Page 50 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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dia universitatis her editati, letnik 7 (2019), številk a 2 50tivi ospitati nella commedia, consegna agliga riproduce per sobrie varianti foniche la varietà
scenari frenetici delle maschere, egemoniche per di accenti diversi, inghiottendo quasi in se stes-
hereditatialmeno due secoli in Europa, la compresenza trasa e poi rendendo con agilità irresistibile vene-
lessico alto e serioso degli Innamorati e il suo ro- to e romagnolo, napoletano e toscano, pugliese
vescio puntuale nel vocabolario fisiologico e tri- e siciliano nella scena delle Supplenti. La Babele
viale dei servi, ovvero uno scarto idiomatico e rispunta viceversa internazionale nella scrittura
comportamentale tra due mondi. Il fatto è che culta di un poeta che sembra richiedere più che
da rispecchiamento del reale e della Storia (basti mai l’oralità di una pronuncia teatrale. Alludo a
tenere a mente l’internazionalizzazione di una Andrea Zanzotto il quale nel suo Filò, testo sol-
città come Venezia nel Rinascimento, simile alla lecitato come partitura sonora nel ’76 per Casa-
New York o alla Londra di oggi), tale struttura si nova di Fellini, realizza forse meglio l’assunto di
fa sempre più meccanismo codificato e astratto, Luigi Meneghello (2002, 88-119)17, secondo cui
macchina del comico e dell’equivoco. Inevitabile il dialetto può, a volte, rendere nelle traduzioni
la riforma goldoniana, tesa a prosciugare via via il anche i grandi testi tragici o romantici. Il mon-
plurilinguismo nella sua riforma, dove però per- taggio filmico presenta all’inizio, assiepata a ri-
mangono tracce consistenti di equivoci e zuffe dosso di uno stilizzato Ponte di Rialto, una folla
lessicali tra allofoni. Così opera ad esempio il fin- assieme alle autorità e al doge, nel tipico inter-
to armeno dell’Arlecchino burlesco ne La fami- classismo festivo della Serenissima. Si tratta però
glia dell’antiquario del 1750, che inventa un suo di un rito fascinoso e notturno, nell’etimo ambi-
esotismo macaronico, quasi un involontario valente del termine latino, ovvero misto di bel-
omaggio al gioco de La Moscheta, un arzigogolo lezza e di terrore, per l’apparizione di un’icona
al solito farcito di stilemi finto aulici che precipi- medusea che sorge dalle acque del Canal Gran-
tano nello scatologico, per depredare il nobile de. È questa la testa di un’orca enigmatica, gigan-
Anselmo, collocato per prudenza nella lontana tesca e nera, nume lagunare e madre mediterra-
Palermo con una tecnica consolidata che riman- nea. Poi però si spezzano i pali, si strappano le
da agli ipercorrettismi deliranti nello schema Sa- funi, e il feticcio sparisce nelle acque, inabissan-
lomone-Marcolfo della memoria carnevalesca. dosi tra le vane orazioni dei presenti, da un lato
La formazione dello Stato unitario e poi il Fasci- implorazioni gementi e dall’altro imprecazioni
smo colla persecuzione delle compagnie dialetta- beffarde e scatologiche. Zanzotto rispolvera per
li completano tale opera, scardinando l’atto- l’occasione il suo petèl, ossia un idioma regressi-
re-autore in vernacolo grazie alla introduzione vo, il vecio parlar che alla ricerca di una glossia
della regia e al privilegiare la drammaturgia in originaria mescola lalismo fiabesco, nenie arcai-
lingua. Spariscono così sia i copioni in dialetto, che, sequenze tecnico-gergali, citazioni culte, in-
sia soprattutto le parlate multiple, la Babele de-
mocratica, lo straniero in scena. Questo per oltre magari agevolati in ciò da una indubbia strategia editoriale, si pensi
un secolo. Poi, alla fine del secondo millennio, all’Einaudi pronta a pubblicare dvd dello spettacolo e copione. Ov-
qualcosa si muove e preme per tornare all’antico, viamente, si tratta più che mai di una formalizzazione dopo lo spet-
per riferirci al contesto italiano. tacolo, di cui fornisce un’eco riduttiva e in qualche modo provviso-
ria, nella dialettica tra scrittura oralizzante e oralità che si fa scrit-
Nella produzione contemporanea, tale stra- tura (Guccini 2005, 22-26) e anche, più in generale Stefanelli 2006.
tificazione inter-regionale si ritrova in Passione Perché tra testo scenico, oggi controllabile tramite registrazione
della torinese Laura Curino, datata 1995. Qui, elettronica, e testo a stampa si intrecciano di solito compromessi
nella storia del proprio apprendistato teatrale se- vari sul piano linguistico, di volta in volta orientati ad agevolare o
condo la prospettiva dell’adolescente alle prese ostacolare la ricezione di una sala allofona. Per il caso esemplare di
colla Storia grande16, la performer drammatur- Mistero Buffo di Fo, e la stratificazione successiva di inserti di varia
estrazione dialettale rispetto al ceppo padano-veneto dell’esordio
16 Del resto, la stessa Curino mostra come la recente schiera dei nar- nel ’69 (Barsotti 2007, 209 e sgg.). Più in generale sulla mappatura del
ratori monologanti, da Paolini a Celestini, possegga precise am- soliloquio teatrale Puppa 2010.
bizioni di scrittura, puntando spesso alla stampa dei loro copioni, 17 Per quanto riguarda la traduzione di passi dell’Hamlet di Sèspir Me-
neghello 2002, mentre per il Macbeth in Frammenti da Sèspir in ap-
pendice del volumetto, 127-129.
scenari frenetici delle maschere, egemoniche per di accenti diversi, inghiottendo quasi in se stes-
hereditatialmeno due secoli in Europa, la compresenza trasa e poi rendendo con agilità irresistibile vene-
lessico alto e serioso degli Innamorati e il suo ro- to e romagnolo, napoletano e toscano, pugliese
vescio puntuale nel vocabolario fisiologico e tri- e siciliano nella scena delle Supplenti. La Babele
viale dei servi, ovvero uno scarto idiomatico e rispunta viceversa internazionale nella scrittura
comportamentale tra due mondi. Il fatto è che culta di un poeta che sembra richiedere più che
da rispecchiamento del reale e della Storia (basti mai l’oralità di una pronuncia teatrale. Alludo a
tenere a mente l’internazionalizzazione di una Andrea Zanzotto il quale nel suo Filò, testo sol-
città come Venezia nel Rinascimento, simile alla lecitato come partitura sonora nel ’76 per Casa-
New York o alla Londra di oggi), tale struttura si nova di Fellini, realizza forse meglio l’assunto di
fa sempre più meccanismo codificato e astratto, Luigi Meneghello (2002, 88-119)17, secondo cui
macchina del comico e dell’equivoco. Inevitabile il dialetto può, a volte, rendere nelle traduzioni
la riforma goldoniana, tesa a prosciugare via via il anche i grandi testi tragici o romantici. Il mon-
plurilinguismo nella sua riforma, dove però per- taggio filmico presenta all’inizio, assiepata a ri-
mangono tracce consistenti di equivoci e zuffe dosso di uno stilizzato Ponte di Rialto, una folla
lessicali tra allofoni. Così opera ad esempio il fin- assieme alle autorità e al doge, nel tipico inter-
to armeno dell’Arlecchino burlesco ne La fami- classismo festivo della Serenissima. Si tratta però
glia dell’antiquario del 1750, che inventa un suo di un rito fascinoso e notturno, nell’etimo ambi-
esotismo macaronico, quasi un involontario valente del termine latino, ovvero misto di bel-
omaggio al gioco de La Moscheta, un arzigogolo lezza e di terrore, per l’apparizione di un’icona
al solito farcito di stilemi finto aulici che precipi- medusea che sorge dalle acque del Canal Gran-
tano nello scatologico, per depredare il nobile de. È questa la testa di un’orca enigmatica, gigan-
Anselmo, collocato per prudenza nella lontana tesca e nera, nume lagunare e madre mediterra-
Palermo con una tecnica consolidata che riman- nea. Poi però si spezzano i pali, si strappano le
da agli ipercorrettismi deliranti nello schema Sa- funi, e il feticcio sparisce nelle acque, inabissan-
lomone-Marcolfo della memoria carnevalesca. dosi tra le vane orazioni dei presenti, da un lato
La formazione dello Stato unitario e poi il Fasci- implorazioni gementi e dall’altro imprecazioni
smo colla persecuzione delle compagnie dialetta- beffarde e scatologiche. Zanzotto rispolvera per
li completano tale opera, scardinando l’atto- l’occasione il suo petèl, ossia un idioma regressi-
re-autore in vernacolo grazie alla introduzione vo, il vecio parlar che alla ricerca di una glossia
della regia e al privilegiare la drammaturgia in originaria mescola lalismo fiabesco, nenie arcai-
lingua. Spariscono così sia i copioni in dialetto, che, sequenze tecnico-gergali, citazioni culte, in-
sia soprattutto le parlate multiple, la Babele de-
mocratica, lo straniero in scena. Questo per oltre magari agevolati in ciò da una indubbia strategia editoriale, si pensi
un secolo. Poi, alla fine del secondo millennio, all’Einaudi pronta a pubblicare dvd dello spettacolo e copione. Ov-
qualcosa si muove e preme per tornare all’antico, viamente, si tratta più che mai di una formalizzazione dopo lo spet-
per riferirci al contesto italiano. tacolo, di cui fornisce un’eco riduttiva e in qualche modo provviso-
ria, nella dialettica tra scrittura oralizzante e oralità che si fa scrit-
Nella produzione contemporanea, tale stra- tura (Guccini 2005, 22-26) e anche, più in generale Stefanelli 2006.
tificazione inter-regionale si ritrova in Passione Perché tra testo scenico, oggi controllabile tramite registrazione
della torinese Laura Curino, datata 1995. Qui, elettronica, e testo a stampa si intrecciano di solito compromessi
nella storia del proprio apprendistato teatrale se- vari sul piano linguistico, di volta in volta orientati ad agevolare o
condo la prospettiva dell’adolescente alle prese ostacolare la ricezione di una sala allofona. Per il caso esemplare di
colla Storia grande16, la performer drammatur- Mistero Buffo di Fo, e la stratificazione successiva di inserti di varia
estrazione dialettale rispetto al ceppo padano-veneto dell’esordio
16 Del resto, la stessa Curino mostra come la recente schiera dei nar- nel ’69 (Barsotti 2007, 209 e sgg.). Più in generale sulla mappatura del
ratori monologanti, da Paolini a Celestini, possegga precise am- soliloquio teatrale Puppa 2010.
bizioni di scrittura, puntando spesso alla stampa dei loro copioni, 17 Per quanto riguarda la traduzione di passi dell’Hamlet di Sèspir Me-
neghello 2002, mentre per il Macbeth in Frammenti da Sèspir in ap-
pendice del volumetto, 127-129.