Page 14 - Luka Juri, Autopoiesi di sistemi-regione. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
P. 14
Introduzione
1.2 Il concetto di regione
Analizzando il concetto di spazio è normale tentare di delimitarlo, di
trovare i limiti di un insieme autosufficiente e più o meno collegato
con l’esterno. Il concetto di spazio, come del resto pure quello di ter-
ritorio, si presenta nella sua essenza come non delimitato ed infinito,
il che però lo rende onnicomprensivo e quindi non descrivibile. Ciò è,
dal punto di vista geografico un problema, nel senso che se si accetta
l’infinità e la non-delimitabilità dello spazio, non essendoci differen-
ze e non essendoci unità, lo studio diventa impossibile. Già Vidal de
la Blache (1913) aveva definito la geografia come scienza dei luoghi,
scegliendo appunto il plurale per indicare la presenza di più luoghi
distinti e diversi tra loro. Anche Roberto Mainardi indica la geografia
14 in maniera simile, sottolineando che essa si propone l’organizzazione
dello spazio ad opera dell’azione umana, con ciò che organizzazione
significa necessariamente delimitazione, differenziazione, definizio-
ne e possibilmente anche una più o meno sistematica catalogazione
(Mainardi 1998, 25).
Diventa chiara quindi la necessità di delimitare lo spazio in unità
più o meno diverse tra loro, ed ecco che si pone la questione di qua-
le criterio utilizzare. Se ne può evidentemente scegliere di svariati, di
natura fisica o orografica (valli, pianure, altipiani, ecc.), di natura bio-
logica (tundra, steppa, taiga, ecc.), oppure di natura sociale, dove se ne
presentano tanti quanti possono essere i settori di studio (etnici, eco-
nomici, politici). Consone allo scopo di questo lavoro appare la nozio-
ne della teoria generale dei sistemi che delimita lo spazio appunto in
sistemi, dove gli organi (in questo caso i soggetti-elementi geografici)
creano un organismo a sé stante (il sistema), definito geograficamente
come regione.
Elaborare una definizione precisa del concetto di regione è un’ope-
ra multidirezionale. «Chi si avvicina all’ampia letteratura prodotta su
questi argomenti – soprattutto all’inizio del secolo – deve districarsi
tra una terminologia estremamente varia, anche per le qualificazio-
ni attribuite alla regione (regione naturale ed umana, regione storica,
regione economica, urbana, omogenea, uniforme, semplice, funzio-
nale, e così via) e non tarda a constatare che stessi termini assumono
significati diversi – e talora anche sostanzialmente divergenti – non
solo con il volger delle epoche, ma anche a seconda degli autori di una
stessa epoca, e che tutto ciò riflette spesso confusione concettuale»
(Vallega 1983).
L’ambiguità che accompagna il concetto di regione ha dunque co-
me causa principale una certa polivalenza del termine, accentuata-
1.2 Il concetto di regione
Analizzando il concetto di spazio è normale tentare di delimitarlo, di
trovare i limiti di un insieme autosufficiente e più o meno collegato
con l’esterno. Il concetto di spazio, come del resto pure quello di ter-
ritorio, si presenta nella sua essenza come non delimitato ed infinito,
il che però lo rende onnicomprensivo e quindi non descrivibile. Ciò è,
dal punto di vista geografico un problema, nel senso che se si accetta
l’infinità e la non-delimitabilità dello spazio, non essendoci differen-
ze e non essendoci unità, lo studio diventa impossibile. Già Vidal de
la Blache (1913) aveva definito la geografia come scienza dei luoghi,
scegliendo appunto il plurale per indicare la presenza di più luoghi
distinti e diversi tra loro. Anche Roberto Mainardi indica la geografia
14 in maniera simile, sottolineando che essa si propone l’organizzazione
dello spazio ad opera dell’azione umana, con ciò che organizzazione
significa necessariamente delimitazione, differenziazione, definizio-
ne e possibilmente anche una più o meno sistematica catalogazione
(Mainardi 1998, 25).
Diventa chiara quindi la necessità di delimitare lo spazio in unità
più o meno diverse tra loro, ed ecco che si pone la questione di qua-
le criterio utilizzare. Se ne può evidentemente scegliere di svariati, di
natura fisica o orografica (valli, pianure, altipiani, ecc.), di natura bio-
logica (tundra, steppa, taiga, ecc.), oppure di natura sociale, dove se ne
presentano tanti quanti possono essere i settori di studio (etnici, eco-
nomici, politici). Consone allo scopo di questo lavoro appare la nozio-
ne della teoria generale dei sistemi che delimita lo spazio appunto in
sistemi, dove gli organi (in questo caso i soggetti-elementi geografici)
creano un organismo a sé stante (il sistema), definito geograficamente
come regione.
Elaborare una definizione precisa del concetto di regione è un’ope-
ra multidirezionale. «Chi si avvicina all’ampia letteratura prodotta su
questi argomenti – soprattutto all’inizio del secolo – deve districarsi
tra una terminologia estremamente varia, anche per le qualificazio-
ni attribuite alla regione (regione naturale ed umana, regione storica,
regione economica, urbana, omogenea, uniforme, semplice, funzio-
nale, e così via) e non tarda a constatare che stessi termini assumono
significati diversi – e talora anche sostanzialmente divergenti – non
solo con il volger delle epoche, ma anche a seconda degli autori di una
stessa epoca, e che tutto ciò riflette spesso confusione concettuale»
(Vallega 1983).
L’ambiguità che accompagna il concetto di regione ha dunque co-
me causa principale una certa polivalenza del termine, accentuata-