Page 57 - Studia Universitatis Hereditati, vol. 4(2) (2016)
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ia universitatis stato o che mi sia lamentato da qualche par- Santarcangeli, che continuarono la loro opera di
lingua e identità nel carteggio degli intellettuali fiumani (1960-1987) 57 te. Sto bene così e non mi sento affatto ab- mediazione culturale anche dopo aver lasciato
bandonato ed occulto, penso piuttosto che Fiume. Tra gli autori ungheresi più tradotti tro-
se avessi avuto la loro fortuna o il destino di viamo molti scrittori rinomati, autori di veri ca-
cominciare a lavorare a Genova invece che a polavori, come Ferenc Molnár e Ferenc Herczeg,
Fiume, non avrei mai scritto nulla, sarei ma- i quali, grazie al successo che ottennero presso il
gari diventato agente di borsa [..].26 pubblico italiano, aprirono le porte in Italia alle
traduzioni di quegli autori che la critica conside-
Per Morovich la nascita e la vita a Fiume ra come i più importanti della letteratura unghe-
rappresentarono le condizioni necessarie per rese moderna.29
essere divenuto quello che era: un artista, uno
scrittore la cui città natale ha saputo innestare in Fiume fu indubbiamente un crocevia di cul-
lui lo spirito dell’espressione creativa. Una città ture e lingue, ma lo fu pure la vicina Sussak. Di
che ha subito determinati processi politici e cul- quest’ultima viene spesso sottaciuto lo spirito al-
turali importanti nel corso del Novecento e che, trettanto cosmopolita. In una lettera del 1984 in-
in tutto questo tempo, fu impregnata da quello dirizzata a Rinaldo Derossi, Morovich sottoli-
che Marina Petronio definisce «fervore lettera- nea la multiculturalità di Sussak:
rio cosmopolita».27 La stessa studiosa nota come
Morovich ne sia uno degli esempi caratterizzan- Era una piccola Babilonia come Fiume. Fu
ti: in casa sua, «oltre alla conoscenza della ma- lì che da ragazzino imparai a scrivere tutti i
drelingua, erano di casa il tedesco e l’unghere- cognomi fossero polacchi o boemi e che ve-
se».28 Inoltre, Fiume fu, non a caso, la città di devo subito passato il ponte entrando a Sus-
numerosi germanisti e studiosi di lingua e cul- sak nomi di bottegai come Angelini, Turina
tura ungherese. È proprio da Fiume che, tra il e così via.30
XIX e il XX secolo, partirono le prime traduzio-
ni in lingua italiana di testi letterari ungheresi. In un’altra lettera, Morovich racconta la si-
Gli intellettuali fiumani, perfettamente bilingui tuazione linguistica della sua famiglia:
ed esperti della cultura ungherese, avviarono un
processo di scambi culturali: le prime traduzioni In casa quando eravamo bambini le zie sorel-
erano destinate al pubblico fiumano ma, succes- le del babbo ci parlavano il tedesco e sicco-
sivamente, si iniziò a tradurre anche per le grandi me in casa tutti parlavano il fiumano erava-
case editrici italiane. È proprio così che attività mo abituati al bilinguismo.
del genere, che erano state avviate a finalità
didattiche, finirono per espandersi su larga scala Per tacere il piccolo dramma dell’iscrizione
creando riviste culturali e letterarie e dando vita nelle scuole ungheresi di Fiume nel 1913. In-
a collane di traduzione di opere ungheresi presso fatti una zia che insegnava nelle scuole un-
i più rinomati editori italiani. Alcuni degli intel- gheresi, intuì che avrei imparato anche l’un-
lettuali fiumani che fecero parte della generazio- gherese con facilità […]. In casa c’erano delle
ne che avviò questo genere di traduzioni dall’un- riviste in lingua ungherese, ma non ricordo
gherese furono Enrico Burich, Silvino Gigante, d’aver visto alcun libro illustrato.31
ma anche altri, come Antonio Widmar e Paolo
Ciò che rimane a Morovich, dopo una vita
26 Morovich Enrico, lettera a Osvaldo Ramous, 8 agosto 1975, riporta- vissuta a Fiume e un’altra vissuta fuori da Fiu-
ta in Gianna Mazzieri-Sanković, “Lettere fiumane. Morovich e Ra- me, sono anche i ricordi. Ricordi che riaffiorano
mous: due scelte,” Archeografo Triestino, s. IV v. LXVIII. (2008): 230. a Genova, città per molti versi simile alla sua cit-
27 Marina Petronio, “Premessa”, in L’ultimo sapore della vigna, a cura di 29 Peter Sárközy, “Le traduzioni italiane delle opere letterarie unghe-
Enrico Morovich, (Trieste: LINT, 2002), 6. resi,” Rivista di studi ungheresi, ns., n.3 (2004), 7-10.
28 Marina Petronio, “Premessa”, 6. 30 Morovich Enrico, lettera a Rinaldo Derossi, 15 maggio 1984, in Mo-
rovich, L’ultimo sapore della vigna, 54.
31 Morovich Enrico, lettera a Rinaldo Derossi, 22 luglio 1987, in Mo-
rovich, L’ultimo sapore della vigna, 116.
lingua e identità nel carteggio degli intellettuali fiumani (1960-1987) 57 te. Sto bene così e non mi sento affatto ab- mediazione culturale anche dopo aver lasciato
bandonato ed occulto, penso piuttosto che Fiume. Tra gli autori ungheresi più tradotti tro-
se avessi avuto la loro fortuna o il destino di viamo molti scrittori rinomati, autori di veri ca-
cominciare a lavorare a Genova invece che a polavori, come Ferenc Molnár e Ferenc Herczeg,
Fiume, non avrei mai scritto nulla, sarei ma- i quali, grazie al successo che ottennero presso il
gari diventato agente di borsa [..].26 pubblico italiano, aprirono le porte in Italia alle
traduzioni di quegli autori che la critica conside-
Per Morovich la nascita e la vita a Fiume ra come i più importanti della letteratura unghe-
rappresentarono le condizioni necessarie per rese moderna.29
essere divenuto quello che era: un artista, uno
scrittore la cui città natale ha saputo innestare in Fiume fu indubbiamente un crocevia di cul-
lui lo spirito dell’espressione creativa. Una città ture e lingue, ma lo fu pure la vicina Sussak. Di
che ha subito determinati processi politici e cul- quest’ultima viene spesso sottaciuto lo spirito al-
turali importanti nel corso del Novecento e che, trettanto cosmopolita. In una lettera del 1984 in-
in tutto questo tempo, fu impregnata da quello dirizzata a Rinaldo Derossi, Morovich sottoli-
che Marina Petronio definisce «fervore lettera- nea la multiculturalità di Sussak:
rio cosmopolita».27 La stessa studiosa nota come
Morovich ne sia uno degli esempi caratterizzan- Era una piccola Babilonia come Fiume. Fu
ti: in casa sua, «oltre alla conoscenza della ma- lì che da ragazzino imparai a scrivere tutti i
drelingua, erano di casa il tedesco e l’unghere- cognomi fossero polacchi o boemi e che ve-
se».28 Inoltre, Fiume fu, non a caso, la città di devo subito passato il ponte entrando a Sus-
numerosi germanisti e studiosi di lingua e cul- sak nomi di bottegai come Angelini, Turina
tura ungherese. È proprio da Fiume che, tra il e così via.30
XIX e il XX secolo, partirono le prime traduzio-
ni in lingua italiana di testi letterari ungheresi. In un’altra lettera, Morovich racconta la si-
Gli intellettuali fiumani, perfettamente bilingui tuazione linguistica della sua famiglia:
ed esperti della cultura ungherese, avviarono un
processo di scambi culturali: le prime traduzioni In casa quando eravamo bambini le zie sorel-
erano destinate al pubblico fiumano ma, succes- le del babbo ci parlavano il tedesco e sicco-
sivamente, si iniziò a tradurre anche per le grandi me in casa tutti parlavano il fiumano erava-
case editrici italiane. È proprio così che attività mo abituati al bilinguismo.
del genere, che erano state avviate a finalità
didattiche, finirono per espandersi su larga scala Per tacere il piccolo dramma dell’iscrizione
creando riviste culturali e letterarie e dando vita nelle scuole ungheresi di Fiume nel 1913. In-
a collane di traduzione di opere ungheresi presso fatti una zia che insegnava nelle scuole un-
i più rinomati editori italiani. Alcuni degli intel- gheresi, intuì che avrei imparato anche l’un-
lettuali fiumani che fecero parte della generazio- gherese con facilità […]. In casa c’erano delle
ne che avviò questo genere di traduzioni dall’un- riviste in lingua ungherese, ma non ricordo
gherese furono Enrico Burich, Silvino Gigante, d’aver visto alcun libro illustrato.31
ma anche altri, come Antonio Widmar e Paolo
Ciò che rimane a Morovich, dopo una vita
26 Morovich Enrico, lettera a Osvaldo Ramous, 8 agosto 1975, riporta- vissuta a Fiume e un’altra vissuta fuori da Fiu-
ta in Gianna Mazzieri-Sanković, “Lettere fiumane. Morovich e Ra- me, sono anche i ricordi. Ricordi che riaffiorano
mous: due scelte,” Archeografo Triestino, s. IV v. LXVIII. (2008): 230. a Genova, città per molti versi simile alla sua cit-
27 Marina Petronio, “Premessa”, in L’ultimo sapore della vigna, a cura di 29 Peter Sárközy, “Le traduzioni italiane delle opere letterarie unghe-
Enrico Morovich, (Trieste: LINT, 2002), 6. resi,” Rivista di studi ungheresi, ns., n.3 (2004), 7-10.
28 Marina Petronio, “Premessa”, 6. 30 Morovich Enrico, lettera a Rinaldo Derossi, 15 maggio 1984, in Mo-
rovich, L’ultimo sapore della vigna, 54.
31 Morovich Enrico, lettera a Rinaldo Derossi, 22 luglio 1987, in Mo-
rovich, L’ultimo sapore della vigna, 116.