Page 29 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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ra di rilievo del Settecento triestino (e non solo), descrisse il tragitto effettuato da Vipa-
va a Trieste nell’agosto del 1771.

Da qui [Razdrto] si discende considerabilmente. Il paese è terribile [affreux]. Tut-
te queste terribili rocce del Carso, in mezzo alle quali non c’è che qui e là un po’ di
campo coltivato circondato da pietre, mentre intorno ai borghi di Senosechia e Di-
vatza [Senožeče, Divača …] ci sono i più begli alberi (Trampus, 1990, 87).

Tra le descrizioni citate, questa è la prima in cui troviamo i muri di pietra che cingo-
no fazzoletti di terra coltivata nel mezzo della landa carsica, e più in generale è proprio in
quegli anni che iniziano a farsi più numerose le menzioni dei segni dell’attività umana nel
paesaggio del Carso. Lungo la nuova strada commerciale per Trieste, l’ingegnere minera-
rio e professore B. F. J. Hermann nell’estate del 1780 osservava come il Carso fosse »l’im-
magine vivente della desolazione, che supera ogni immaginazione«. Due o tre miglia te-
desche d’intorno tutto era ricoperto di pietre e circondato di rocce.

Ovunque guardi, è una sola desolazione, solo qua e là qualche povero contadino ha
ripulito una piccola superficie di terra cingendola di un muro fatto con le pietre che
ha tolto, al fine di coltivare del frumento o della segale. Il potente vento del nord ha
continuato a soffiare per tutto il percorso in modo così eccezionalmente spietato
che la nostra carrozza ha rischiato di essere spazzata dalla strada in ogni momen-
to.

Dopo circa tre o quattro ore da Postojna arrivi nel piccolo e miserevole villaggio di
Sesana [Sežana], dove vi sono alcuni ameni vigneti; nelle vicinanze c’è un monte,
dove si vedono le rovine di un grande castello della famiglia del conte Petazzi. Ho
scalato questo colle e goduto di un così bel panorama, che è appena possibile im-
maginare; ho visto tutto il Carso e buona parte del paesaggio nei dintorni. […]

Almeno i tre quarti dell’area carsica sono del tutto desolati. Tuttavia ciò è in cer-
to modo ripagato dal fatto che il suolo molto sassoso dà delle erbe rade e corte, di
cui si nutrono i cavalli e (soprattutto) le pecore, nonché le capre. I primi sono molto
apprezzati, essendo di corporatura forte e passo sicuro, e sono utilizzati anche alla
corte imperiale. Vi sono due scuderie, una a Lipica e l’altra a Prestranek. Le peco-
re e le capre del Carso hanno carne saporita assai, perché si pascolano delle mille
erbe alpine; quasi tutti gli agnelli vengono mandati a Venezia, dove sono venduti a
prezzi sorprendentemente alti.

Anche il minuscolo grano che cresce in Carso ha le sue qualità. I tegumenti ester-
ni sono più sottili e i semi hanno più farina, perciò si vende a un prezzo maggiore
(Shaw, 2000, 79).

Accanto alla percezione della desolazione, che inizia a formare il topos del deserto
sassoso, ne risulta uno sguardo piuttosto realistico, fornendo informazioni anche sui pro-
dotti agricoli del Carso. I muri di pietra sono presenti anche in un’annotazione del dia-
rio di un generale napoleonico che alla fine del Settecento attraversò a cavallo la signo-
ria di Duino (1797).

È sorprendente vedere come gli uomini siano stati in grado di trasformare quella
terra per l’uso agricolo […] con cura e laboriosità hanno dissodato le rocce facendo-

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