Page 39 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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combattenti notturni: eresie contadine e stregonerie in slovenia e friuli
tronco di vite prima del primo allattamento. Questo avrebbe assunto tutte le forze ne-
gative e poi si si sarebbe seccato (Kelemina, 1930, 92 (n° 38)).
In un primo tempo i vedomci non avevano una connotazione negativa, che ricevet-
tero solo quando si mescolarono con stregoni, vampiri e lupi mannari (volklodlaki). Di
questo ne riferisce nel suo libro sull’Istria (1641) il vescovo di Cittanova d'Istria Tommasi-
ni. L’estratto sotto citato nella traduzione slovena del 1993 contiene mancanze ed erro-
ri, per questo motivo lo pubblico nuovamente nella versione corretta. Quando si fanno
delle correzioni, va considerata una notazione di contenuto simile, però leggermente di-
versa, pubblicata nel supplemento che segue l’ottava parte del libro di Tommasini nella
descrizione di Pinguente-Buje:
Tengono ancora, e non gli si può cavar dalla fantasia, che siano alcuni uomini, i quali
nati sotto certe costellazioni, e quelli specialmente che nascono vestiti in una certa
membrana (questi chiamano cresnidi, e quegli altri uncodlachi) vadino di notte sul-
le strade incrociate con lo spirito, ed anco per le case a far paura o qualche danno
e che si sogliono congregar insieme in alcune più famose crociere, particolarmente
nel tempo delle quattro tempora ed ivi combatter gli uni con gli altri per l’abbon-
danza o carestia di ciascuna specie di entrate, e perciò molti di tal credenza scioc-
ca sogliono mangiar l’aglio ogni tempora, credendo che l’odor di questo gli preser-
vi dai timori e nocumenti di quelli. Alcuni altri a quest’oggetto abbrucciano capelli o
corni e scarpe vecchie. Tanto può appresso i semplici una inveterata e tra loro spes-
so confermata, benché sciocca opinione. (Tommasini, 1837, 519–29)
I benandanti friulani come loro arma brandivano calami di aneto (Anethum graveo-
lens), maghi e streghe si difendevano con canne di sorgo. »Armi« di questo tipo natural-
mente non si sarebbero potute utilizzare in scontri nel mondo terreno, ma nelle visioni
estatiche manifestavano un potere apotropaico. Raffiguravano simbolicamente il potere
della vegetazione, infatti dall’esito della battaglia dipendeva il raccolto di quell’anno. Il fi-
nocchio (Foeniculum vulgare) o l’anice (Pimpinella anisum) avevano una particolare pro-
prietà apotropaica; il termine finoccchio significava anche al »diavolo!«. La paglia di sor-
go aveva una canna nella quale si poteva nascondere uno spirito malvagio (mora e simili).
Gli Istriani più poveri mescolavano i grani di sorgo con altri di frumento e da questa fari-
va facevano il pane (Tommasini, 1993, 63). Dalla paglia di saggina ricavavano anche le sco-
pe, che le streghe impiegavano di notte per volare alle loro congreghe con spiriti, demo-
ni e anime dei morti. A queste adunanze scandalose, secondo le accuse degli inquisitori,
prendevano parte anche donne benandanti, per venire a conoscenza chi dei paesani sa-
rebbe morto l'anno successivo.
Arma degli stregoni friulani erano anche le pale da forno (Nardon, 1999, 119). Que-
sti attrezzi anche altrove in Europa simboleggiano forni o focolari, dove le vecchie – le
streghe fanno le loro magie (Marjanić, 2006, 183). Per i vedomci sloveni era anche carat-
teristico combattere con treskilniki ardenti, ciocchi di legno sgrossati dai contadini per il-
luminare gli spazi abitativi nelle case. Perché i vedomci non li rubassero, i contadini vi in-
tagliavano tre croci (Kelemina, 1930, 90 (n° 36/I)). Questo strumento è paragonabile alle
torce ardenti che sono ricordate in altre storie slovene sui vedomci (Kelemina, 1930, 93
(n° 38)). Il fuoco terreste è anche un’immagine del fulmine celeste e può avere anche un
significato apotropaico di incenerimento delle forze impure.
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tronco di vite prima del primo allattamento. Questo avrebbe assunto tutte le forze ne-
gative e poi si si sarebbe seccato (Kelemina, 1930, 92 (n° 38)).
In un primo tempo i vedomci non avevano una connotazione negativa, che ricevet-
tero solo quando si mescolarono con stregoni, vampiri e lupi mannari (volklodlaki). Di
questo ne riferisce nel suo libro sull’Istria (1641) il vescovo di Cittanova d'Istria Tommasi-
ni. L’estratto sotto citato nella traduzione slovena del 1993 contiene mancanze ed erro-
ri, per questo motivo lo pubblico nuovamente nella versione corretta. Quando si fanno
delle correzioni, va considerata una notazione di contenuto simile, però leggermente di-
versa, pubblicata nel supplemento che segue l’ottava parte del libro di Tommasini nella
descrizione di Pinguente-Buje:
Tengono ancora, e non gli si può cavar dalla fantasia, che siano alcuni uomini, i quali
nati sotto certe costellazioni, e quelli specialmente che nascono vestiti in una certa
membrana (questi chiamano cresnidi, e quegli altri uncodlachi) vadino di notte sul-
le strade incrociate con lo spirito, ed anco per le case a far paura o qualche danno
e che si sogliono congregar insieme in alcune più famose crociere, particolarmente
nel tempo delle quattro tempora ed ivi combatter gli uni con gli altri per l’abbon-
danza o carestia di ciascuna specie di entrate, e perciò molti di tal credenza scioc-
ca sogliono mangiar l’aglio ogni tempora, credendo che l’odor di questo gli preser-
vi dai timori e nocumenti di quelli. Alcuni altri a quest’oggetto abbrucciano capelli o
corni e scarpe vecchie. Tanto può appresso i semplici una inveterata e tra loro spes-
so confermata, benché sciocca opinione. (Tommasini, 1837, 519–29)
I benandanti friulani come loro arma brandivano calami di aneto (Anethum graveo-
lens), maghi e streghe si difendevano con canne di sorgo. »Armi« di questo tipo natural-
mente non si sarebbero potute utilizzare in scontri nel mondo terreno, ma nelle visioni
estatiche manifestavano un potere apotropaico. Raffiguravano simbolicamente il potere
della vegetazione, infatti dall’esito della battaglia dipendeva il raccolto di quell’anno. Il fi-
nocchio (Foeniculum vulgare) o l’anice (Pimpinella anisum) avevano una particolare pro-
prietà apotropaica; il termine finoccchio significava anche al »diavolo!«. La paglia di sor-
go aveva una canna nella quale si poteva nascondere uno spirito malvagio (mora e simili).
Gli Istriani più poveri mescolavano i grani di sorgo con altri di frumento e da questa fari-
va facevano il pane (Tommasini, 1993, 63). Dalla paglia di saggina ricavavano anche le sco-
pe, che le streghe impiegavano di notte per volare alle loro congreghe con spiriti, demo-
ni e anime dei morti. A queste adunanze scandalose, secondo le accuse degli inquisitori,
prendevano parte anche donne benandanti, per venire a conoscenza chi dei paesani sa-
rebbe morto l'anno successivo.
Arma degli stregoni friulani erano anche le pale da forno (Nardon, 1999, 119). Que-
sti attrezzi anche altrove in Europa simboleggiano forni o focolari, dove le vecchie – le
streghe fanno le loro magie (Marjanić, 2006, 183). Per i vedomci sloveni era anche carat-
teristico combattere con treskilniki ardenti, ciocchi di legno sgrossati dai contadini per il-
luminare gli spazi abitativi nelle case. Perché i vedomci non li rubassero, i contadini vi in-
tagliavano tre croci (Kelemina, 1930, 90 (n° 36/I)). Questo strumento è paragonabile alle
torce ardenti che sono ricordate in altre storie slovene sui vedomci (Kelemina, 1930, 93
(n° 38)). Il fuoco terreste è anche un’immagine del fulmine celeste e può avere anche un
significato apotropaico di incenerimento delle forze impure.
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