Page 53 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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La seconda si ebbe invece nell’ambito della riforma agraria austriaca (l’esonero del suo-
lo) che dopo il 1848 andò abolendo i resti del sistema feudale. Attraverso complessi pro-
cedimenti e trattative, da una parte furono liquidate le servitù e ciò che restava del regi-
me di sudditanza della popolazione rurale, mentre dall’altra agli individui e alle comunità
fu attribuita la piena proprietà dei terreni sui quali in precedenza gravavano diversi titoli
di possesso e usufrutto, caratteristici del sistema feudale. Un esempio. Nell’ambito degli
accordi sull’esonero del suolo tra la signoria di Duino e le comunità di Repen (Rupingran-
de), Opicina e Vrhovlje-Voglje (1864), in merito ai boschi in cui le comunità in questione
avevano diritti di pascolo si stabilì tra l’altro quanto segue:

tutti gli interessati si impegnano a costruire entro l’anno a metà con il comune di
Opicina un muro di pietra a secco di 3 piedi in altezza e 2 in larghezza lungo la de-
finenda linea di demarcazione che diverrà linea di confine, diversamente sarà data
esecuzione a spese e a rischio della parte inadempiente.

Contestualmente, in seguito all’accordo di liquidazione dei canoni fondiari, la signo-
ria di Duino cedeva, dietro pagamento, il »godimento in proprietà« sugli stessi fondi4. In
questi casi l’erezione dei muretti fu dunque richiesta dalle autorità competenti e aveva
come scopo esplicito la demarcazione dei nuovi limiti della nuova proprietà. Ma questi
nuovi muri non costituivano più delle chiusure di campi o prati, bensì delle vere e proprie
linee di confine che attraversavano la landa e i boschi. Nell’ambito delle stesse operazio-
ni, un abitante di Fernetti fu

riconosciuto come proprietario esclusivo della particella di terreno prativo circonda-
ta da un muro di pietra a secco [ograda], in cambio [della] rinuncia a ogni pretesa
sui contesi terreni a pascolo comunale assegnati a Rupingrande.

Anche i muri che furono costruiti nel contesto dell’imboschimento del Carso tra la
fine dell’Ottocento e il primo Novecento segnavano limiti di proprietà, che in questi casi
era spesso pubblica: il comune di Trieste, per esempio, pose lungo i muri che cingevano le
sue piantagioni di pino nero dei cippi di confine con il proprio stemma (FVG, 1992; Lago,
1980, 508–510). Questi stessi muri al contempo e in modo altrettanto chiaro delimitava-
no le superfici in base alla destinazione colturale, poiché distinguevano le nuove pianta-
gioni dai circostanti terreni desolati, in particolare in relazione al pericolo, per le piantine,
costituito dal bestiame al pascolo.

Sia nel caso dell’esonero del suolo sia dell’imboschimento è comunque possibile
notare anche come le autorità pubbliche, fosse lo stato o il comune urbano, abbiano fat-
to uso a propri fini di un elemento paesaggistico tradizionale, il muro in pietra a secco.
Tra le diverse funzioni che esso svolgeva nel paesaggio culturale, le amministrazioni po-

4 Il seguente passo dell’accordo dà un’idea di quanto fosse complessa la situazione precedente, espressi-
one del sistema socioeconomico tradizionale, e quindi quanto fossero intricate le operazioni in questi-
one: »Le rappresentanze dei Comuni di Rupingrande e Opicina, così come quella delle località di Vogle
e Vrhovlje sono d’accordo che debbano cessare il finora esistente reciproco uso di pascolo da parte del
Comune di Rupingrande sui pascoli comunali del Comune di Opicina e da parte del Comune di Opicina
sui pascoli comunali del Comune di Rupingrande, come pure il fin qui esistente uso di pascolo da parte
del Comune di Rupingrande sui pascoli comunali del Comune di Vogle-Vrhovlje e da parte di quest’ul-
timo sui pascoli comunali del Comune di Rupingrande«, Archivio di Stato di Trieste, I. R. Luogotenenza,
N° 19852/1250 (1862–1865).

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