Page 111 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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senza bosco: la savana in carso

Da quanto sopra detto si ricava che, in caso di imboschimento del Carso in maggio-
ranza a pino nero, non si può sperare nella volontaria collaborazione della popola-
zione e che, se questa specie dovesse essere imposta alle comunità quasi per for-
za, ciò potrebbe comportare una certa resistenza o in seguito, quando le crescenti
compagini di pino nero avessero reso impossibile l’uso dei pascoli, anche una guer-
ra fra l’economia forestale e l’allevamento del bestiame (Scharnaggl 2008, 95–96).

Secondo Grove e Rackham il rimboschimento del Carso sloveno è stato il primo
caso del genere nel Mediterraneo, altrove simili iniziative furono realizzate successiva-
mente. Nel Settecento e ancor più nell’Ottocento in tutta Europa cominciò a »sviluppar-
si il conflitto tra forestali e pastori per l’utilizzazione della foresta«. Alla fine »vinceranno
i forestali […] appoggiati come sono da tutto l’apparato amministrativo degli Stati e dall’i-
deologia delle classi proprietarie« (Sigaut, 1982, 49–50). Gli strali dei moderni tecnici fo-
restal erano rivolti contro le tradizionali forme di gestione delle risorse boschive, per la
definizione delle quali è proposto il concetto di »uso multiplo delle risorse« e di »econo-
mia integrale del bosco« (Sansa, 1996, 205, 211; Sansa, 2012, 262–263). Anche il caso del
nostro Carso esprime tutto ciò. La popolazione locale voleva avere il Carso così come lo
aveva forgiato, perché corrispondente al suo sistema economico. Dapprima tentò di vol-
gere a proprio vantaggio le pressioni in favore del rimboschimento e indirizzarlo in modo
che fosse in sintonia con l’esistente metodo di gestione del territorio, proponendo un’es-
senza arborea che rispondeva alle sue necessità (l’orniello). A tale proposito è molto in-
teressante la previsione del perito, secondo il quale nel caso di un ampio rimboschimento
del Carso con il pino nero sarebbe potuta scoppiare una »guerra« tra l’economia fore-
stale e quella contadina. E, in effetti, scoppiò. Nell’arco di trent’anni, tra la fine dell’Otto-
cento e gli inizi del Novecento, quando il rimboschimento sul Carso era in pieno corso e
si piantava prevalentemente il pino nero, solo nell’area del Carso triestino si contarono
oltre cento incendi delle nuove piantagioni le cui cause rimasero »ignote« (Tabella 5). In-
dubbiamente si trattava per la maggior parte di fuochi appiccati dagli abitanti del Carso a
difesa del loro ambiente, del paesaggio e non da ultimo del loro sistema economico e del-
la sostenibilità sociale. Questo, ovviamente, non significa che la vita e il lavoro sul pietro-
so Carso fossero comodi, al contrario, erano faticosi, duri come la pietra.

Tabella 5: Prospetto degli incendi boschivi nel territorio di Trieste nel periodo
1882–1913

Area Piante di pino Età Causa degli incendi
incendiata delle
Perite Danneg- piante Faville Pallonci- Ignota Totale
(ha) giate 1–40 di loco- ni aeros- 190
motive
tatici

85,90 188.788 26.713 65 20 105

Fonte: Masiello, 1992, 49.

In realtà, il rimboschimento del Carso triestino rappresentava anche dell’altro, e
precisamente la conquista e l’occupazione »urbana« della campagna, il che è reso eviden-
te anche dalla decisione di rinominare i »nuovi boschi«, scegliendone le denominazioni
tra i cognomi di illustri cittadini triestini, ignorando del tutto i toponimi locali esistenti. Il
mutamento dell’ambiente con il rimboschimento comportò al contempo la sua radicale

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