Page 41 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
P. 41
combattenti notturni: eresie contadine e stregonerie in slovenia e friuli

Il Friuli, visto da Roma, è una parte del tutto periferica dell’Italia, sebbene in effet-
ti non sia non importante in senso geografico ed economico. Ancora più importante lo è
in senso storico, come terra di convergenza tra lingue e tradizioni romanze, slave e ger-
maniche. Degli primi insediamenti slavi parlano i toponimi, che in buona misura derivano
da nomi personali e di alberi (antroponimi, dendronimi), e anche i nomi di località termi-
nanti in -jane/-jani (per esempio Dolegnano, Gramogliano, e simili). Questi nomi costi-
tuiscono possibili tracce di tranquille migrazioni slave nella Pianura Friulana abbandona-
ta già all’epoca dei Longobardi, ancor più nell’era dei Franchi (dal 744 al IX sec.) e ancora
più tardi, durante una nuova colonizzazione tra il X e l’XI sec. In questo modo i toponimi
slavi sono confermati nei dintorni di Cividale già dalla seconda metà del VII sec. Insedia-
menti più tardi nel IX e X sec. sono confermati anche da ritrovamenti archeologici, rela-
tivi alla cultura di Kötlasch (per esempio a Pordenone e a San Pietro al Natisone - Špeter
Slovenov). Si riscontra un’origine slava anche nel toponimo Plagutis (Blaguč), attestato dal
875 nel territorio del moderno comune di Codroipo (Torkar, 2012, 693–95).

La Repubblica di Venezia conquistò questa terra solo nel 1420, ma ancora a lungo
non intervenne nella sua cultura e struttura feudale stabilita. In questo modo anche i be-
nandanti friulani non erano qualcosa di completamente locale. È interessante che i simili
guaritori locali, i kresniki, che proteggevano le messi dalla grandine, comparissero già nel-
le immediate vicinanze, in Slovenia e nell’Istria croata, sebbene ci fossero simili protettori
dei raccolti, noti in numerose parti d’Europa (i croati krsniki e moguti, i dalmati negroman-
ti, i bosniaci e montenegrini zduhaći, i serbi vjedogonje e vjetrovnjaci, i bulgaro-macedoni
»uomini-serpente«, gli ungheresi táltosi, i rumeni caluşari, i greci kallikàntzari, i corsi maz-
zeri, e simili).

Era noto che ci fosse qualche combattente notturno contro le streghe anche alla
fine del XVII sec. pure in Lettonia, pertanto in un primo tempo si era ritenuto che tale fi-
gure avessero un substrato slavo. Ginzburg, che coraggiosamente proseguì nello studio di
queste affinità, presto si convinse che configurazioni e ritualità mitiche simili avvenivano
a migliaia anche in terre che si trovavano a migliaia di chilometri di distanza dal Friuli: dal
Mediterraneo e dalla Lapponia fino alla Siberia e alla Cina (Ginzburg, 1989, xxv, 206–75).

Le ipotesi elaborate finora hanno risolto la questione della diffusione di queste rap-
presentazioni, basandosi su archetipi o in modo strutturalistico o diffusionistico. Il pun-
to debole di tutte quante è che non riescono a rispondere a molte questioni, soprattutto
non considerano (abbastanza) le questioni temporali. Ginzburg si è prodigato di inseri-
re più diacronicità nelle ricerche, però ha dovuto tuttavia più volte riconoscere che per
mancanza di fonti storiche, questo non era possibile.

Oltre ai combattimenti notturni con le streghe per assicurare la fertilità di una de-
terminata regione, i benandanti prendevano parte pure alle processioni dei morti, natu-
ralmente di nuovo solo in stato di trans e non corporale. Se in seguito vi partecipavano
soprattutto donne, in un primo tempo vi erano coinvolti in particolar modo uomini. Le
processioni dei morti Ginzburg le aveva collegate col culto della dea Diana e con la tradi-
zione della »divija jaga«, che è ben conosciuta anche in Slovenia (Šmitek, 2003, 35–37 (n°
30–32)). In entrambi i casi possiamo parlare di fede nelle anime erranti e vaganti, che ha
le sue radici nello sciamanesimo, solamente con la differenza che in determinati casi, l’ac-
cento era sul controllo magico sulle forze della natura, in altre anche sul viaggio degli scia-
mani o delle loro anime nel mondo dei morti (Ginzburg, 1989, xxvii).

41
   36   37   38   39   40   41   42   43   44   45   46