Page 66 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso

abitanti di Dutovlje nella valle vicino a Prosecco presso Trieste, cercò di dissotterrare un
tesoro con l’aiuto della stola della prima messa. Quando erano già vicini, si sentì dalla terra:

Non datemi nessun fastidio, mi sono stati consegnati questi denari e devono tra-
scorrere ancora mille anni prima che possano essere prelevati; adesso mancano an-
cora sedici anni.

Evidentemente nella fantasia popolare è rimasta memoria di uno straniero, proba-
bilmente un sacerdote, a cui venivano attribuiti poteri magici. La gente semplice era spes-
so diffidente verso gli stranieri, i giovani sacerdoti o studenti e talvolta li collegava con la
stregoneria.

I Francesi, in questo caso i sindaci francesi, sono ricordati anche in un frammento
del XVI sec. »Ai tempi francesi«. In esso sono collegati con la giurisprudenza. Perché giu-
dicassero in modo mite, la gente portava ai sindaci francesi dei doni e di nascosto pro-
nunciava delle parole »magiche«:

Che Dio ci aiuti,
colpisci, colpisci coccodè!

Di tesori parlano anche i racconti n° 20 »Apprendisti stregoni al Vogelski dol«, il n°
21 »Il pozzo col tesoro«. Nella prima storia il tesoro è nascosto in una grotta tra Dol vici-
no a Voglje e Monrupino, dove due apprendisti stregoni sotto un arbusto di ginepro han-
no preso una chiave e con questa hanno aperto una porta che spalancava l’accesso a una
grotta piena di denaro, in mezzo alla quale era sdraiato un grande cane.

Secondo il racconto n° 21 in un pozzo sul monte Žekenc, al confine tra Dutovlje e
Monrupino, sarebbe nascosta un’enorme campana piena di barre d’oro, d’argento e di
perle. L’uomo però può vedere questo pozzo solo una volta nella vita. I pastori hanno
visto il pozzo, ma appena gli hanno girato le spalle è scomparso e l’ambiente circostante
era del tutto cambiato.

Come ci si può arricchire con l’aiuto della magia ovvero grazie a un legame col dia-
volo o con un folletto, è descritto nelle storie n° 10 »I massoni« e nel n° 12 »Blagonič«. Nel
primo racconto una società di massoni chiamati framassoni, avrebbe avuto la sede a Trie-
ste in una casa nascosta, nella quale sono appesi alle pareti i ritratti dei membri. Quan-
do il ritratto impallidisce, uno dei membri lo trafigge con un coltello e il membro ritratto
muore e si accascia al suolo. I membri avrebbero infatti venduto le proprie anime al dia-
volo ed in cambio avrebbero ricevuto molto denaro.

Nel racconto n° 12, un padrone allevò il blagonič dal uovo di un gallo nero di sette
anni, dal quale di solito nasceva un drago (Grafenauer, 1956) o un folletto. Così come il
folletto anche il blagonič porta al padrone del denaro, ma se costui non gli dà cibo buo-
no e abbondante, il blagonič allora si vendica e lo abbandona. L’essere mitico blagonič si
è conservato solo nella tradizione slovena in questo racconto di Žvab. Evidentemente si
tratta di una denominazione locale per un essere mitico simile a un folletto o a un drago
(Kropej, 2008, 178–79; 2012, 110).

Esseri mitici

Oltre a Špic parkelj e blagonič, che sono già stati menzionati, nei racconti di Žvab, fra gli es-
seri mitici c’è anche il lintvern nell’annotazione n° 23:

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