Page 32 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso

cominciano il 23 giugno, alla vigilia della nascita di san Giovanni Battista e proseguono per tut-
ta la mietitura ed oltre. Di sera la gente umile di entrambi i sessi si raduna ed intreccia ghirlan-
de di piante ed erbe velenose e quando si cingono con le piante, accendono il fuoco, altrove in-
vece innalzano un ramo verde, si prendono per mano, girano attorno al fuoco, cantano le loro
canzoni e (le) intessono con Kupalo. Dopodiché saltano attraverso il fuoco e si offrono come vit-
time a quel furore (Mansikka, 1922, 115).

Il rito che è descritto nella cronaca è un ringraziamento del solstizio d’estate, ma in-
dirizzato allo stesso dio che gli abitanti di Prelože invocavano in primavera per ottenere
abbondanza. Allo stesso modo compaiono le piante velenose, il che coincide con l’ede-
ra di Prelože; e poiché il volteggiare primaverile invoca l’albero verde, nel rito estivo dan-
zano attorno a lui (il ramo verde menzionato nella cronaca). È importante quindi che gli
abitanti di Prelože un tempo su Beli križ festeggiassero il solstizio estivo (Čok, 2012, 36).
Non abbiamo la descrizione di questo festeggiamento, ma molto probabilmente era mol-
to simile a quello descritto dalla Cronaca di Hustyn.

E quando su Beli križ crebbe un alberello – forza vitale che porta benessere, questa
abbondanza veniva raffigurata col fuoco, dove vi veniva gettata la frutta (cfr. Čok, 2012, 34).

L’idolo di Zbrucz presenta segni evidenti di energia sessuale (mammelle turgide,
prominenze erettili) che mancano nel rito di Prelože su Beli križ. In esso potremmo per-
fino parlare di una certa asessualità, in quanto al girotondo partecipavano solamente fan-
ciulle. Non dimentichiamo che la parola slovena dekle (donna nubile) è di genere neutro!
Dov’è sparita la presenza dell’energia sessuale, che ci si attendeva nel rito di Beli križ? –
Quello che manca là, lo troviamo nella grotta Triglavca.

Nella Triglavca tre stalattiti rappresentano le tre teste di Triglav. Vicino ad esse si
trovano lo stalattite Devač e la stalagmite Deva con il foro (škovnica) nel quale goccio-
la continuamente l’acqua-sperma dell’eterno sposo (immagine 6). Alla prima luna piena
dopo la mietitura del grano saraceno, con un rito particolare veniva invocata Deva come
contrapposizione di Mora; nel foro riponevano semi di tre specie (grano, segale e grano
saraceno) e successivamente, quando erano germogliati, li piantavano per il campo, affin-
ché maturassero (Čok, 2012, 21–23).

Il gioco della natura che gli abitanti di Prelože hanno sfruttato in modo particolar-
mente abile, li ha procurato una coppia sessualmente sempre attiva, composta dagli eter-
ni sposi; pertanto in questo eccezionale caso di Prelože non c’era nessuna necessità di un
richiamo primaverile di un matrimonio divino che porti fertilità. Nella Triglavca l’energia
sessuale era sempre a loro disposizione.

Il rito nella Triglavca è di carattere esclusivamente agricolo e pertanto non è col-
legato con l’inizio del pascolo come la festa di San Giorgio (Jurjevo), ma con l’inizio del-
la semina. L’impiego di tre tipi di semi indica il principio di tročan (trinitario), ma il fatto
che tra questi ci sia il grano saraceno comprova i cambiamenti che il rito ha subito. Il gra-
no saraceno si è affermato in Slovenia fino alla prima metà del XVI sec., tuttavia sul Car-
so è iscritto tra i tributi solo nei primi decenni del XVII sec. e solo nella signoria di Duino
e di Vipava (Panjek, 2006, 69). Molto probabilmente un tempo nel rito impiegavano il mi-
glio, che era molto importante nell’alimentazione degli antichi Slavi. Perché la pianta non
si gelasse, potevano aggiungerle la fertilità divina solo con il rito che si svolgeva in prima-
vera. Possiamo pertanto chiederci se un tempo effettuavano il rito con la germinazione

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