Page 106 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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paesaggio culturale e ambiente del carso

occupavano una grande parte della superficie totale, ma che al contempo comprendeva-
no i terreni meno produttivi e i suoli marginali. Inoltre, le doline individuali lavorate e le
ograde si trovavano nelle zone più fertili ossia meno scadenti delle superfici comuni, seb-
bene i campi nelle doline lavorate fossero pur sempre di scarsa qualità, come fu riscon-
trato in diversi luoghi durante la compilazione del catasto franceschino. Questo proces-
so innescò quindi una crescente pressione del pascolo collettivo sulle superfici di minor
pregio.

Più o meno parallelamente all’estendersi della coltivazione negli appezzamenti (mi-
gliori) delle terre comuni, che determinava una contrazione dello spazio destinato al pa-
scolo, probabilmente si diradavano gli alberi per compensare, aumentare e anche mi-
gliorare la superficie a pascolo. In questo senso va probabilmente compresa la prassi
registrata sul ciglione carsico sopra Trieste, che destò non poca preoccupazione in sede
di consiglio cittadino. Infatti, nel 1698 fu riferito che le grise (pietraie carsiche) dei villag-
gi del territorio triestino »vengono totalmente estirpate, e che i contadini di dette ville
nelli boschi publici tagliano le radici alli arbori acciò si sechino« (Masiello, 1992, 44). Vie-
ne da chiedersi come, nel corso dell’età moderna, le comunità del Carso guardassero al
processo di allestimento di appezzamenti individuali recintati nei terreni collettivi, che
erano un elemento costitutivo insostituibile dell’economia e del sistema agricolo carsico,
come abbiamo avuto modo di conoscerlo attraverso il catasto franceschino e all’inter-
no del quale il pascolo aveva un importante ruolo. Le comunità, infatti, gestivano le su-
perfici comuni e in cambio del loro uso pagavano determinati tributi al signore fondiario.
Quest’ultimo aveva tutto l’interesse affinché fossero allestite doline coltivate e recinzio-
ni sulla terra collettiva, visto che egli stesso doveva dare il proprio consenso e stabilire il
corrispettivo che avrebbe poi esatto, oltre al fatto che per i terreni dissodati riceveva un
tributo maggiore rispetto a quello previsto precedentemente per la stessa superficie di
landa carsica. D’altro canto è difficile immaginare che un tale numero d’interventi dei sin-
goli sui terreni comuni potesse avvenire eludendo le comunità di villaggio e il loro assen-
so, ma questo aspetto va ancora indagato. Qui naturalmente insorgono anche interroga-
tivi di più ampia portata, come le controversie di confine tra le singole comunità riguardo
allo sfruttamento delle terre comuni, testimoniate anche in Carso (Mappa 11), i conten-
ziosi tra le comunità e i signori feudali in merito all’accesso ai terreni collettivi e alla sua li-
mitazione, e infine la percezione del diritto d’accesso alle risorse naturali e della loro in-
dispensabile natura collettiva da parte della popolazione rurale.43

Se passiamo ora alla questione della sostenibilità del sistema di sfruttamento del-
le risorse naturali in Carso nell’età moderna, possiamo partire dalla constatazione che le
modalità d’uso degli alberi e delle superfici boschive, indicate in apertura attraverso la de-
scrizione critica dei funzionari nel 1724, erano essenzialmente le stesse che si incontrano
cent’anni più tardi nel catasto Franceschino dove, attraverso le spiegazioni dei contadi-
ni, abbiamo compreso anche la loro logica. Si tratta di due punti di vista differenti rispet-
to alle stesse pratiche: prassi certamente non insensate e sconsideratamente distruttive,
bensì sistematiche e razionali per la gente che viveva in quelle località. Esse confermano
l’assunto metodologico per cui dobbiamo »lasciar emergere dalle fonti i sistemi coltura-

43 Su questi temi esiste un’ampia letteratura internazionale, per cui qui ricorderemo soltanto Bianco, 2004,
quale esempio dal vicino Friuli, Alfani, Rao, 2011, per l’area italiana in genere, e Thompson, 1991, per un
contesto più ampio. Un interessante esempio di lotta per le terre comuni in Laurenti, 2014.

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