Page 48 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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dia universitatis her editati, letnik 7 (2019), številk a 2 48to ci sono lingue egemoniche e lingue subalter-secondo ambito, il buffone di tenda, ovvero la re-
ne, seguendo l’andamento dell’economia, la for- cita dietro un siparietto, molto richiesta nel
hereditatiza dell’esercito, e secondariamente della cultura.menu delle feste, ossia il monologo dei buffoni8.
Così, uno svizzero, extracomunitario proprio In pratica, un ventriloquo in grado di imitare di-
come un marocchino qualsiasi, non viene mai verse parlate, una vera e propria drammaturgia
nominato in tal modo. aperta, disarticolata, non chiusa in un’opera de-
terminata, ma finalizzata ad esaltarsi negli im-
Ebbene, portato in scena, lo straniero rivela promptus. Qui, l’attore mimetizzato dietro la
subito la propria diversità meglio che sulla carta cortina si limita a cambiar voce e lingua, creando
in quanto barbarismi fonici e solecismi espressivi un gioco virtuosistico di sdoppiamenti e di dis-
vengono messi a nudo immediatamente. Di soli- sociazioni vertiginose, con un impatto irresisti-
to, la ribalta utilizza registri comici, ancora una bile sul pubblico, e straordinari esiti comici, sem-
volta facendo ridere di quel che si teme. Il caso di pre specchio della grande paura provocata dai
Angelo Beolco è esemplare in tal senso. Chiama- vuoti comunicativi tra idiomi l’un l’altro stra-
to Ruzante dal nome del suo personaggio più ce- nieri. E tuttavia tali sfasature vengono gestite in
lebre, Beolco si inquadra in un momento storico un clima festoso, spalmate democraticamente,
del teatro prima del teatro, in una fase laborato- senza interne gerarchie. Viene a cadere, in una
riale in cui di fatto nulla appare definito. Non parola, la koinè autoritaria e quaresimale, centri-
solo le poetiche o i pubblici, ma anche gli spazi e peta e normativa, soppiantata da quella centrifu-
i tempi della rappresentazione non sono ancora ga e carnevalesca9. Il motivo scardinante è quello
canonizzati. Il periodo è quello della terza e dell’ inversio ordinis, topica generativa nell’im-
quarta decade del Cinquecento, allorché si affer- maginario ruzantino, ovvero del roesso mondo,
ma e arriva al suo culmine la sua carriera. Al cen- che rimanda al motivo del rovesciamento e
tro, il contadino, nella variante del brazente, co- dell’universalità di tale mutazione. L’attitudine
lui cioè che porta le barche da terra, messo anti-pedantesca di continuo insulta la lingua tec-
traumaticamente a contatto colla Storia, ovvero nica e la gergalità culta, magari tramite iper-cor-
colla guerra. Il suo Parlamento allude proprio al rettismi e svarioni lessicali che fan precipitare un
terrore che incombe sulla Serenissima durante la termine elatus nel territorio plebeius o rusticus.
Lega Santa e dopo la sconfitta di Agnadello, coi Frequenti risultano in tal senso le varietà idioma-
contadini costretti a inurbarsi, incalzati dall’im- tiche nei copioni di Ruzante, basti osservare il
pulso primario di scappare, di salvare la pelle. Bilora, dove i dialetti si articolano con precisi ri-
Arruolato a forza, inciampa così in altre lingue, ferimenti alle effettive parlate storiche, dal ber-
in uno scenario angoscioso, sangue e morti do- gamasco aspro e quasi teutonico del servo, al pa-
vunque, e una volta tornato a casa esibisce una ir- vano del protagonista e della sua donna, al
reversibile diversità. Basti rammentare l’insi- veneziano cittadino del vecchio Andronico (di
stenza con cui il reduce, sempre nel Parlamento, grande complessità come di solito i characters ru-
e nel suo grottesco colloquio col compare Mena- zantini, aperti e contraddittori prima del loro ri-
to, rimasto nei campi, infila di continuo una fra-
se quasi apotropaica: “S’a’ fossè stò on’ son stato 8 Si pensi a figure come Domenego Taiacalze o a Zuan Polo, da cui
io mi, a’ no dissè cossí” (Ruzante 1967, 519)7, a Ruzante preleva alcuni lazzi, come l’autoferirsi simulando l’aggres-
marcare la frattura simbolica subìta. Ma per l’at- sione, o l’uso reiterato dei soliloqui, come avviene spesso ne La Mo-
tore autore pavano è proprio il plurilinguismo la scheta, l’opera più organica e riuscita di Beolco. Si tratta di arie, in
nota espressiva caratterizzante, condivisa sia col- termini di melodramma, da cui poi verranno attraverso un proces-
la commedia letteraria rinascimentale sia collo so controverso i lazzi della commedia dell’arte. Sul genere e sui re-
spettacolo popolare del suo tempo. Si veda, per il pertori del buffone di tenda (Vianello 2005, 87-117).

7 Questa è la prima emersione della domanda retorica, poi di conti- 9 Ovviamente, il riferimento d’obbligo va agli studi di Michail.
nuo declinata dal personaggio. Bachtin sulle tipologie del comico carnevalesco, al suo canonico
(edito dopo una travagliata gestazione solo nel 1965) F. Rabelais e
la cultura popolare nel Medioevo, specie alle pp. 198-365 nell’edizione
francese del 1970 (Puppa 1987, 149-179).
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