Page 45 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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combattenti notturni: eresie contadine e stregonerie in slovenia e friuli
Paese di Cuccagna con le montagne di formaggio si ritrovano anche nella narrativa po-
polare slovena: in Carinzia per esempio era conosciuta una versione sulla montagna con
il lago di latte in cima, dalla quale al posto dei ravioli italiani rotolavano a valle gli strucoli
(Möderndorfer, 1946, 350–52). Anche in questo caso è possibile datare con maggior sicu-
rezza l’esistenza di rappresentazioni popolari del genere già dal XVI sec., che concorda
con le conclusioni alle quali giunse Giuseppe Cocchiara basandosi sullo studio delle fonti
italiane (Cocchiara, 1956, 159–87).
Le tradizioni del Paese di Cuccagna, Pays de Cocagne e Schlaraffenland fecero la loro
apparizione in Europa nel XIII e XIV sec. Boccaccio nel Decamerone (8.3) parla di una con-
trada di Bengodi nella quale si trovava »una montagna tutta di formaggio parmigiano grattug-
giato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e
cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù: e chi più ne pigliava, più se n’aveva«
(Boccaccio, Decameron, vol. II, 160). La fonte del tema era molto più antica. Luciano di Sa-
mosata nella Storia Vera aveva ricordato un’isola di formaggio in un mare di latte; di un pa-
ese dell’abbondanza senza preoccupazioni avevano scritto anche altri autori antichi, per
esempio Esopo ed Erodoto (cfr. Šmitek, 2004, 252–56). La storia di Luciano sul formaggio
nel mare di latte è già molto simile alla spiegazione di Menocchio dell’origine del mondo
col formaggio e i vermi, sebbene fino ad oggi non sia mai stato considerato. Più conosciu-
to e altrettanto antico è il mito indiano della zangolatura dell’oceano di latte (nel senso
metaforico anche di via lattea), che aveva ricordato già Ginzburg.
D’altro lato sussistono anche legami più recenti e diretti fra il formaggio e la cre-
azione (magica) di beni materiali: nel territorio Sloveno è risaputo che le streghe sanno
fare il burro e il formaggio dal latte rubato, aiutate in certi casi anche da animali, come lo
scarafaggio, il grillo o la salamandra (Mencej, 2006, 79–80, 255–56, 262). Anche in que-
sto caso ci si imbatte con la zangolatura del latte, che può scorrere in modo del tutto
magico, grazie all’aiuto di intermediari animali. Nel caso indiano che abbiamo testé ri-
cordato, dei e demoni come corda e paletta girevole impiegarono il serpente Ananta e
la tartaruga Kurma.
Pertanto Ginzburg poteva riscontrare che le posizioni di Menocchio »da un lato,
esse risalgono a una tradizione orale verosimilmente antichissima. Dall’altro, richiamano una
serie di motivi elaborati dai gruppi ereticali di formazione umanistica« (Ginzburg, 2010, 23).
Certamente sono presenti in buona parte del lavoro posizioni da attribuire »a un sostra-
to di credenze contadine, vecchio di secoli ma mai cancellato del tutto. La Riforma, spezzando
la crosta dell’unità religiosa, l’aveva fatta affiorare indirettamente« (Ginzburg, 2010, 63). Gin-
zburg chiama questa sensazione del mondo »materialismo elementare, istintivo« e »mate-
rialismo contadino istintivo« (Ginzburg, 2010, 109, 183).
Momenti decisivi sono stati sia la Riforma, come anche la diffusione della stampa
che l’accompagnava: »Grazie alla prima, un semplice mugnaio aveva potuto pensare di pren-
dere la parola e dire le proprie opinioni sulla Chiesa e sul mondo. Grazie alla seconda, aveva
avuto delle parole a disposizione per esprimere l’oscura, inarticolata visione del mondo che gli
gorgogliava dentro«. (Ginzburg, 2010, 106) Molto probabilmente contribuì a questo anche
l’influenza dei vangeli apocrifi che alla loro epoca (dal VI all’VIII sec.) con l’espansione bi-
zantina nei Balcani e in Istria si diffusero fino a Ravenna e, seppure in modo meno evi-
dente, ebbero un’influenza attiva anche in periodi successivi e lasciarono tracce ovunque
in Europa.
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Paese di Cuccagna con le montagne di formaggio si ritrovano anche nella narrativa po-
polare slovena: in Carinzia per esempio era conosciuta una versione sulla montagna con
il lago di latte in cima, dalla quale al posto dei ravioli italiani rotolavano a valle gli strucoli
(Möderndorfer, 1946, 350–52). Anche in questo caso è possibile datare con maggior sicu-
rezza l’esistenza di rappresentazioni popolari del genere già dal XVI sec., che concorda
con le conclusioni alle quali giunse Giuseppe Cocchiara basandosi sullo studio delle fonti
italiane (Cocchiara, 1956, 159–87).
Le tradizioni del Paese di Cuccagna, Pays de Cocagne e Schlaraffenland fecero la loro
apparizione in Europa nel XIII e XIV sec. Boccaccio nel Decamerone (8.3) parla di una con-
trada di Bengodi nella quale si trovava »una montagna tutta di formaggio parmigiano grattug-
giato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e
cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù: e chi più ne pigliava, più se n’aveva«
(Boccaccio, Decameron, vol. II, 160). La fonte del tema era molto più antica. Luciano di Sa-
mosata nella Storia Vera aveva ricordato un’isola di formaggio in un mare di latte; di un pa-
ese dell’abbondanza senza preoccupazioni avevano scritto anche altri autori antichi, per
esempio Esopo ed Erodoto (cfr. Šmitek, 2004, 252–56). La storia di Luciano sul formaggio
nel mare di latte è già molto simile alla spiegazione di Menocchio dell’origine del mondo
col formaggio e i vermi, sebbene fino ad oggi non sia mai stato considerato. Più conosciu-
to e altrettanto antico è il mito indiano della zangolatura dell’oceano di latte (nel senso
metaforico anche di via lattea), che aveva ricordato già Ginzburg.
D’altro lato sussistono anche legami più recenti e diretti fra il formaggio e la cre-
azione (magica) di beni materiali: nel territorio Sloveno è risaputo che le streghe sanno
fare il burro e il formaggio dal latte rubato, aiutate in certi casi anche da animali, come lo
scarafaggio, il grillo o la salamandra (Mencej, 2006, 79–80, 255–56, 262). Anche in que-
sto caso ci si imbatte con la zangolatura del latte, che può scorrere in modo del tutto
magico, grazie all’aiuto di intermediari animali. Nel caso indiano che abbiamo testé ri-
cordato, dei e demoni come corda e paletta girevole impiegarono il serpente Ananta e
la tartaruga Kurma.
Pertanto Ginzburg poteva riscontrare che le posizioni di Menocchio »da un lato,
esse risalgono a una tradizione orale verosimilmente antichissima. Dall’altro, richiamano una
serie di motivi elaborati dai gruppi ereticali di formazione umanistica« (Ginzburg, 2010, 23).
Certamente sono presenti in buona parte del lavoro posizioni da attribuire »a un sostra-
to di credenze contadine, vecchio di secoli ma mai cancellato del tutto. La Riforma, spezzando
la crosta dell’unità religiosa, l’aveva fatta affiorare indirettamente« (Ginzburg, 2010, 63). Gin-
zburg chiama questa sensazione del mondo »materialismo elementare, istintivo« e »mate-
rialismo contadino istintivo« (Ginzburg, 2010, 109, 183).
Momenti decisivi sono stati sia la Riforma, come anche la diffusione della stampa
che l’accompagnava: »Grazie alla prima, un semplice mugnaio aveva potuto pensare di pren-
dere la parola e dire le proprie opinioni sulla Chiesa e sul mondo. Grazie alla seconda, aveva
avuto delle parole a disposizione per esprimere l’oscura, inarticolata visione del mondo che gli
gorgogliava dentro«. (Ginzburg, 2010, 106) Molto probabilmente contribuì a questo anche
l’influenza dei vangeli apocrifi che alla loro epoca (dal VI all’VIII sec.) con l’espansione bi-
zantina nei Balcani e in Istria si diffusero fino a Ravenna e, seppure in modo meno evi-
dente, ebbero un’influenza attiva anche in periodi successivi e lasciarono tracce ovunque
in Europa.
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