Page 78 - Hrobat Virloget, Katja, Kavrečič, Petra, eds. (2015). Il paesaggio immateriale del Carso. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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il paesaggio immateriale del carso

nendo conto che ogni defunto diviene, quale portatore del principio di morte, stranie-
ro nella sua comunità (Risteski, 2001, 169–70), i suicidi sono ancora più pericolosi perché
muoiono di »una morte impura«. Dato che non possono trasferirsi nell’altro mondo, ri-
mangono sulla Terra e diventano dannosi esseri demoniaci (Vinogradova, 1999, 45–49).
Interessante è l’usanza a Rodik, dove i suicidi venivano trasportati in cimitero passando
oltre il muro e non attraverso il portone del cimitero (secondo l’opinione di Rado Luko-
vec di Rodik, ciò era permesso perché il cimitero non era proprietà della Chiesa). Sem-
bra che così si desiderasse impedire la contaminazione del passaggio benedetto – del
portone del cimitero. Del significato simbolico della porta narra già l’antica tradizione ri-
ferita all’episodio dell’uccisione da parte di Romolo del proprio fratello gemello, motiva-
ta dal fatto che Remo, al posto di utilizzare lo spazio limitato e ben definito che sarebbe
diventato la porta dell’antica Roma, saltò oltre il sacro tracciato confinario – (pomerio)
(Segaud, 2008, 121; vedasi pure Blumenthal, 1952, 1869–76).

La distinzione tra percorsi dei cortei funebri e percorsi di ritorno dal funerale è un
riflesso del principio di purificazione della dicotomia spaziale con lo scopo di assicurare
vie più sicure per i vivi (Dragan, 1999, 153–57; Lehr, 1999, 125–26). Tutte le usanze relative
alla morte erano rivolte all’eliminazione definitiva del morto dal mondo dei vivi motivata
dal pericolo della contaminazione dall’aldilà (Bacqué, 1997, 247–76; Baudry, 1997, 225–44).
Per questo era necessaria un’attività rituale, soprattutto sul cammino dei morti, per pre-
servare il confine, la divisione dello spazio e la garanzia dell’espulsione del morto e, con
esso, della morte stessa (Risteski, 2001, 169–170). Il simbolismo del tiglio sembra connes-
so con l’aldilà anche in altro modo. Il tiglio rientra tra gli alberi oggetto di culto, probabil-
mente tra i più tardi, propri degli Slavi (Šmitek 2004, 84). La tradizione di Rodik conosce
»il primo tiglio« che sarebbe stato trovato nella Cikova jama (La grotta di Cik, anche Abis-
so di Roditti) dove, secondo la tradizione, si apre il passaggio per l’aldilà (Hrobat, 2010a,
145). Secondo un indovinello è possibile giungere al centro del mondo proprio tramite
un tiglio. »A Ljubljana si trova un tiglio, cavo all’interno, e là c’è il centro del mondo« (Šmitek,
2004, 57). Da questi alberi sarebbe possibile salire al cielo o calarsi sottoterra. In certe
località della Slovenia crescono tigli nel centro del paese, sotto i quali sono posizionati ta-
voli e sedili di pietra (Šmitek, 2004, 57–62). Gli anziani del paese ed i capofamiglia discute-
vano e prendevano decisioni importanti su sedili di pietra sotto il tiglio anche in entram-
be le parti di Lokev. C’erano sete o nove sedili, al massimo sedici. »Chiesi a un vecchio,
perché vai sotto il tiglio? E lui mi disse, sai che se il tiglio ha 400 anni quante cose può appren-
dere dalla Terra! E va sempre più in alto, e andrà anche dopo di noi. E noi sentiamo che sotto
questo tiglio ci arriva una particolare saggezza. Qualche volta, diceva, dimoravano nella chio-
ma gli antichi dei, gli antichi dei che ci hanno poi trasmesso saggi pensieri...« (Čok, 2015; Bo-
ris Čok, 3.4.2015, Matavun).

Pri križu, Na počivališču, Počivalo (Presso la croce, Al luogo di sosta,
Alla sosta)

Uno dei più importanti elementi del folklore di Gropada sono la »mrtva počivala« o il
luogo di sosta dei morti che si trova lungo la strada tra questo villaggio e Basovizza. Anco-
ra oggi vi si trova una base lapidea di una croce di pietra, oggi scomparsa, cinta da prote-
zioni metalliche, dove oggi si eleva una croce più grande in ferro. La croce presso la quale

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