Page 73 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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Il paesaggio mitico di Gropada
nell’ambito delle memorie orali
del Carso con riferimento
ad un piu’ ampia tradizione Europea
Katja Hrobat Virloget e Petra Kavrečič
Partendo dal presupposto che la tradizione mitica del Carso è già stata trattata in sva-
riate pubblicazioni (si veda Hrobat, 2010a; Čok, 2012; Pleterski, 2014 e numerosi al-
tri studi), nel presente contributo il tema verrà esaminato solo in base a quanto è
emerso da nuove ricerche sul campo a Gropada, nel Carso Triestino. Mentre dalle ricer-
che sul Carso alcuni villaggi spiccavano per la ricchezza del proprio folklore e della tra-
dizione mitica e cultuale, come Rodik, Lokev (Corgnale), Prelože, di altre località erano
noti solo singoli elementi, seppure di particolare interesse. Negli anni passati si era diffu-
sa la notizia che gli abitanti di Gropada conoscessero una quercia con proprietà curative;
tale tradizione è diventata di pubblico dominio con la pubblicazione dei racconti di Jasna
Majda Peršolja (2005), in collaborazione con gli alunni delle scuole elementari di Basoviz-
za, Gropada e Padriciano. L’attenzione dei ricercatori si è recentemente concentrata su
Kačji grič (Colle dei serpenti) coi falò e i racconti sui serpenti e su »mrtva počivala« (luogo
di sosta dei morti, sosta dei morti) (Hrobat, 2010a, 91, 111). Considerando il potenziale rap-
presentato da Gropada con le proprie notevoli tradizioni mitiche, nell’ambito del proget-
to Living landscape abbiamo deciso di approfondire questa tradizione già nota e indagare
su potenziali ulteriori dati interessanti che potessero indicare una struttura più ampia del
paesaggio mitico. La ricerca sul campo non ha confermato alcuni dei racconti già pubbli-
cati, come nel caso di Kačji grič, ha però recato alcune novità che possono essere inseri-
te in un contesto più ampio della tradizione mitica del Carso e europea.
Gropada è considerata uno dei villaggi più antichi nel Carso Triestino, considerato
che nei documenti scritti viene nominata per la prima volta all’inizio del XII sec. in relazio-
ne alla famiglia patrizia triestina dei Bonomo, che si presume possedesse in loco un vigne-
to. Gli abitanti del villaggio vennero indicati alla fine del XIII sec., quando l’insediamento
era una proprietà del vescovo di Trieste. In seguito divenne proprietà dei conti di Trie-
ste. Secondo il censimento del 1777–78, Gropada aveva 112 abitanti (Kalc, 2004, 138), nel
Novecento il numero non aumentò, dato che secondo il censimento del 2011 ce ne sono
270 (http://www.portaleabruzzo.com/nav/tabfrazioni.asp?id=3565#fragment-3, acqui-
sito 26.3.2015). Oltre alla maggioranza slovena, il villaggio ha denotato una massiccia im-
migrazione italiana, sia dalla fine della seconda guerra mondiale con l’immigrazione degli
optanti – esuli istriani che negli ultimi anni.
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nell’ambito delle memorie orali
del Carso con riferimento
ad un piu’ ampia tradizione Europea
Katja Hrobat Virloget e Petra Kavrečič
Partendo dal presupposto che la tradizione mitica del Carso è già stata trattata in sva-
riate pubblicazioni (si veda Hrobat, 2010a; Čok, 2012; Pleterski, 2014 e numerosi al-
tri studi), nel presente contributo il tema verrà esaminato solo in base a quanto è
emerso da nuove ricerche sul campo a Gropada, nel Carso Triestino. Mentre dalle ricer-
che sul Carso alcuni villaggi spiccavano per la ricchezza del proprio folklore e della tra-
dizione mitica e cultuale, come Rodik, Lokev (Corgnale), Prelože, di altre località erano
noti solo singoli elementi, seppure di particolare interesse. Negli anni passati si era diffu-
sa la notizia che gli abitanti di Gropada conoscessero una quercia con proprietà curative;
tale tradizione è diventata di pubblico dominio con la pubblicazione dei racconti di Jasna
Majda Peršolja (2005), in collaborazione con gli alunni delle scuole elementari di Basoviz-
za, Gropada e Padriciano. L’attenzione dei ricercatori si è recentemente concentrata su
Kačji grič (Colle dei serpenti) coi falò e i racconti sui serpenti e su »mrtva počivala« (luogo
di sosta dei morti, sosta dei morti) (Hrobat, 2010a, 91, 111). Considerando il potenziale rap-
presentato da Gropada con le proprie notevoli tradizioni mitiche, nell’ambito del proget-
to Living landscape abbiamo deciso di approfondire questa tradizione già nota e indagare
su potenziali ulteriori dati interessanti che potessero indicare una struttura più ampia del
paesaggio mitico. La ricerca sul campo non ha confermato alcuni dei racconti già pubbli-
cati, come nel caso di Kačji grič, ha però recato alcune novità che possono essere inseri-
te in un contesto più ampio della tradizione mitica del Carso e europea.
Gropada è considerata uno dei villaggi più antichi nel Carso Triestino, considerato
che nei documenti scritti viene nominata per la prima volta all’inizio del XII sec. in relazio-
ne alla famiglia patrizia triestina dei Bonomo, che si presume possedesse in loco un vigne-
to. Gli abitanti del villaggio vennero indicati alla fine del XIII sec., quando l’insediamento
era una proprietà del vescovo di Trieste. In seguito divenne proprietà dei conti di Trie-
ste. Secondo il censimento del 1777–78, Gropada aveva 112 abitanti (Kalc, 2004, 138), nel
Novecento il numero non aumentò, dato che secondo il censimento del 2011 ce ne sono
270 (http://www.portaleabruzzo.com/nav/tabfrazioni.asp?id=3565#fragment-3, acqui-
sito 26.3.2015). Oltre alla maggioranza slovena, il villaggio ha denotato una massiccia im-
migrazione italiana, sia dalla fine della seconda guerra mondiale con l’immigrazione degli
optanti – esuli istriani che negli ultimi anni.
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