Page 50 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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dia universitatis her editati, letnik 4 (2016), številk a 2 50cevia di popoli e culture che funge da sostratosabile spendere alcune parole per tentare di cir-
culturale alla città di Fiume. Il capoluogo quar- coscrivere (per quanto sia possibile) il concetto
hereditatinerino situato a ridosso del mare Adriatico può di identità plurima. Che cos’è in effetti l’iden-
essere inteso come una sorta di collante che ha tità plurima? Cerchiamo di spiegarlo affidando-
unito sia i litorali che gli entroterra ma, oltre ad ci al saggio di Edmond Jabés Uno straniero con,
unire, ha inevitabilmente prodotto scissioni tra i sotto il braccio, un libro di piccolo formato,2 un li-
vari popoli dando vita a una storia molto movi- bro autobiografico nel quale l’autore mette in
mentata, come lo è stata del resto tutta la storia scena il personaggio dello Straniero che si fonde
dell’area balcanica con il narratore. Jabés in effetti racconta se stes-
so, è declinato alla prima persona. Chi è dunque
che è in gran parte la storia delle grandi po- lo Straniero di Jabés? È l’Io che incontra l’Altro,
tenze che si sono continuamente contese il l’estraneo, il forestiero; è l’Io che incontra se stes-
dominio dei territori dell’odierna Repubbli- so nelle sembianze di uno straniero. Dunque lo
ca e hanno cercato di espandersi attraverso straniero siamo noi stessi. Sottolinea Pier Aldo
le sue strategiche vie d’accesso naturali. Ma è Rovatti nella postfazione all’opera:
anche la storia della resistenza degli slavi del
sud agli attacchi contro la loro indipenden- per Jabés si tratta, mediante un esercizio
za e il loro carattere nazionale e, nello stesso (che non può avere a che fare con la parola),
tempo, della lotta di questi popoli per raffor- cioè una ricerca e un travaglio, e in definitiva
zare la loro posizione e dei tentativi degli uni precisamente attraverso una messa a repen-
di unificare, assorbire o dominare gli altri.1 taglio della propria soggettività, di ‘diven-
tare stranieri’[…]. Jabés sa che questo Stra-
A prescindere dai pesanti momenti di in- niero, che noi vediamo solo di spalle, non è
stabilità e tensione che queste terre hanno vissu- fuori di noi. Lo è solo nella finzione narra-
to, vanno ricordati i momenti di notevole cresci- tiva: per incamminarci davvero sulla strada
ta economico-sociale e culturale, basti ricordare dell’io-straniero si tratta certo di riconosce-
il periodo della reggenza austro-ungarica, che in re la passività-responsabilità dell’io, ma poi
particolare per la città di Fiume ha significato di- e prima di tutto si tratta di realizzare il fatto
ventare il secondo porto dell’Impero, incremen- che quello Straniero che intravvedo e che mi
tando così le attività commerciali e industriali, sfugge sono io stesso.3
seguite da un considerevole progresso in chiave
socio-culturale il che ha portato a consolidare E per i tre autori in questione l’incontro
l’aspetto multiculturale e in particolare di convi- dell’Io con se stesso nelle sembianze di uno Stra-
venza della città quarnerina. Una sorte analoga niero rappresenta una condizione di partenza
la ebbero anche i centri più rilevanti sia in terra dalla quale si sviluppa la loro identità plurima
istriana sia in quella dalmata, basti pensare alla che li fa diventare cittadini del mondo.
Spalato di cui ci narra Enzo Bettiza. In questo
quadro multietnico il concetto di cittadinanza a La città quarnerina, crogiuolo di etnie e cul-
Fiume è ed è sempre stato sinonimo di apertura ture diverse dai tempi più remoti, punta sulla
culturale e linguistica e soprattutto di tolleranza formazione di un sostrato intellettuale multicul-
reciproca. Antonio Widmar, Osvaldo Ramous e turale e plurilingue che si adopera nel manifesta-
Enrico Morovich sono intellettuali fiumani dal re la propria specificità, nel cancellare eventuali
respiro cosmopolita, uomini di frontiera, perso- giudizi di parte dimostrando di meritare a pieno
nalità dall’identità plurima. Ci risulta indispen- titolo il coinvolgimento negli aspetti culturali di
1 Henry Clifford Darby, Robert William Seton-Watson, Phyllis 2 Edmond Jabès, Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo for-
Auty, Robert George Dalrympl Laffan e Stephen Clissold, Storia mato (Milano: SE, 1991).
della Jugoslavia. Gli slavi del sud dalle origini a oggi (Torino: Einaudi,
1969), 13-14. 3 Pier Aldo Rovatti, “L’io straniero e il silenzio della parola”, in Uno
straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato, a cura di Ed-
mond Jabès (Milano: SE, 1991), 140.
culturale alla città di Fiume. Il capoluogo quar- coscrivere (per quanto sia possibile) il concetto
hereditatinerino situato a ridosso del mare Adriatico può di identità plurima. Che cos’è in effetti l’iden-
essere inteso come una sorta di collante che ha tità plurima? Cerchiamo di spiegarlo affidando-
unito sia i litorali che gli entroterra ma, oltre ad ci al saggio di Edmond Jabés Uno straniero con,
unire, ha inevitabilmente prodotto scissioni tra i sotto il braccio, un libro di piccolo formato,2 un li-
vari popoli dando vita a una storia molto movi- bro autobiografico nel quale l’autore mette in
mentata, come lo è stata del resto tutta la storia scena il personaggio dello Straniero che si fonde
dell’area balcanica con il narratore. Jabés in effetti racconta se stes-
so, è declinato alla prima persona. Chi è dunque
che è in gran parte la storia delle grandi po- lo Straniero di Jabés? È l’Io che incontra l’Altro,
tenze che si sono continuamente contese il l’estraneo, il forestiero; è l’Io che incontra se stes-
dominio dei territori dell’odierna Repubbli- so nelle sembianze di uno straniero. Dunque lo
ca e hanno cercato di espandersi attraverso straniero siamo noi stessi. Sottolinea Pier Aldo
le sue strategiche vie d’accesso naturali. Ma è Rovatti nella postfazione all’opera:
anche la storia della resistenza degli slavi del
sud agli attacchi contro la loro indipenden- per Jabés si tratta, mediante un esercizio
za e il loro carattere nazionale e, nello stesso (che non può avere a che fare con la parola),
tempo, della lotta di questi popoli per raffor- cioè una ricerca e un travaglio, e in definitiva
zare la loro posizione e dei tentativi degli uni precisamente attraverso una messa a repen-
di unificare, assorbire o dominare gli altri.1 taglio della propria soggettività, di ‘diven-
tare stranieri’[…]. Jabés sa che questo Stra-
A prescindere dai pesanti momenti di in- niero, che noi vediamo solo di spalle, non è
stabilità e tensione che queste terre hanno vissu- fuori di noi. Lo è solo nella finzione narra-
to, vanno ricordati i momenti di notevole cresci- tiva: per incamminarci davvero sulla strada
ta economico-sociale e culturale, basti ricordare dell’io-straniero si tratta certo di riconosce-
il periodo della reggenza austro-ungarica, che in re la passività-responsabilità dell’io, ma poi
particolare per la città di Fiume ha significato di- e prima di tutto si tratta di realizzare il fatto
ventare il secondo porto dell’Impero, incremen- che quello Straniero che intravvedo e che mi
tando così le attività commerciali e industriali, sfugge sono io stesso.3
seguite da un considerevole progresso in chiave
socio-culturale il che ha portato a consolidare E per i tre autori in questione l’incontro
l’aspetto multiculturale e in particolare di convi- dell’Io con se stesso nelle sembianze di uno Stra-
venza della città quarnerina. Una sorte analoga niero rappresenta una condizione di partenza
la ebbero anche i centri più rilevanti sia in terra dalla quale si sviluppa la loro identità plurima
istriana sia in quella dalmata, basti pensare alla che li fa diventare cittadini del mondo.
Spalato di cui ci narra Enzo Bettiza. In questo
quadro multietnico il concetto di cittadinanza a La città quarnerina, crogiuolo di etnie e cul-
Fiume è ed è sempre stato sinonimo di apertura ture diverse dai tempi più remoti, punta sulla
culturale e linguistica e soprattutto di tolleranza formazione di un sostrato intellettuale multicul-
reciproca. Antonio Widmar, Osvaldo Ramous e turale e plurilingue che si adopera nel manifesta-
Enrico Morovich sono intellettuali fiumani dal re la propria specificità, nel cancellare eventuali
respiro cosmopolita, uomini di frontiera, perso- giudizi di parte dimostrando di meritare a pieno
nalità dall’identità plurima. Ci risulta indispen- titolo il coinvolgimento negli aspetti culturali di
1 Henry Clifford Darby, Robert William Seton-Watson, Phyllis 2 Edmond Jabès, Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo for-
Auty, Robert George Dalrympl Laffan e Stephen Clissold, Storia mato (Milano: SE, 1991).
della Jugoslavia. Gli slavi del sud dalle origini a oggi (Torino: Einaudi,
1969), 13-14. 3 Pier Aldo Rovatti, “L’io straniero e il silenzio della parola”, in Uno
straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato, a cura di Ed-
mond Jabès (Milano: SE, 1991), 140.