Page 44 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso
ron, 2008, 116–17). Come si è detto ogni villaggio aveva uno o più guaritori e guaritrici di
quel genere e solo nell’ultimo decennio del XX sec. si è giunti a una netta prevalenza dei
medicinali ufficiali e in pare anche complementari (Lipovec Čebron, 2008, 148). Streghe
(štrige) stregoni (štrigoni), kodlaki e more erano considerati in Istria quelli che provocava-
no diverse malattie, che molto spesso erano persone del vicinato o della famiglia, di soli-
to di sesso femminile (Lipovec Čebron, 2008, 141).
Dai verbali friulani, di cui disponiamo a volontà in forma letteraria e commentata, è
evidente che l’iniziale sospetto e successivamente condannato Menocchio difendeva una
cosmogonia che non era conforme a quella biblica. Secondo le sue convinzioni, il mondo
sorse spontaneamente dal caos, di cui originariamente faceva parte anche Dio. Col cre-
scere della sua autocoscienza, così erano cresciute anche la sua volontà e potenza (Gin-
zburg, 2010, 99). Dichiarò pertanto nel suo interrogatorio su Dio »Sì, come crescete lui la
cognitione, così crebbe in lui volere et potere« (Ginzburg, 2010, 102). Molto simile era an-
che la spiegazione popolare slovena della creazione del mondo. La storia fantastica, tra-
scritta nel 1855 a Šiška e pubblicata tre anni dopo, tratta del fatto che all’inizio del mondo
Dio sentì il desiderio di fare il bagno. Si tuffò nel mare e con un’unghia portò in superficie
la nostra Terra (Šmitek, 2000, 10 (n° 1)). La seconda favola dello stesso periodo descri-
ve come Dio, in seguito, quando si svegliò dal sonno, con ogni sguardo creò una stella.
Si meravigliò e sentì il desiderio di guardare la propria creazione. Nel viaggio proseguiva il
processo creativo e il risultato finale era la creazione dell’uomo (Šmitek, 2000, 15 (n° 11)).
Dal desiderio divino crebbe la volontà; così si potrebbe intendere anche dal frammento
da Rig veda (10.129.3): »Per primo in lui nacque il desiderio, che fu il primo seme dello spirito«.
Tuttavia Menocchio non credeva che il mondo lo avesse potuto creare Dio e dubi-
tava anche del racconto biblico sul peccato originale. Da terra, aria, acqua e fuoco secon-
do la sua convinzione era sorta una massa, come dal latte si forma il formaggio (zangola-
tura dell’oceano nella cosmogonia indiana!). In questo formaggio si sarebbero sistemati,
proprio come i vermi, Dio e gli angeli. Uno dei testimoni nel suo processo raccontò che
da Menocchio aveva sentito dire:
che nel principio questo mondo era niente, et che dall’acqua del mare fu batuto
come una spuma, et si coagulò come un formaggio, dal quale poi nacque gran mol-
titudine di vermi, et questi vermi diventorno homini, delli quali il più potente e sa-
piente fu Iddio, al quale gl’altri resero obedientia. (Ginzburg, 2010, 99)
Davanti alla commissione inquisitrice inquirente, la posizione di Menocchio ven-
ne compromessa anche dal dubbio sulla nascita senza peccato originale di Cristo, che lui
considerava innazitutto un uomo. Parlò degli angeli caduti (cacciati), del fatto che tutte le
religioni fossero uguali davanti a Dio e che non bisognasse adorare le immagini di Dio, ne-
gava la santità dell’ostia, criticò i privilegi della Chiesa Cattolica, che avrebbe dovuto es-
sere semplice e senza pompe, e inoltre aggiunse che andando a confessarsi dal prete e
come andare a confessarsi da un albero (Ginzburg, 2010, 43, 50, 51, 52). Questa è un’allu-
sione ad un antico culto degli alberi sacri che si era conservato a lungo sotto la cristianiz-
zazione ufficiale nella memoria e talvolta anche nella prassi di molte generazioni.
Menzionò il »mondo nuovo« di abbondanza, piacere e ozio, di cui da una parte nei
racconti contadini se ne parla come Paese di Cuccagna, dall’altra anche i primi resoconti
sull’America (Ginzburg, 2010, 132). Le visioni gastronomiche italiane e anche friulane del
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ron, 2008, 116–17). Come si è detto ogni villaggio aveva uno o più guaritori e guaritrici di
quel genere e solo nell’ultimo decennio del XX sec. si è giunti a una netta prevalenza dei
medicinali ufficiali e in pare anche complementari (Lipovec Čebron, 2008, 148). Streghe
(štrige) stregoni (štrigoni), kodlaki e more erano considerati in Istria quelli che provocava-
no diverse malattie, che molto spesso erano persone del vicinato o della famiglia, di soli-
to di sesso femminile (Lipovec Čebron, 2008, 141).
Dai verbali friulani, di cui disponiamo a volontà in forma letteraria e commentata, è
evidente che l’iniziale sospetto e successivamente condannato Menocchio difendeva una
cosmogonia che non era conforme a quella biblica. Secondo le sue convinzioni, il mondo
sorse spontaneamente dal caos, di cui originariamente faceva parte anche Dio. Col cre-
scere della sua autocoscienza, così erano cresciute anche la sua volontà e potenza (Gin-
zburg, 2010, 99). Dichiarò pertanto nel suo interrogatorio su Dio »Sì, come crescete lui la
cognitione, così crebbe in lui volere et potere« (Ginzburg, 2010, 102). Molto simile era an-
che la spiegazione popolare slovena della creazione del mondo. La storia fantastica, tra-
scritta nel 1855 a Šiška e pubblicata tre anni dopo, tratta del fatto che all’inizio del mondo
Dio sentì il desiderio di fare il bagno. Si tuffò nel mare e con un’unghia portò in superficie
la nostra Terra (Šmitek, 2000, 10 (n° 1)). La seconda favola dello stesso periodo descri-
ve come Dio, in seguito, quando si svegliò dal sonno, con ogni sguardo creò una stella.
Si meravigliò e sentì il desiderio di guardare la propria creazione. Nel viaggio proseguiva il
processo creativo e il risultato finale era la creazione dell’uomo (Šmitek, 2000, 15 (n° 11)).
Dal desiderio divino crebbe la volontà; così si potrebbe intendere anche dal frammento
da Rig veda (10.129.3): »Per primo in lui nacque il desiderio, che fu il primo seme dello spirito«.
Tuttavia Menocchio non credeva che il mondo lo avesse potuto creare Dio e dubi-
tava anche del racconto biblico sul peccato originale. Da terra, aria, acqua e fuoco secon-
do la sua convinzione era sorta una massa, come dal latte si forma il formaggio (zangola-
tura dell’oceano nella cosmogonia indiana!). In questo formaggio si sarebbero sistemati,
proprio come i vermi, Dio e gli angeli. Uno dei testimoni nel suo processo raccontò che
da Menocchio aveva sentito dire:
che nel principio questo mondo era niente, et che dall’acqua del mare fu batuto
come una spuma, et si coagulò come un formaggio, dal quale poi nacque gran mol-
titudine di vermi, et questi vermi diventorno homini, delli quali il più potente e sa-
piente fu Iddio, al quale gl’altri resero obedientia. (Ginzburg, 2010, 99)
Davanti alla commissione inquisitrice inquirente, la posizione di Menocchio ven-
ne compromessa anche dal dubbio sulla nascita senza peccato originale di Cristo, che lui
considerava innazitutto un uomo. Parlò degli angeli caduti (cacciati), del fatto che tutte le
religioni fossero uguali davanti a Dio e che non bisognasse adorare le immagini di Dio, ne-
gava la santità dell’ostia, criticò i privilegi della Chiesa Cattolica, che avrebbe dovuto es-
sere semplice e senza pompe, e inoltre aggiunse che andando a confessarsi dal prete e
come andare a confessarsi da un albero (Ginzburg, 2010, 43, 50, 51, 52). Questa è un’allu-
sione ad un antico culto degli alberi sacri che si era conservato a lungo sotto la cristianiz-
zazione ufficiale nella memoria e talvolta anche nella prassi di molte generazioni.
Menzionò il »mondo nuovo« di abbondanza, piacere e ozio, di cui da una parte nei
racconti contadini se ne parla come Paese di Cuccagna, dall’altra anche i primi resoconti
sull’America (Ginzburg, 2010, 132). Le visioni gastronomiche italiane e anche friulane del
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