Page 17 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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ia universitatis voler cambiare sgabuzzino o baracca in loro, si alla loro vista».33 Clandestina, anima inerme e
questo voler raccogliere il più possibile gen- ingenua che ingrossa la schiera dei vinti, Giusti-
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 17 te di Petrovia da parte di quell’uomo [Valdo, na si sente felice «per avercela fatta a fuggire pro-
che sta raccogliendo i profughi per qualche prio sotto gli occhi di loro che non si erano curati
giornata di lavoro, da manovale o muratore], di chiudere il cancello o almeno di mettersi sulle
se non un disperato tentativo di avvicinar- sue tracce».34 Il suo cammino ora è fatto di spa-
si il più possibile a Petrovia? […] È libera, do- zio e di sole. Non si ferma al posto di blocco da
mattina potrà ringraziare e scendere in città cui arrivano ordini secchi e minacciosi. Non ob-
e prendere la prima corriera senza neppure bedisce all’intimazione di arrestarsi e cade sot-
presentarsi dal cugino [il parente prete]. Ha to le fucilate delle guardie. Muore tra un confine
la sensazione di stare a galla e guardare il cie- e l’altro, in terra di nessuno. La sua fine è appe-
lo, senza alcuno sforzo, in un’acqua calda.30 na accennata, come si evince dal passo che si ri-
porta di seguito, così «come tutto appare evoca-
Giustina non ha ancora acquisito una psico- to e accennato in questo racconto, così simile ad
logia matura, spiazza il lettore per la sua fiducia alcune narrazioni di autori nordamericani e de-
adolescente: la sua innocenza e immaturità è mo- gli italiani che ricostruiscono una forma di re-
tore e giustificazione delle sue azioni, che sono alismo tenendo conto di quel narrare stupito e
istintive prima che ragionate. La sua stessa capa- reticente, che già in Faulkner era al limite del-
cità di interpretare esattamente gli avvenimen- la comprensione da parte del lettore. […] La stes-
ti è stravolta e sarà causa della sua tragica fine. sa narrazione, adottando il punto di vista di un
Sono gli stessi tumulti tra i profughi e gli operai personaggio incapace di percepire e interpreta-
in sciopero, nei quali è coinvolto anche il figlio di re esattamente la realtà e il procedere temporale,
Valdo, a permettere a Giustina di uscire impune- quasi come il Benjy di L’urlo e il furore, costrin-
mente dal Campo.31 Per un momento Giustina e ge il lettore a riflettere sulla probabile irraziona-
Valdo s’incontrano, lui con in braccio il figlio fe- lità del reale o quanto meno su una sua intrinse-
rito e sanguinante che cerca di portare in salvo, ca complessità».35
lei che corre verso la libertà. Delusa e smarrita,
Giustina è infatti scappata dal Campo per ritor- Fu infatti un largo sole quello che la accecò
nare a Petrovia, approfittando del disordine cau- improvvisamente dopo ch’ebbe udito la
sato dalla zuffa tra profughi e scioperanti. Cor- stessa intimazione a fermarsi - stoj, stoj - ri-
re a perdifiato nella campagna che circonda il petuta due volte dietro a un lontano cespu-
Campo, tra muri a secco, rovi e ginepri che pun- glio quasi con la stessa voce gutturale del
gono, alberi di nocciole e roveri. Vuole lasciarsi capo-reparto Branko, e che per lei suonò
per sempre alle spalle quel mondo che non le ap- nell’aria assordata dalle cicale come un cal-
partiene e che sente estraneo. Prosegue nella cor- do invito a proseguire, espresso in una lin-
sa seguendo l’«invitante odore di stalle e di fieno gua non sua ma ora ancora più familiare del-
umido»,32 finché è convinta d’essere arrivata nel la sua. E il sole si allargò smisuratamente fino
posto dove gli abitanti del Campo che, per una a comprendere in sé tutta l’aria e a coprire
sorta di strano equivoco lei crede l’inseguano, tutto il cielo, che si fece di colpo rosso come
«non possono più raggiungerla, perché quelle un geranio.36
vigne e quei campi arati sono per sempre preclu-
Per scrivere La ragazza di Petrovia, come
30 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 146-147. Tomizza rivela nel brano Le mie estati letterarie,
31 Pur di lavorare, i profughi avevano accettato di sostituire gli operai 33 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 198.
in sciopero, che si erano rivoltati contro coloro che consideravano
dei crumiri e dei venduti. Nella zuffa rimase ferito il figlio di Valdo. 34 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 199.
32 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 195. 35 Guido Mura, “Tomizza e la letteratura di frontiera”, in L’esodo
giuliano-dalmata nella letteratura (Pisa-Roma, 214), 187-188.
36 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 199.
questo voler raccogliere il più possibile gen- ingenua che ingrossa la schiera dei vinti, Giusti-
dalla tr ilogia istr iana: appunti sul romanzo la r agazza di petrovia di fulvio tomizza 17 te di Petrovia da parte di quell’uomo [Valdo, na si sente felice «per avercela fatta a fuggire pro-
che sta raccogliendo i profughi per qualche prio sotto gli occhi di loro che non si erano curati
giornata di lavoro, da manovale o muratore], di chiudere il cancello o almeno di mettersi sulle
se non un disperato tentativo di avvicinar- sue tracce».34 Il suo cammino ora è fatto di spa-
si il più possibile a Petrovia? […] È libera, do- zio e di sole. Non si ferma al posto di blocco da
mattina potrà ringraziare e scendere in città cui arrivano ordini secchi e minacciosi. Non ob-
e prendere la prima corriera senza neppure bedisce all’intimazione di arrestarsi e cade sot-
presentarsi dal cugino [il parente prete]. Ha to le fucilate delle guardie. Muore tra un confine
la sensazione di stare a galla e guardare il cie- e l’altro, in terra di nessuno. La sua fine è appe-
lo, senza alcuno sforzo, in un’acqua calda.30 na accennata, come si evince dal passo che si ri-
porta di seguito, così «come tutto appare evoca-
Giustina non ha ancora acquisito una psico- to e accennato in questo racconto, così simile ad
logia matura, spiazza il lettore per la sua fiducia alcune narrazioni di autori nordamericani e de-
adolescente: la sua innocenza e immaturità è mo- gli italiani che ricostruiscono una forma di re-
tore e giustificazione delle sue azioni, che sono alismo tenendo conto di quel narrare stupito e
istintive prima che ragionate. La sua stessa capa- reticente, che già in Faulkner era al limite del-
cità di interpretare esattamente gli avvenimen- la comprensione da parte del lettore. […] La stes-
ti è stravolta e sarà causa della sua tragica fine. sa narrazione, adottando il punto di vista di un
Sono gli stessi tumulti tra i profughi e gli operai personaggio incapace di percepire e interpreta-
in sciopero, nei quali è coinvolto anche il figlio di re esattamente la realtà e il procedere temporale,
Valdo, a permettere a Giustina di uscire impune- quasi come il Benjy di L’urlo e il furore, costrin-
mente dal Campo.31 Per un momento Giustina e ge il lettore a riflettere sulla probabile irraziona-
Valdo s’incontrano, lui con in braccio il figlio fe- lità del reale o quanto meno su una sua intrinse-
rito e sanguinante che cerca di portare in salvo, ca complessità».35
lei che corre verso la libertà. Delusa e smarrita,
Giustina è infatti scappata dal Campo per ritor- Fu infatti un largo sole quello che la accecò
nare a Petrovia, approfittando del disordine cau- improvvisamente dopo ch’ebbe udito la
sato dalla zuffa tra profughi e scioperanti. Cor- stessa intimazione a fermarsi - stoj, stoj - ri-
re a perdifiato nella campagna che circonda il petuta due volte dietro a un lontano cespu-
Campo, tra muri a secco, rovi e ginepri che pun- glio quasi con la stessa voce gutturale del
gono, alberi di nocciole e roveri. Vuole lasciarsi capo-reparto Branko, e che per lei suonò
per sempre alle spalle quel mondo che non le ap- nell’aria assordata dalle cicale come un cal-
partiene e che sente estraneo. Prosegue nella cor- do invito a proseguire, espresso in una lin-
sa seguendo l’«invitante odore di stalle e di fieno gua non sua ma ora ancora più familiare del-
umido»,32 finché è convinta d’essere arrivata nel la sua. E il sole si allargò smisuratamente fino
posto dove gli abitanti del Campo che, per una a comprendere in sé tutta l’aria e a coprire
sorta di strano equivoco lei crede l’inseguano, tutto il cielo, che si fece di colpo rosso come
«non possono più raggiungerla, perché quelle un geranio.36
vigne e quei campi arati sono per sempre preclu-
Per scrivere La ragazza di Petrovia, come
30 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 146-147. Tomizza rivela nel brano Le mie estati letterarie,
31 Pur di lavorare, i profughi avevano accettato di sostituire gli operai 33 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 198.
in sciopero, che si erano rivoltati contro coloro che consideravano
dei crumiri e dei venduti. Nella zuffa rimase ferito il figlio di Valdo. 34 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 199.
32 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 195. 35 Guido Mura, “Tomizza e la letteratura di frontiera”, in L’esodo
giuliano-dalmata nella letteratura (Pisa-Roma, 214), 187-188.
36 Tomizza, La ragazza di Petrovia, 199.