Page 65 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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mutamenti

Il processo di frazionamento continuò sul lungo periodo. Se nel 1494 l’urbario della
signoria di Duino registrava a Tomaj 19 masi interi, nel 1756 le erano tributarie ben 56 fra-
zioni di maso. Nel 1827 esistevano a Tomaj ancora soltanto due masi interi, il resto erano
frazioni (mezzi, quarti, ottavi); i più numerosi erano i quarti di maso. Quelli interi dispo-
nevano di 7 o 8 ettari di arativi e vigneti e 10 ovvero 14 ettari di prati, boschi e pascoli. Le
aziende più piccole (ottavi di maso) disponevano invece in media di mezzo ettaro di cam-
pi e vigne e tra i due e i tre ettari di altre superfici colturali (Moritsch, 1969, 73).

Parallellelamente alla graduale frammentazione dei masi si svolse un altro processo,
la fondazione di nuove aziende agricole, dette kajže, caratterizzate dal fatto che in preva-
lenza avevano a disposizione superfici colturali più ristrette. Oltre a queste andava com-
parendo uno strato sociale di popolazione quasi senza terra, i sottani (gostači, Untersas-
sen). Verso la fine del Cinquecento e agli inizi del Seicento entrambi questi strati sociali di
recente formazione e di più bassa condizione erano già divenuti piuttosto numerosi: nel
1624 nella signoria di Reifenberg furono conteggiati 249 masi e 524 kajže, mentre in quel-
la di Duino (1637) a fronte di 273 masi vi erano un centinaio di kajže.3

Accanto alla frammentazione delle aziende agricole esistenti e alla fondazione di
nuove, nel corso dell’età moderna e nell’Ottocento andarono progressivamente allar-
gandosi le superfici coltivate. Al fine di soddisfare il bisogno di nuove terre, i contadini
del Carso dissodavano nuovi terreni su suoli via via meno fertili (marginali), che richiede-
vano una crescente entità di lavori di sistemazione e sempre nuovi muri in pietra. Dato
che l’ampliamento delle superfici coltivabili avveniva anche con il dissodamento di nuo-
ve doline in mezzo alla landa, le doline lavorate e cintate divennero un elemento sem-
pre più presente nel paesaggio culturale del Carso.4 Questo processo può essere segui-
to dal Cinquecento fino all’Ottocento incluso e, nell’area del Litorale sloveno, è possibile
riscontrargli un parallelo almeno nel Tolminese; anche qui nel Seicento e nel Settecento
il dissodamento di nuovi campi e prati (novali) avveniva su terre comuni (Panjek, 2002).

È difficile immaginare che un processo tanto esteso e prolungato di dissodamen-
to delle terre comuni (landa), utilizzate collettivamente dalle comunità rurali, possa es-
sere avvenuto senza che i vicini ne fossero a conoscenza. Verosimilmente le iniziative ve-
nivano quindi concordate all’interno delle comunità, sebbene ciò non significhi che non
vi fossero conflitti. Le società rurali tradizionali erano conflittuali, le dispute avvenivano
sia tra i vicini all’interno della comunità sia tra comunità vicine. In quest’ultimo caso a es-
sere oggetto delle dispute erano spesso proprio i diritti d’uso collettivo delle terre co-
muni e i dissodamenti al loro interno, in particolare lungo i confini tra comunità o giuri-
sdizioni. Una bella rappresentazione grafica di un simile conflitto è costituita dal disegno
delle quasi trenta doline lavorate che nel 1771 i membri della comunità di Tomaj distrus-
sero lungo i confini del proprio territorio a danno dei contadini delle signorie di Duino e
Schwarzenegg (Mappa 11).

La crescente pressione sulla terra testimoniata da questi sviluppi può essere com-
presa alla luce di una progressiva crescita della popolazione, sebbene tranne questi indi-
catori più o meno indiretti non vi siano ancora dati demografici attendibili. Un altro fat-

3 Panjek, 2004. Come già detto, bisogna tenere conto del fatto che la maggioranza dei masi era in verità
abitata da più nuclei famigliari.

4 Nella signoria di Duino si nota, per esempio, un numero crescente di doline coltivate e cintate nel mez-
zo della landa (Luchitta, 2005, 22–23).

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