Page 103 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
P. 103
senza bosco: la savana in carso

stra era aveva coniato la locuzione saxoso colle. Del suo famoso vino invece scriveva che
Pucina vina in saxo conquuntur, ossia che qui l’uva maturava tra i sassi (Vedaldi Iasbez, 1994,
390). Dunque, anche in epoca romana, quando storicamente la quantità di querce era al
massimo in epoca storica, la superficie del Carso si presentava anche, almeno in alcune
zone, spiccatamente rocciosa.

Sebbene le prove non siano numerose, sono tuttavia sufficienti per avanzare la fon-
data ipotesi che in passato il Carso fosse effettivamente boscoso, ma ciò non significa un
periodo ininterrotto in cui il bosco rimase intatto in un lungo stato di »climax« vegetati-
vo. Ma quel »in passato« è accaduto a più riprese tra la preistoria e l’antichità, e nel frat-
tempo il Carso è stato diverse volte scarsamente coperto di vegetazione, più o meno
come nella prima età moderna. Del resto ciò è coerente con l’interpretazione sostenu-
ta da Moreno e da Grove e Rackham (Moreno 1990, 17–19; Grove, Rackham, 2001, 188)
per la storia dell’ambiente mediterraneo. Sulla base dei già citati risultati delle indagini ar-
cheologiche, possiamo inoltre dedurre che con il Carso prevalentemente ricoperto di
»boschi chiari« di querce, già nella preistoria era presente la forma paesaggistica ovvero
ambientale corrispondente al concetto di prato boscato o »savana mediterranea«, che
almeno in parte era »culturale«. È interessante notare che nel 1819 a Doberdò usarono
la stessa espressione quando proposero che nel catasto fosse introdotta per i loro bo-
schi la categoria »boschi cedui chiari« (ASG, C, Doberdò, S4). A sostegno di questa ipo-
tesi è possibile addurre l’analoga lettura della storia dell’ambiente carsico e dell’uso delle
sue risorse naturali proposta da Slapšak, in altre parole del »periodo di addomestica-
mento del Carso«.

Le comunità umane della tarda preistoria con una continuità d’insediamento an-
che in epoca romana, si adattano con successo alle specificità dell’ambiente car-
sico e sviluppano un modello di vita, una cultura abitativa e un ambiente cultura-
le che per lungo tempo saranno riconoscibili come caratteristici di questa regione.
[…] Alle regole del gioco, che questo periodo ha stabilito per il rapporto tra l’uomo
e l’ambiente carsico, dovranno adeguarsi tutti. L’eccezionale continuità degli spazi
abitativi e dei siti d’insediamento […], l’originale e molteplice uso della pietra per
le costruzioni, […] i sistemi di controllo dell’acqua, le forme del paesaggio costrui-
to con i terrazzamenti a protezione dei terreni, la caratteristica sistemazione del-
le doline e i più diversi adeguamenti all’articolato rilievo carsico, le forme di pulizia
dei pascoli – sono tutti elementi di lungo periodo del paesaggio carsico, le cui radi-
ci affondano nelle strategie d’uso sviluppate dalle comunità dalla tarda preistoria in
tutta l’area del Carso (Slapšak, 1999, 163).

Potremmo aggiungere soltanto che l’adattamento era reciproco: infatti, com’è evi-
dente, anche l’uomo adeguava l’ambiente carsico ai propri usi e alle proprie necessità.

Nella tarda antichità e nell’alto medioevo la presenza della quercia andò costante-
mente riducendosi. A questo periodo risale il celebre Placito del Risano dell’804, che tra
le altre questioni regolava pure l’accesso alle risorse naturali tra le città istriane della co-
sta, compresa Trieste, e la popolazione slava dell’entroterra. Il Placito riguardava un’a-
rea che, oltre alla penisola istriana, certamente comprendeva anche per lo meno parte

103
   98   99   100   101   102   103   104   105   106   107   108