Page 29 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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intreccio del 3 e del 4. beli križ e triglavca di prelože e l’idolo di zbrucz

Col canto le fanciulle e le donne invocavano dio (originariamente probabilmente
con la formula »daj bogec« (dai dio), in seguito inteso come nome proprio »Dajbogec«)
per il calore ed il sole, la pioggia ed il raccolto (Čok, 2012, 33). È importante il fatto che si
rivolgessero ad un solo dio. Nelle competenze di quel dio c’erano il fuoco, l’acqua e la ter-
ra, perciò solo a lui era sensato chiedere il calore (dai calore, dai sole), l’acqua (dai pioggia)
e i raccolti (dai erba, dai fiori, dai rape e carote, dai noci, dai frutta). Solo il dio Triglav pote-
va garantire questa triade delle forze naturali del fuoco, dell’acqua e della terra.

Indubbiamente gli abitanti di Prelože conoscevano ed onoravano il dio Triglav. Nel-
la nostra antica fede il dio principale era Triglav, che aveva tre teste. Con una vegliava sul cielo,
con la seconda sulla terra e con la terza sul mondo sotterraneo, pertanto anche la nostra mon-
tagna più alta porta lo stesso nome. In questa piccola grotta piana che i primi della nostra gen-
te trovarono, quando arrivarono qua, fra due Radvanje, videro questi antichi dei [immagine 4]
in forma di tre teste; e non così come nella Triglouca [di Lokev], dove in cima alla piccola grotta
piana ci sono tre pareti [immagine 5]. Le tre pietre o le tre pareti erano tre dei in uno e questo
era per loro Triglav. Per questa ragione diedero il nome di Triglav ad entrambe le piccole grotte
piane (Čok, 2012, 22−23).

Triglav è un grado particolare di specializzazione della figura divina che gli Slavi
orientali non conoscono esattamente sotto questo nome. La sua funzione più rilevante è
che come divinità principale vigili sul cielo, sulla terra e sul mondo sotterraneo, da qui la
sua tricefalia. In questo senso Triglav non è precedente all’idea della triplice articolazio-
ne del cosmo. È impressionante la corrispondenza della tradizione di Prelože con un te-
sto della metà del XII sec., nel quale lo scrivano Ebbo descrive la vita dell’arcivescovo di
Bamberga Otto, al quale i sacerdoti di Szczeczin (Polonia) avevano spiegato perché il Tri-
glav avesse tre teste: ideo summum deum tria habere capita, quoniam tria procuraret regna,
id est celi terre et inferni – »Il dio supremo (Triglav) ha tre teste, perché vigila su tre regni,
ovvero sul cielo, sulla terra e sugli inferi.« (Jaffé, 1869, 74, Lib. III, cap. 1).

Gli Sloveni del Carso naturalmente non conoscevano lo scritto di Ebbo, tuttavia
seppero e furono in grado di serbare la fede dei loro antenati lungo molti secoli. Dobbia-
mo pertanto tener conto anche del dato, che Triglav sono tre dei in uno. Questo coin-
cide anche con la tradizione isontina tro(ji)čan, che unisce le forze dell’acqua, del fuoco
(Sole) e della terra (Medvešček, 2006, 55–58). Ciò è espressamente confermato anche
dalla tradizione di Bohinj che racconta che queste forze sono il Triglav e contemporane-
amente mette in evidenza l’unità di energia sessuale e vitale (informazione di Joža Čop,
Brod a Bohinj). Ci sono dunque più ragioni per la tricefalia ed in modo del tutto eccezio-
nale si è conservata un’altra tradizione di Prelože.

Triglav era tre dei in uno. Uno era un dio femminile, che d’inverno si maritava con un dio,
in primavera con un altro! (racconto di Marija Božeglav, informazione di Boris Čok). Que-
ste parole accennano alla storia di un triangolo amoroso tra una donna e due uomini. La
tradizione comunque conferma la ricostruzione di Ivanov e Toporov, secondo cui nel-
la mitologia slava antica esisteva un conturbante triangolo amoroso, ma non risolve con-
temporaneamente anche la questione degli antichi nomi slavi di queste tre figure. Così
Radoslav Katičić alla fine della sua grande trilogia con coerente criticità e con rammari-
co dovette constatare »che Mokoš come Perinj, la moglie di Perun tradì il marito col suo
nemico Veles e per questo il marito la punì severamente, cacciandola dal cielo sulla ter-
ra, come scrivono Ivanov e Toporov. In contrasto con la loro prassi abituale, non si rife-

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