Page 64 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso
ri di Reidar Christiansen (1958). Questo racconto è diffuso non solo in Slovenia ma an-
che altrove in Europa e in America, perfino nella tradizione africana (Mencej, 2006, 249).
Il folklorista americano Wyland Hand la collega con la tradizione di altri esseri mitici, che
opprimono e soffocano l’uomo (Hand, 1973). Mencej ha scoperto dei resti ancora vivi
delle tradizioni di questo genere nel Kozjansko, nella Slovenia orientale.
Dai racconti sopra riportati si allontana l’ultimo racconto, comico, di Žvab, il n° 22
»Dio crea Eva dalla coda di cane«, che si inserisce nel modello fiabesco internazionale
ATU 798. In altre varianti di questo modello fiabesco, Dio crea la donna dalla coda del-
la scimmia, del diavolo, del gatto o della volpe. Questa leggenda comica esprime un rap-
porto ostile, misogino verso le donne ed è molto diffusa in Europa ed in America, in par-
ticolar modo in Sud America. Evidentemente durante il suo viaggio migratorio è giunta a
Lokev vicino a Sežana, dove è stata annotata da Lovro Žvab.
Streghe e maghi
Nei racconti di Žvab le magie sono compiute soprattutto da preti, sagrestani, frammas-
soni, sindaci francesi, osti croati, novelli sacerdoti italiani e naturalmente maghi e streghe.
È interessante che prevalgano i maghi maschi, che si manifestano soprattutto nel ruolo di
cercatori di tesori, e che fra le cosiddette »streghe del vicinato« ovvero »streghe del vil-
laggio«5 possiamo considerare solo due protagoniste dei racconti di Žvab. Questi dista-
cchi dalla tradizione contemporanea, in cui prevalgono proprio »le streghe del vicinato«,
confermano l’esistenza di una profonda divergenza tra i racconti popolari nel XIX sec. ed
il materiale folklorico contemporaneo.
Fra i cosiddetti racconti di migrazione si inseriscono accanto alla storia già esami-
nata »La strega ferrata« ovvero il racconto n° 8 »Il demonio cavalca (nel senso figurativo
può allude al raporto sessuale) la cuoca del prete«, anche il racconto n° 3 »Di un ragaz-
zo e di una ragazza che pensava di sposarla se non fosse una strega« da Dutovlje. Que-
sto racconto comprende il motivo internazionalmente riconosciuto della costola di le-
gno, del quale aveva già scritto più ampiamente Milko Matičetov (1956). In Slovenia era
particolarmente diffuso lungo il Litorale il racconto delle streghe che sbranano una ritar-
dataria, si passano le sue ossa e alla fine la ricompongono di nuovo accorgendosi di una
costola mancante e perciò al posto dell’osso inseriscono una costola di legno. Peraltro
è conosciuta in Istria e nella Croazia nord-occidentale, nell’Italia Settentrionale e in Au-
stria, Repubblica Ceca, Ungheria e Germania (Matičetov, 1956, 80). Secondo ogni pro-
babilità la crudeltà della punizione in questo racconto è un eco dei rituali d’iniziazione
con smembramento fitizio delle vittime. Possiamo rintracciare dei parallelismi nel misti-
cismo dionisico ellenistico. Da ciò derivano forse anche in Tirolo le rappresentazioni del-
lo smembramento di quelli che incrociano Pehtra – si destano solo quando il loro corpo
è nuovamente ricomposto (Pocs, 2989, 42). La sostituzione di una costola mancante con
il legno di pioppo presenta paralleli con la credenza, conservatasi anche in Slovenia, se-
condo la quale l’uomo che in un periodo pericoloso s’imbatte nella divja jaga dopo l’in-
contro si trova indebolito con dolori alla gamba o in altre parti del corpo, dove gli è stata
conficcata l’accetta. Le iele rumene prendono un osso della gamba a colui che le distur-
ba durante il rito. Sostituiscono l’osso con uno di legno e lo restituiscono alla stessa ora,
5 L’espressione »del vicinato« ovvero »streghe del villaggio« è stata stabilita da Mirjam Mencej (2006, 93).
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ri di Reidar Christiansen (1958). Questo racconto è diffuso non solo in Slovenia ma an-
che altrove in Europa e in America, perfino nella tradizione africana (Mencej, 2006, 249).
Il folklorista americano Wyland Hand la collega con la tradizione di altri esseri mitici, che
opprimono e soffocano l’uomo (Hand, 1973). Mencej ha scoperto dei resti ancora vivi
delle tradizioni di questo genere nel Kozjansko, nella Slovenia orientale.
Dai racconti sopra riportati si allontana l’ultimo racconto, comico, di Žvab, il n° 22
»Dio crea Eva dalla coda di cane«, che si inserisce nel modello fiabesco internazionale
ATU 798. In altre varianti di questo modello fiabesco, Dio crea la donna dalla coda del-
la scimmia, del diavolo, del gatto o della volpe. Questa leggenda comica esprime un rap-
porto ostile, misogino verso le donne ed è molto diffusa in Europa ed in America, in par-
ticolar modo in Sud America. Evidentemente durante il suo viaggio migratorio è giunta a
Lokev vicino a Sežana, dove è stata annotata da Lovro Žvab.
Streghe e maghi
Nei racconti di Žvab le magie sono compiute soprattutto da preti, sagrestani, frammas-
soni, sindaci francesi, osti croati, novelli sacerdoti italiani e naturalmente maghi e streghe.
È interessante che prevalgano i maghi maschi, che si manifestano soprattutto nel ruolo di
cercatori di tesori, e che fra le cosiddette »streghe del vicinato« ovvero »streghe del vil-
laggio«5 possiamo considerare solo due protagoniste dei racconti di Žvab. Questi dista-
cchi dalla tradizione contemporanea, in cui prevalgono proprio »le streghe del vicinato«,
confermano l’esistenza di una profonda divergenza tra i racconti popolari nel XIX sec. ed
il materiale folklorico contemporaneo.
Fra i cosiddetti racconti di migrazione si inseriscono accanto alla storia già esami-
nata »La strega ferrata« ovvero il racconto n° 8 »Il demonio cavalca (nel senso figurativo
può allude al raporto sessuale) la cuoca del prete«, anche il racconto n° 3 »Di un ragaz-
zo e di una ragazza che pensava di sposarla se non fosse una strega« da Dutovlje. Que-
sto racconto comprende il motivo internazionalmente riconosciuto della costola di le-
gno, del quale aveva già scritto più ampiamente Milko Matičetov (1956). In Slovenia era
particolarmente diffuso lungo il Litorale il racconto delle streghe che sbranano una ritar-
dataria, si passano le sue ossa e alla fine la ricompongono di nuovo accorgendosi di una
costola mancante e perciò al posto dell’osso inseriscono una costola di legno. Peraltro
è conosciuta in Istria e nella Croazia nord-occidentale, nell’Italia Settentrionale e in Au-
stria, Repubblica Ceca, Ungheria e Germania (Matičetov, 1956, 80). Secondo ogni pro-
babilità la crudeltà della punizione in questo racconto è un eco dei rituali d’iniziazione
con smembramento fitizio delle vittime. Possiamo rintracciare dei parallelismi nel misti-
cismo dionisico ellenistico. Da ciò derivano forse anche in Tirolo le rappresentazioni del-
lo smembramento di quelli che incrociano Pehtra – si destano solo quando il loro corpo
è nuovamente ricomposto (Pocs, 2989, 42). La sostituzione di una costola mancante con
il legno di pioppo presenta paralleli con la credenza, conservatasi anche in Slovenia, se-
condo la quale l’uomo che in un periodo pericoloso s’imbatte nella divja jaga dopo l’in-
contro si trova indebolito con dolori alla gamba o in altre parti del corpo, dove gli è stata
conficcata l’accetta. Le iele rumene prendono un osso della gamba a colui che le distur-
ba durante il rito. Sostituiscono l’osso con uno di legno e lo restituiscono alla stessa ora,
5 L’espressione »del vicinato« ovvero »streghe del villaggio« è stata stabilita da Mirjam Mencej (2006, 93).
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