Page 47 - Luka Juri, Autopoiesi di sistemi-regione. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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2.2 Struttura sociale 47

Va notato che il bilinguismo non è presente sull’intero territorio
dell’Istria slovena, ma soltanto in parte dei quattro comuni, cioè dove
si riconosce la presenza autoctona della comunità nazionale italiana.

Le minoranze «meridionali»

Già dalla precedente analisi, oltre all’esiguità ma alla comunque vi-
sibile presenza della comunità nazionale italiana, considerata autoc-
tona, spunta anche un altro dato: secondo i dati del censimento del
2002, il 29,32% della popolazione dell’Istria slovena ha indicato un’ap-
partenenza etnica diversa da quella slovena o italiana. Una porzione
importante della popolazione, quasi un terzo, che merita particolare
attenzione.

Storicamente, l’Istria slovena ha conosciuto, negli anni della Jugo-
slavia socialista, un notevole afflusso di popolazione proveniente dal-
le altre repubbliche dell’ex-Jugoslavia. Dalla Croazia, Serbia (ed in ma-
niera particolare dalla provincia autonoma del Kosovo, da dove pro-
veniva popolazione di etnia prevalentemente albanese), dalla Bosnia,
dal Montenegro e dalla Macedonia (dalle ultime due in misura minore
– il che risulta comprensibile se si considera la loro esigua dimensio-
ne per popolazione e territorio) arrivarono in Slovenia spedizioni or-
ganizzate di immigranti, accompagnati spesso persino dalle famiglie,
per prestare manodopera a basso costo ad una repubblica in fase di
forte crescita economica. Non tutte le regioni slovene furono testimo-
ni di ciò allo stesso modo – quelle prevalentemente industriali furo-
no la destinazione preferita e tra queste vanno annoverate le città più
grandi, oltre a nuovi insediamenti nati proprio allo scopo di sviluppa-
re l’industria (come Jesenice a nordovest, Velenje a nord di Celje e la
più piccola Kidricˇevo nei pressi di Ptuj) e la fascia costiera, dove l’ar-
rivo in massa di queste popolazioni aveva una doppia funzione. Da
un lato, manodopera per lo sviluppo industriale e portuale, dall’altro
venivano a sostituirsi, insieme a immigrati interni provenienti dal re-
sto della Slovenia, comunque più esigui per numero, alla popolazione
italiana che abbandonò quasi totalmente l’Istria slovena (vedi Tabel-
la 2.1 a pagina 44). A questo scopo furono costruiti, come del resto in
altre parti del Paese, interi nuovi isolati per accomodare queste nuove
popolazioni: Monte Marco e Prisoje a Capodistria, Livade ad Isola e
alcuni edifici anche a Lucia a sud di Portorose.

Il fatto che spesso arrivarono famiglie intere o comunque in fase
di formazione, contribuì a mantenere viva queste comunità «meri-
dionali», in quanto l’educazione famigliare, compresa la lingua ma-
dre, veniva data nella lingua d’origine (principalmente in serbo o l’al-
banese), col risultato che seppure non o poco organizzate, le diver-
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