Page 69 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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fiabe e racconti di dutovlje e dintorni nell’annotazione di lovro žvab
termine »pripovedka«. Con il suo senso per le lingue ed in particolar modo per lo slove-
no, la sua lingua materna, noncurante dei contemporanei impiegò quest’espressione che
molti anni più tardi fu messa in rilievo da Milko Matičetov come più adeguato nella lingua
slovena e fu raccomandato l’uso del termine »povedka« al posto di »pripovedka«. Nel-
le pubblicazioni di Žvab il termine »povedka« non è rinvenibile, il che è forse tra le altre
cose anche una conseguenza dei cambiamenti effettuati dai redattori delle riviste nelle
quali pubblicava i propri testi.
I racconti di Žvab in confronto ai scritti dei suoi contemporanei, che altresì raccol-
sero la tradizione narrativa del Litorale Sloveno – per esempio Ivan Črv, Ivan Kokošar,
Jožef Kraglj, Jožef Cejan, Anton Pegan e Tonca Zlozna, le cui raccolte si sono conserva-
te nel fondo di Štrekelj – sono a questi affini per l’arcaicità. Tonca Zlozna proprio come
Žvab annotò a Gorjansko la fiaba su »Barbablù« (ATU 311);8 in egual modo anche Ivan
Kokošar raccolse più tipi e motivi narrativi affini. Tra gli autori elencati emerge Anton Pe-
gan, che raccolse canti e racconti popolari prima degli altri – già nel 1868 e nel 1869 – e
che conosceva alcuni ottimi favolisti, non a caso alcune sue fiabe e alcuni suoi racconti
sono molto belli.9
La più recente tradizione narrativa, che è stata raccolta nelle vicinanze dei luoghi,
dove Žvab aveva svolto le prime ricerche, si differenzia dai suoi racconti in modo più evi-
dente. Ho preso a confronto due raccolte: Rodiške pravce in zgodbe (Fiabe e storie di Ro-
dik) di Jasna Majda Peršolja e Fiabe e leggende Triestine e Giuliane, raccolte da Luigina Batti-
sutta. Troviamo comunque anche nella raccolta di Majda Peršolja per esempio la fiaba di
»Barbablù« – »Ti vedo già« (Peršolja, 2000, 110–14), ma quest’ultima è molto più lunga e
raccontata più dettagliatamente. La fiaba è stata raccontata dall’ottimo narratore Vladi-
mir Babič (familiarmente Vlado Valinov, nato nel 1909) e nelle annotazioni sono conserva-
ti la lingua ed i termini dialettali, anche se si sente l’influenza della lingua standard. Peršolja
ha raccolto un ricco repertorio di fiabe e racconti di Rodik ben narrati, con numerosi es-
seri ed animali mitici, sebbene abbia parzialmente trasformato i racconti. In modo simile
Luigina Battisutta (2007) ha adattato la tradizione narrativa triestina in modo letterario.
Oggi infatti i raccoglitori della tradizione narrativa di solito provvedono anche che il libro
sia linguisticamente e letterariamente perfetto. Al contrario Lovro Žvab non aveva que-
sta tendenza. I raccoglitori del XIX sec. cercavano soprattutto di conservare e raccoglie-
re quanta più tradizione popolare autoctona e non correggevano o miglioravano l’aspet-
to linguistico. L’influenza della letteratura sulla gente più umile all’epoca praticamente non
esisteva. Le storie del Carso, raccolte nel suo libro da Luigina Battisutta, sono cinque e
sebbene conservano i motivi della tradizione narrativa, sono adattate in senso letterario.
Raccontano di come Dio abbia creato il Carso; del boccale nel quale in una grotta carsi-
ca i folletti custodiscono i venti; del sepolcro di Carlo Magno nella Val Rosandra; di Go-
ran e dei banditi; degli abissi e del tesoro di Attila alle sorgenti del Timavo. I suoi raccon-
ti sono tutti collegati al paesaggio, il che è anche tipico di una tradizione contemporanea,
che è mantenuta in vita proprio dal suo legame con l’ambiente locale. Oggi il genius loci
svolge un ruolo importante nella nascita e nella conservazione di storie e racconti locali.
8 Tonca Zlozna, Fiaba sulle tre figlie, ŠZ 7/59.
9 La tradizione narrativa di Pegan è stata pubblicata: Anton Pegan, Indija Komandija: Prozna ljudska bese-
dila z Vipavskega, Goriškega, s Krasa in Tolminskega iz 19. stoletja, Franc Černigoj (red.). Ljubljana: Založ-
ba ZRC 2007.
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termine »pripovedka«. Con il suo senso per le lingue ed in particolar modo per lo slove-
no, la sua lingua materna, noncurante dei contemporanei impiegò quest’espressione che
molti anni più tardi fu messa in rilievo da Milko Matičetov come più adeguato nella lingua
slovena e fu raccomandato l’uso del termine »povedka« al posto di »pripovedka«. Nel-
le pubblicazioni di Žvab il termine »povedka« non è rinvenibile, il che è forse tra le altre
cose anche una conseguenza dei cambiamenti effettuati dai redattori delle riviste nelle
quali pubblicava i propri testi.
I racconti di Žvab in confronto ai scritti dei suoi contemporanei, che altresì raccol-
sero la tradizione narrativa del Litorale Sloveno – per esempio Ivan Črv, Ivan Kokošar,
Jožef Kraglj, Jožef Cejan, Anton Pegan e Tonca Zlozna, le cui raccolte si sono conserva-
te nel fondo di Štrekelj – sono a questi affini per l’arcaicità. Tonca Zlozna proprio come
Žvab annotò a Gorjansko la fiaba su »Barbablù« (ATU 311);8 in egual modo anche Ivan
Kokošar raccolse più tipi e motivi narrativi affini. Tra gli autori elencati emerge Anton Pe-
gan, che raccolse canti e racconti popolari prima degli altri – già nel 1868 e nel 1869 – e
che conosceva alcuni ottimi favolisti, non a caso alcune sue fiabe e alcuni suoi racconti
sono molto belli.9
La più recente tradizione narrativa, che è stata raccolta nelle vicinanze dei luoghi,
dove Žvab aveva svolto le prime ricerche, si differenzia dai suoi racconti in modo più evi-
dente. Ho preso a confronto due raccolte: Rodiške pravce in zgodbe (Fiabe e storie di Ro-
dik) di Jasna Majda Peršolja e Fiabe e leggende Triestine e Giuliane, raccolte da Luigina Batti-
sutta. Troviamo comunque anche nella raccolta di Majda Peršolja per esempio la fiaba di
»Barbablù« – »Ti vedo già« (Peršolja, 2000, 110–14), ma quest’ultima è molto più lunga e
raccontata più dettagliatamente. La fiaba è stata raccontata dall’ottimo narratore Vladi-
mir Babič (familiarmente Vlado Valinov, nato nel 1909) e nelle annotazioni sono conserva-
ti la lingua ed i termini dialettali, anche se si sente l’influenza della lingua standard. Peršolja
ha raccolto un ricco repertorio di fiabe e racconti di Rodik ben narrati, con numerosi es-
seri ed animali mitici, sebbene abbia parzialmente trasformato i racconti. In modo simile
Luigina Battisutta (2007) ha adattato la tradizione narrativa triestina in modo letterario.
Oggi infatti i raccoglitori della tradizione narrativa di solito provvedono anche che il libro
sia linguisticamente e letterariamente perfetto. Al contrario Lovro Žvab non aveva que-
sta tendenza. I raccoglitori del XIX sec. cercavano soprattutto di conservare e raccoglie-
re quanta più tradizione popolare autoctona e non correggevano o miglioravano l’aspet-
to linguistico. L’influenza della letteratura sulla gente più umile all’epoca praticamente non
esisteva. Le storie del Carso, raccolte nel suo libro da Luigina Battisutta, sono cinque e
sebbene conservano i motivi della tradizione narrativa, sono adattate in senso letterario.
Raccontano di come Dio abbia creato il Carso; del boccale nel quale in una grotta carsi-
ca i folletti custodiscono i venti; del sepolcro di Carlo Magno nella Val Rosandra; di Go-
ran e dei banditi; degli abissi e del tesoro di Attila alle sorgenti del Timavo. I suoi raccon-
ti sono tutti collegati al paesaggio, il che è anche tipico di una tradizione contemporanea,
che è mantenuta in vita proprio dal suo legame con l’ambiente locale. Oggi il genius loci
svolge un ruolo importante nella nascita e nella conservazione di storie e racconti locali.
8 Tonca Zlozna, Fiaba sulle tre figlie, ŠZ 7/59.
9 La tradizione narrativa di Pegan è stata pubblicata: Anton Pegan, Indija Komandija: Prozna ljudska bese-
dila z Vipavskega, Goriškega, s Krasa in Tolminskega iz 19. stoletja, Franc Černigoj (red.). Ljubljana: Založ-
ba ZRC 2007.
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