Page 15 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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ia universitatis anche tutta la nostra faccenda s’inquadra- ce della campagna non riesce a comprendere. La
va nell’ordine meraviglioso delle cose e che, percezione del cambiamento accomuna tutti, ma
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 15 pur non partecipando direttamente di quel- ciascuno risponde con sensazioni proprie al mu-
la meraviglia, rientrava tuttavia in quell’ordi- tamento: tutti i personaggi sono ormai, tra loro,
ne semplicemente perché a essa necessario. degli “io-monadi”. Nel momento in cui si oltre-
Necessario quindi che un gruppo di gente passa la frontiera è come se il «cerchio magico»
venisse presa e caricata sui camion (anzi sce- si spezzasse irrimediabilmente, e di conseguenza
gliesse da sé e salisse spontaneamente il suo mutasse anche il carattere dell’individuo: si di-
camion) per essere trapiantata in una terra venta diversi e come stranieri gli uni agli altri.
tanto simile alla sua ma all’opposto confi-
ne, dalla quale era sempre in grado di intra- Di come siano cambiati i suoi compaesani
vedere all’orizzonte le proprie colline che via una volta oltrepassato il confine si accorge la fra-
via si sciolgono livide nel mare. […] ed era per gile Giustina, la ragazza di Petrovia, protagoni-
questo forse [perché tutto pareva rientrare sta femminile del romanzo, la cui vicenda, rac-
nella meravigliosa armonia delle cose] che io contata in brani narrativi distinti da quelli in cui
allora allungavo il passo per staccarmi il più il protagonista è Valdo, l’uomo di Petrovia, è nar-
possibile dalla città e avvicinarmi a quella ba- rata in terza persona. Per buona parte del roman-
racca ormai già un poco mia, forse perché zo le due vicende seguono due percorsi differenti
aveva preso un po’ del mio colore e dell’odo- che non s’intersecano, e sono raccontate in spazi
re della mia pelle. Sapevo che lì mi sarei sen- narrativi dedicati alternativamente ai due perso-
tito di nuovo al mio giusto posto, nello stato naggi. Sono due storie parallele «che si sfiorano
più vero e più mio, ossia pienamente nell’or- ma non si incontrano», scrive Cesare De Miche-
dine meraviglioso delle cose […].20 lis nella postfazione, e aggiunge:
Ne La ragazza di Petrovia il confine, con- in realtà la struttura binaria che Tomizza co-
siderato nelle sue varie dimensioni - fisica, so- struisce in un sapiente crescendo, dappri-
ciale, psicologica, affettiva, interiore - è il per- ma contrapponendo le due vicende in due
no su cui poggia la stessa strategia compositiva. parti distinte e poi intrecciandole in una se-
L’opera si articola in due distinti piani narrati- rie sempre più rapida di brevi e stringenti ca-
vi che non si intersecano, come se fossero sepa- pitoletti, sostiene il discorso ideologico che
rati da una linea non valicabile che li divide, da più gli sta a cuore, rompendo ogni volta la
un confine, appunto. Il mutamento stilistico e struggente malinconia che ci avvince e rapi-
la difficoltà rappresentativa che l’autore affron- sce.21
ta sapientemente nel suo secondo romanzo sem-
brano accompagnare il cambiamento della real- Solo a p. 136 dell’edizione dell’opera qui ci-
tà che si propone agli esuli. Da una realtà nota e tata, a una fase avanzata dello snodarsi della vi-
interpretabile come quella di Materada, e dalla cenda, avviene l’incontro tra i due, quando Val-
narrazione delle istanze semplici dei protagonisti do si reca nella baracca di Gusto, presso il quale
(la rivendicazione della proprietà, il risentimen- Giustina è ospite, per proporgli un lavoro.
to nei confronti dello zio padrone, il sentimento
ambiguo verso una nuova realtà, quella sociali- Entrai da Gusto e come prima cosa vidi ve-
sta, che mette in discussione i valori fondamen- nirmi incontro quella ragazza che teneva
tali del mondo contadino), si passa alla descrizio- una coperta in braccio e non sapeva dove po-
ne della condizione di alienazione vissuta dopo sarla. Subito mi domandai quale motivo po-
l’esodo, alla rappresentazione di una realtà sco- teva aver indotto quella nostra ragazzetta si-
nosciuta e imprevedibile, che la gente sempli- lenziosa e ora più pallida in viso e gli occhi
ancora più smarriti a trovarsi proprio nella
20 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 83, 84, 88.
21 Cesare De Michelis, “Nota”, in La ragazza di Petrovia (Venezia:
Marsilio, 1986), 205.
va nell’ordine meraviglioso delle cose e che, percezione del cambiamento accomuna tutti, ma
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 15 pur non partecipando direttamente di quel- ciascuno risponde con sensazioni proprie al mu-
la meraviglia, rientrava tuttavia in quell’ordi- tamento: tutti i personaggi sono ormai, tra loro,
ne semplicemente perché a essa necessario. degli “io-monadi”. Nel momento in cui si oltre-
Necessario quindi che un gruppo di gente passa la frontiera è come se il «cerchio magico»
venisse presa e caricata sui camion (anzi sce- si spezzasse irrimediabilmente, e di conseguenza
gliesse da sé e salisse spontaneamente il suo mutasse anche il carattere dell’individuo: si di-
camion) per essere trapiantata in una terra venta diversi e come stranieri gli uni agli altri.
tanto simile alla sua ma all’opposto confi-
ne, dalla quale era sempre in grado di intra- Di come siano cambiati i suoi compaesani
vedere all’orizzonte le proprie colline che via una volta oltrepassato il confine si accorge la fra-
via si sciolgono livide nel mare. […] ed era per gile Giustina, la ragazza di Petrovia, protagoni-
questo forse [perché tutto pareva rientrare sta femminile del romanzo, la cui vicenda, rac-
nella meravigliosa armonia delle cose] che io contata in brani narrativi distinti da quelli in cui
allora allungavo il passo per staccarmi il più il protagonista è Valdo, l’uomo di Petrovia, è nar-
possibile dalla città e avvicinarmi a quella ba- rata in terza persona. Per buona parte del roman-
racca ormai già un poco mia, forse perché zo le due vicende seguono due percorsi differenti
aveva preso un po’ del mio colore e dell’odo- che non s’intersecano, e sono raccontate in spazi
re della mia pelle. Sapevo che lì mi sarei sen- narrativi dedicati alternativamente ai due perso-
tito di nuovo al mio giusto posto, nello stato naggi. Sono due storie parallele «che si sfiorano
più vero e più mio, ossia pienamente nell’or- ma non si incontrano», scrive Cesare De Miche-
dine meraviglioso delle cose […].20 lis nella postfazione, e aggiunge:
Ne La ragazza di Petrovia il confine, con- in realtà la struttura binaria che Tomizza co-
siderato nelle sue varie dimensioni - fisica, so- struisce in un sapiente crescendo, dappri-
ciale, psicologica, affettiva, interiore - è il per- ma contrapponendo le due vicende in due
no su cui poggia la stessa strategia compositiva. parti distinte e poi intrecciandole in una se-
L’opera si articola in due distinti piani narrati- rie sempre più rapida di brevi e stringenti ca-
vi che non si intersecano, come se fossero sepa- pitoletti, sostiene il discorso ideologico che
rati da una linea non valicabile che li divide, da più gli sta a cuore, rompendo ogni volta la
un confine, appunto. Il mutamento stilistico e struggente malinconia che ci avvince e rapi-
la difficoltà rappresentativa che l’autore affron- sce.21
ta sapientemente nel suo secondo romanzo sem-
brano accompagnare il cambiamento della real- Solo a p. 136 dell’edizione dell’opera qui ci-
tà che si propone agli esuli. Da una realtà nota e tata, a una fase avanzata dello snodarsi della vi-
interpretabile come quella di Materada, e dalla cenda, avviene l’incontro tra i due, quando Val-
narrazione delle istanze semplici dei protagonisti do si reca nella baracca di Gusto, presso il quale
(la rivendicazione della proprietà, il risentimen- Giustina è ospite, per proporgli un lavoro.
to nei confronti dello zio padrone, il sentimento
ambiguo verso una nuova realtà, quella sociali- Entrai da Gusto e come prima cosa vidi ve-
sta, che mette in discussione i valori fondamen- nirmi incontro quella ragazza che teneva
tali del mondo contadino), si passa alla descrizio- una coperta in braccio e non sapeva dove po-
ne della condizione di alienazione vissuta dopo sarla. Subito mi domandai quale motivo po-
l’esodo, alla rappresentazione di una realtà sco- teva aver indotto quella nostra ragazzetta si-
nosciuta e imprevedibile, che la gente sempli- lenziosa e ora più pallida in viso e gli occhi
ancora più smarriti a trovarsi proprio nella
20 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 83, 84, 88.
21 Cesare De Michelis, “Nota”, in La ragazza di Petrovia (Venezia:
Marsilio, 1986), 205.