Page 23 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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ragione la stessa Maestà Imperiale Romana ha in Carso la sua scuderia, a Lipizza.
[Lipica ...]

In alcune zone agli abitanti soffrono un’acuta mancanza d’acqua limpida. D’altra
parte in diversi luoghi vi sono determinati stagni o laghetti, che si formano con la
raccolta della pioggia. Quando l’acqua piovana così accumulata d’estate lungamen-
te ristagna, quest’acqua torbida diventa di un rosso sangue. Nel caso in cui invece
non piova per lungo tempo, un contadino del villaggio al quale appartiene la poz-
zanghera, sta tutto il tempo di guardia, la sorveglia ed evita che da altri paesi ven-
gano a prendere loro l’acqua. In alcuni luoghi non hanno proprio niente legname e
al contempo pochissima terra coltivata e campi.

Tuttavia tale mancanza di legna e acqua limpida è addolcita e sostituita dal vino.
Esso è della migliore qualità, tanto il rosso quanto il bianco e di tutte le varietà, e
per questa ragione va in paesi lontani. Questa potrebbe essere la ragione del fatto
che in questa regione, nonostante la generale sterilità, i villaggi belli e grandi sono
così numerosi.

Qui non cade molta neve, ma d’inverno a volte imperversa un vento incredibilmen-
te forte, che ribalta il cavallo e l’uomo, come raffigura la stampa allegata. Per que-
sto sulla strada spesso si ritrovano persone morte, soprattutto sulla strada regiona-
le [Landstrasse] tra Trieste e Senožeče, cioè nella zona detta Sul monte Gabrk [Na
Gabrku]. Perciò molte volte i viandanti devono fare ritorno, quando s’alza il vento.
Questo vento è detto Bora e proviene circa da oriente. Quando inizia a soffiare sul
serio, e diremmo che riempie le proprie guance con proiettili d’aria, allora nessun
uomo può tenergli testa ed è impossibile arrivare da Senožeče a Trieste o da Trie-
ste a Senožeče, fa lo stesso se a piedi o a cavallo, se si ha qualche considerazione
per il corpo e la vita. [...]

Qui non vi è alcuna grotta che possa fungere da riparo e quando il vento è in piena
tempesta, non è sufficiente a proteggerti neanche lo stendersi a terra, dato che al-
lora alza di tutto, alza in aria persino i sassi che volano attorno, non diversamente
dalla grandine [...], per cui c’è sempre il pericolo che ti raggiungano e colpiscano le
pietre che ricadono al suolo.

Questo vento signoreggia (dovrei dire tiranneggia) in modo particolarmente forte
sul Gabrk. Con questo nome si definisce una determinata area o zona del Carso
che si estende per un miglio o due tra Trieste e Senožeče e non lascia intravedere
né erba ne terra, ma solo pietre e rocce dure e appuntite. [...] Quando però il vento
prende a soffiare più forte, sebbene la nostra gente, cioè i Carsolini, ancora riesco-
no a passare con gran facilità (cosa non fa l’abitudine, no?), non è possibile convin-
cere nessun forestiero a proseguire, anche avendo a disposizione tutto un mondo di
oratori; egli si volta e ringrazia per la musica, non volendo più stare a sentire questi
tromboni e fagotti eolici, nella convinzione che facilmente gli spazzerebbero l’anima
fuori dal corpo. Se però il vento allarga davvero le sue ali, muovendole e sbattendo-
le veramente forte, allora è tempo per chiunque, sia forestiero o del luogo, di met-
tersi in salvo, perché allora il vento gioca così duro da potersi giocare la vita (Valva-
sor, 1689, II, LXI).

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