Page 43 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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combattenti notturni: eresie contadine e stregonerie in slovenia e friuli

negli scontri notturni erano »tutti coperti di tagli e poi di nuovo tutti sani, quando all’al-
ba tornavano alle loro case« (Kelemina, 1930, 91 (n° 36/II)). I kresniki di solito combatte-
vano sulle nuvole in forma di cinghiale o bue, mentre i vedomci si scioglievano in camuf-
famenti di buoi, cani, topi, cervi, orsi e leoni (Kelemina, 1930, 88–90 (n° 35/I–II)), 92 (n°
36/III)). Per questo anche nella loro forma umana mantenevano alcuni segni animali rico-
noscibili, come per esempio deformazioni del corpo, occhi grandi in modo sproporzio-
nato e villosità:

A Longera (Lonjer presso Trieste) i vedomci erano rappresentati come esseri nottu-
ni, villosi e criniti, con grandi mani e unghie lunghe. Avevano anche grandi occhi »di
vetro«, per cui anche di uomini con occhi chiari grigi inespressivi si diceva: hai gli oc-
chi come un vedomec. (Ravbar Morato, 2007, 39 (n° 31))

Nel territorio Sloveno erano considerati vedomci uomini con sopracciglia spesse
sporgenti. Veniva loro attribuita anche la calvizia, sebbene fosse spiegata perché nei duel-
li notturni cozzassero come capri. A Volče presso Tolmino era anche noto che un uomo
nella pupilla di un vedomec poteva vedere il proprio riflesso come in uno specchio, sebbe-
ne a rovescio (Kelemina, 1930, 90 (n° 36/II)). Le sopracciglia spesse sporgenti e il riflesso
a rovescio erano pure un segno di riconoscimento di maghi e streghe. Dato che era pos-
sibile imbattersi molto spesso in chi nell’aspetto esterno ricordava lo stereotipo del vedo-
mec, del mago o della strega, si rafforzò in questo modo la superstizione, in particolare in
campagna. Molto spesso i vedomci venivano riconosciuti anche grazie a determinate ca-
ratteristiche del proprio villaggio o delle sue vicinanze, quando di notte andavano in giro
intorno. Se qualcuno si rivolgeva al vedomec, quando costui si allontanava da casa in qual-
che sogno e lo chiamava proprio per nome, allora si svegliava e non proseguiva più per il
suo cammino. Nei villaggi attorno a Trieste è rimasta l’espressione »vrniti vedomca« (tor-
nare a casa) (Kelemina, 1930, 91 (n° 36/III)).

I canti popolari della Bela Krajina e del Zagorje »Tri so ptičice morje/goro prelete-
le« (tre uccelletti hanno sorvolato il mare/i monti) descrivono uccelli che via mare/monti
tornano nella località nativa, il che significa che attraversano il confine tra il nostro e l’altro
mondo. Da là ci portano con successo tre doni preziosi: il primo porta una spiga di grano,
il secondo un acino di uva fragola e il terzo »salute e contentezza«. Tutti verranno deposti
nel »nostro villaggio«, ovvero per il benessere della comunità locale (Štrekelj, 1904–1907,
157–59 (n° 5043–5046)); cfr. anche Šmitek, 2004, 210). Da ciò ne consegue che col man-
giare (la spiga di grano) e il bere (uva fragola) è inseparabilmente connessa la salute del-
la gente. Ciò a quel tempo era diventato compatibile con la simbologia cristiana del gra-
no/pane e dell’uva/vino come corpo di Cristo. Dalla letteratura apocrifa sappiamo che
Cristo e Maria rappresentano la salute, mente il regno del Maligno era conosciuto per la
fame e le malattie (Šmitek, 2013, 147–56). Per tutto questo i kresniki benefattori in cer-
ti casi intervenivano anche come guaritori di diverse malattie, come i benandanti friulani.

In Istria nella medicina popolare è però possibile riconoscere tre categorie di attori:
protettori, terapeuti e provocatori di malattie. In Istria i kresniki/krsniki e le kresnice/krsni-
ce perlomeno nella seconda metà del XX sec. non si sono occupati di salute terapeuti-
ca ma svolgevano il ruolo di visionari, profeti e difensori contro le forze negative e gli es-
seri ostili. I procedimenti terapeutici (annullamento del malocchio) in buona parte erano
eseguiti dalle donne più anziane, talvolta anche chiamate streghe (štrige) (Lipovec Čeb-

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