Page 18 - Luka Juri, Autopoiesi di sistemi-regione. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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Introduzione

già accennato sopra, l’uniformità non è affatto un elemento neces-
sario o determinante. I nuovi modelli regionali, tra l’altro, sempre più
influenzati dal potere accentratore esercitato dai poli industriali e dal-
le metropoli, si basano su un criterio di coesione, coesione esercitata
dall’azione coordinatrice di un centro. Come visto sopra, la regione
esiste dunque «in funzione» di tali centri, da cui la definizione di re-
gione funzionale. Alla base di questa teoria non viene posta l’indu-
stria in senso generale, ma l’industria principale, cioè quella partico-
lare industria capace di influenzare sia l’organizzazione del luogo in
cui sorge, sia quella del territorio circostante, fino a determinare l’or-
ganizzazione della regione. L’industria principale, o industria motri-
ce, attrae nel polo non soltanto attività che si dispongono sia a monte
che a valle del processo di produzione, ma anche attività che si di-
18 spongono lateralmente. Inoltre, le convenienze locali possono cresce-
re fino al punto da attrarre nel polo anche produzioni e servizi non
collegati al procedimento produttivo nell’industria motrice, ma che
qui trovano utile localizzarsi per usufruire dei servizi esistenti (Vallega
1995).

Si passa quindi ad uno studio di una realtà regionale non più se-
zionabile in senso verticale in «compartimenti» omogenei e fissi, ma
costruita piuttosto sulla base di relazioni e processi. Importante quin-
di la polarizzazione, la forza d’attrazione, la nodalità, le gerarchie di
centri e quindi le reti. La regione diventa quindi un insieme di flus-
si, vettori e formule e non più un ambiente definito da omogeneità,
stabilità, unità. Da ciò si sviluppa una scienza regionale, dominata sul
piano teorico da modelli tratti dal pensiero economico il cui statuto
scientifico gode da lunghi anni di una notevole attrattiva sull’insieme
delle scienze sociali (Racine and Cunha 1984).

Questo approccio funzionalista, facile preda dell’analisi spaziale e
della costruzione di modelli statici, teorici e generali, viene sviluppato
e sorpassato dalla critica di stampo foucaultiano: nell’attuale fase di
cambiamento discontinuo, attraverso la quale sta sorgendo la società
post-industriale, diventa inappropriato concepire la regione in mera
chiave funzionalista, in quanto essa prende poco in considerazione il
cambiamento ed affatto quello discontinuo. Secondo Vallega (1995),
il vero punto debole dell’approccio funzionalista sta nel suo riduzio-
nismo. La geografia regionale funzionalista non è capace di formula-
re una teoria generale sulla regione perché non riesce ad inquadrare
in un’unica immagine d’assieme la globalità delle funzioni esistenti
sul territorio, in continuo mutamento. Ad esempio, la teoria di Walter
Christaller (1933) che in chiave funzionalista definisce l’organizzazio-
ne del territorio sulla base di località centrali è imperniata soltanto su
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