modernità del Vergerio è riscontrabile proprio nella stesura del suo tratta-
to pedagogico De ingenuis moribus et liberalibus adulescentiae studiis, con-
siderato il primo di tutta una serie di trattati pedagogici “mirati alla ela-
borazione di linee educative basiche per le nuove generazioni” (Cagnolati
2016, 93): l’autore affronta il tema dell’educazione con assoluto anticipo ri-
spetto alle pubblicazioni contemporanee nell’età umanistica, “con i vivaci
colori del dinamismo tipico dell’età comunale, ricca di contatti, relazioni,
commerci, fatta di spazi aperti e di inusitate sperimentazioni” (Cagnolati
2016, 93). L’interesse per l’educazione era un argomento molto discusso tra
gli intellettuali: alcuni documenti dimostrano che il Crisolora abbia dato
ai suoi studenti un manoscritto greco, La educazione dei fanciulli, al tem-
po erroneamente attribuito a Plutarco; negli stessi anni circolavano anche
le Istituzioni oratorie di Quintiliano, che furono però presentate da Poggio
Bracciolini appena nel 1416, Guarino Guarini invece aveva pubblicato la
sua traduzione del De liberis educandis di Plutarco nel 1411 (Petrini 1991,
8). Non ci è dato sapere se tutti questi testi fossero già noti al Vergerio du-
rante la sua stesura del trattato, è però chiaro che tutte queste pubblicazio-
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munque aperto, soprattutto perché non in tutti gli autori è possibile parla-
re di educazione rivolta esclusivamente al signore locale, ma, come nel caso
della Scuola Giocosa di Vittorino, l’educazione era rivolta a tutti i cittadini.
Pier Paolo Vergerio il Vecchio, invece, appartiene alla prima genera-
zione umanistica, caratterizzata, tra l’altro, da un costante spostamento di
città e corti prima italiane, poi anche europee. Dopo aver studiato a Padova,
si traferì a Firenze, dove ebbe maestri come Francesco Zabanella, Coluccio
Salutati, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini. Fu poi lettore a Bologna, dove
probabilmente compose quella che è considerata la prima commedia uma-
nistica, il Paulus, ad iuvenum mores corrigendos. Maturò le prime esperien-
ze educative a Padova tra il 1390 e il 1397, quando svolse le mansioni di se-
gretario di Francesco II da Carrara e di precettore di suo figlio Ubertino. Si
trasferì prima a Firenze, dove studiò greco da Emanuele Crisolora insieme
a Coluccio Salutati, Jacopo dell’Agnolo e Palla Strozzi, per ritornare infine
a Padova, dove terminò gli studi di diritto civile e canonico. Proprio questi
continui scambi di città, di compagni e insegnanti permisero al Vergerio di
formarsi una propria linea di pedagogia, che non seguiva completamente
l’esempio fiorentino, ma una nuova consapevolezza, basata in misura mag-
giore sui testi classici: “Tutto sommato fu più moderno dei suoi contempo-
ranei, con una dimensione che oggi si direbbe europea.” (Petrini 1991, 7). La
modernità del Vergerio è riscontrabile proprio nella stesura del suo tratta-
to pedagogico De ingenuis moribus et liberalibus adulescentiae studiis, con-
siderato il primo di tutta una serie di trattati pedagogici “mirati alla ela-
borazione di linee educative basiche per le nuove generazioni” (Cagnolati
2016, 93): l’autore affronta il tema dell’educazione con assoluto anticipo ri-
spetto alle pubblicazioni contemporanee nell’età umanistica, “con i vivaci
colori del dinamismo tipico dell’età comunale, ricca di contatti, relazioni,
commerci, fatta di spazi aperti e di inusitate sperimentazioni” (Cagnolati
2016, 93). L’interesse per l’educazione era un argomento molto discusso tra
gli intellettuali: alcuni documenti dimostrano che il Crisolora abbia dato
ai suoi studenti un manoscritto greco, La educazione dei fanciulli, al tem-
po erroneamente attribuito a Plutarco; negli stessi anni circolavano anche
le Istituzioni oratorie di Quintiliano, che furono però presentate da Poggio
Bracciolini appena nel 1416, Guarino Guarini invece aveva pubblicato la
sua traduzione del De liberis educandis di Plutarco nel 1411 (Petrini 1991,
8). Non ci è dato sapere se tutti questi testi fossero già noti al Vergerio du-
rante la sua stesura del trattato, è però chiaro che tutte queste pubblicazio-
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