Page 63 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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mutamenti

le della forma di possesso e anche violandolo (si pensi alla suddivisione dei masi registra-
ta e a quella nascosta).

All’atto delle transazioni, i contadini verosimilmente tendevano a evitare, nella mi-
sura del possibile, di pagare i corrispettivi al signore e ciò contribuisce al fatto che dai do-
cumenti d’archivio non siano sempre evidenti gli effettivi rapporti di possesso. Gli urbari,
le stime e la rimanente documentazione rivelano quei casi di divisione dei masi che erano
resi pubblici dal fatto che erano stati dichiarati e quindi registrati: così si riscontrano men-
zioni di mezzi masi, quarti di maso e così via.

I tributi dovuti alle signorie nei primi decenni del Seicento indicano piuttosto chia-
ramente come la situazione variasse di caso in caso in misura anche consistente. I fatto-
ri principali delle specificità locali traevano origine da una parte dalle condizioni naturali
e dalla collocazione geografica, dall’altra dai diritti e dalle competenze relative a ogni sin-
gola signoria, area e villaggio. Qui ci soffermeremo sui tratti comuni. Uno dei più eviden-
ti è costituito dall’elevato grado di concentrazione del possesso e dei diritti, e quindi del
potere, nelle mani dei detentori delle signorie (censi, tributi per le terre comuni, i disso-
damenti e i vigneti, decime, tasse giudiziarie e competenze fiscali), soprattutto laddove le
signorie erano più estese (Duino, Reifenberg, Schwarzenegg).1

Tratti comuni sono riscontrabili anche nella composizione della rendita in natura
delle signorie. Ovunque tra i cereali prevalevano il frumento e l’avena, laddove le condi-
zioni lo consentivano, anche il vino e il bestiame minuto rivestivano un ruolo importante.
L’indirizzo preferenziale dei tributi verso il frumento, l’avena, il vino e il denaro si realiz-
zava sia attraverso i consueti censi e decime, sia con una pressione selettiva verso que-
sti stessi generi e la diffusione delle relative colture. Tuttavia, l’agricoltura in Carso aveva
un carattere policolturale, rispecchiato chiaramente dalla variegata composizione delle
decime, legata alle necessità alimentari della popolazione contadina e alle condizioni am-
bientali particolarmente difficili. Ciò nonostante il frumento e l’avena probabilmente pre-
valevano anche nei campi, sia in conseguenza delle richieste del signore, percettore della
rendita, sia perché insieme al vino rappresentavano un’opportunità commerciale anche
per il contadino, nella misura in cui rimanevano disponibili una volta assolte le varie gra-
vezze. Ad ogni modo l’agricoltura in Carso era piuttosto scarsa, dato che l’ammontare
complessivo delle rendite in natura di tutte le signorie del Carso, che costituiva buona
parte del surplus realizzato, non era sufficiente a coprire il fabbisogno di grano e vino di
neanche una delle piccole città vicine, come Trieste e Gorizia (5.000 abitanti circa). Con-
temporaneamente, per lo meno gli strati più poveri della popolazione rurale, con il pro-
prio raccolto netto non raggiungevano il livello di sussistenza.

Nell’ambito dell’allevamento prevaleva il bestiame minuto. Sulla base dei tributi è
possibile desumere che nella prima metà del Seicento nell’area litoranea fosse diffuso so-
prattutto l’allevamento delle capre, mentre nelle zone interne dell’altipiano prevaleva-
no le pecore. Dal punto di vista economico l’allevamento del bestiame minuto integrava
l’attività agricola, anche indirettamente attraverso la trasformazione artigianale dei suoi
prodotti in forma di formaggio e di lavorati e semilavorati di lana e pellame. I maiali era-
no allevati anche con il sistema del pascolo libero (ghiande).

1 Entro l’ambito di queste giurisdizioni territoriali esistevano anche altri signori fondiari, mentre le signorie
menzionate detenevano terre anche al di fuori del territorio di propria giurisdizione.

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