Page 53 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatistare, con influssi vari, da Elsa Morante, a Sandro i tempi, declinandoli ancora al presente. Venia-
Penna, allo stesso Giovanni Testori, per l’insisti- mo infatti a sapere che è stato commerciante di
plurilinguismo tr a adattamenti, fr aintendimenti, parodie, da ruzante a tar antino, nella scena 53 ta somiglianza tra questi paria umani e le figu- bilance affettatrici, da lui truccate nel peso, che si
re della storia di Cristo. In Stranieri, inaugura- è presa la tessera socialdemocratica per opportu-
to nel 2000, Tarantino riutilizza a modo suo The nismo ideologico, che ha avuto un figlio, spesso
room. Stavolta è saltata la coppia, perché l’uomo, picchiato forse per differenza culturale (il ragaz-
solitario vedovo, snocciola un paranoico mono- zo s’è laureato in filosofia), e ancora che di not-
logo, di forte impronta bernhardiana. La lingua, te si guarda le donne nude in televisione assicu-
seguendo i moduli cari al commediografo, im- rando però di restare impassibile. In più, illustra
pasta varie parlate, come la minaccia di ricorrere il suo totale, disincantato antifamilismo con-
alle forze dell’ordine resa con “Polìs polìs/Poli- tro il figlio fuggito a Roma, contro la nuora e la
zei/Spazieren/Foera d’le bale” (Tarantino 2006, moglie, bella solo sul letto di morte, e la dome-
21). E questo flusso da blank verse viene spazia- stica straniera, magari incinta col fidanzato che
to verticalmente senza sintassi e punteggiatura, gli beve i liquori. Una sorta di Alzheimer senti-
contrapposto alla prosa dei morti, salvo poi omo- mentale e cognitivo scuote dalla fondamenta lo
logarsi al loro standard nel finale, non appena i spazio della privacy. Nondimeno, questa mime-
due mondi vengono a collidere. Ma nella buia vi- si sociologica di uno spaccato naturalistico nella
cenda condominiale la estraneità è divenuta or- realtà piccolo borghese del Nord Italia si tinge di
mai intra-familiare, in quanto il vecchio sclero- colori neogotici, perché i congiunti (lo scopria-
tico alle prese col catetere, e barricato dentro il mo a poco a poco) sono appunto defunti, stra-
proprio appartamento, simile ad una bara, non nieri nel senso metafisico della parola. Dialogo
riconosce come parenti la moglie e il figlio tor- più che mai tra sordi, allora, gestito con ritmi
nati dall’al di là, a reclamare un contatto. All’i- vaudevilleschi, in una leggerezza a volte maca-
nizio, l’uomo grida che non apre a nessuno, in- bra, vedi ad esempio la descrizione del disfaci-
vitando a rivolgersi dalla vicina che “non paga il mento dei corpi: “quello non ha neanche più le
condominio” (Tarantino 2006, 17), dato che il gengive e neppure più le labbra, e lasciamo pur
“via via su e giù per le scale di sconosciuti” (Ta- stare l’aspetto generale della persona, che la die-
rantino 2006, 39), gli crea ansia. Li accusa altresì ta è la dieta, ma presentarsi così, nemmeno pel-
di parlare arabo, allertando difese contro il mon- le e ossa, ma solo ossa” (Tarantino 2006, 34). A
do esterno tipo “mettiamo che fuori dalla por- metà del montaggio però i due morti riescono a
ta ci siano degli stranieri che vogliono entrare di penetrare nel bunker, rivelandosi quali revenan-
prepotenza, magari per rapinarmi-ma io c’ho la ts venuti a portarlo via nel viaggio annichilente,
cassaforte a muro” (Tarantino 2006, 50). E una refolo di una sonata di fantasmi strindberghia-
volta “inchiodate le finestre blindato l’ingres- ni, testardi e inflessibili. Quasi a prepararsi in tal
so e le tapparelle-le tapparelle con tutti i chiavi- senso, l’uomo si traveste da donna, si fa suo dop-
stelli che il fabbro mi ha messo su, io sono sal- pio (con qualche citazione da Orgia pasolinia-
vo” (Tarantino 2006, 39). Da Pinter, la bizzarra na), e in quanto en travesti ne affetta la parlata,
creatura preleva altresì il panico di essere schio- dizionario straniero che coniuga i verbi all’infi-
dato dalla propria stanza-rifugio, perdendo ma- nito, in una regressione culturale. Eccolo allora
gari “l’usu capione” (altro barbarismo lessicale), mormorare “Andare fuori/Essere bella giornata/
per cui “se loro fanno tanto a entrare si piazzano, Se piovere/Noi europei/Avere ombrelli” (Taran-
aprono il frigo, si infilano nel mio letto, si metto- tino 2006, 47-48), oppure “Mio marito/Essere
no addosso la mia roba“, e “e tu stai in un posto uno bravo/Zone erogene nessuna/Zero/Che ci
per trent’anni di fila, quel posto, alloggio o casa voleva l’indiano/Quello che col piffero/Fa usci-
o giardino, diventa tuo” (Tarantino 2006, 51). Ci re il serpente” (Tarantino 2006, 52), tra pesanti
informa pure del suo passato, confondendo però allusioni alla miseria sessuale della coppia. Una
Penna, allo stesso Giovanni Testori, per l’insisti- mo infatti a sapere che è stato commerciante di
plurilinguismo tr a adattamenti, fr aintendimenti, parodie, da ruzante a tar antino, nella scena 53 ta somiglianza tra questi paria umani e le figu- bilance affettatrici, da lui truccate nel peso, che si
re della storia di Cristo. In Stranieri, inaugura- è presa la tessera socialdemocratica per opportu-
to nel 2000, Tarantino riutilizza a modo suo The nismo ideologico, che ha avuto un figlio, spesso
room. Stavolta è saltata la coppia, perché l’uomo, picchiato forse per differenza culturale (il ragaz-
solitario vedovo, snocciola un paranoico mono- zo s’è laureato in filosofia), e ancora che di not-
logo, di forte impronta bernhardiana. La lingua, te si guarda le donne nude in televisione assicu-
seguendo i moduli cari al commediografo, im- rando però di restare impassibile. In più, illustra
pasta varie parlate, come la minaccia di ricorrere il suo totale, disincantato antifamilismo con-
alle forze dell’ordine resa con “Polìs polìs/Poli- tro il figlio fuggito a Roma, contro la nuora e la
zei/Spazieren/Foera d’le bale” (Tarantino 2006, moglie, bella solo sul letto di morte, e la dome-
21). E questo flusso da blank verse viene spazia- stica straniera, magari incinta col fidanzato che
to verticalmente senza sintassi e punteggiatura, gli beve i liquori. Una sorta di Alzheimer senti-
contrapposto alla prosa dei morti, salvo poi omo- mentale e cognitivo scuote dalla fondamenta lo
logarsi al loro standard nel finale, non appena i spazio della privacy. Nondimeno, questa mime-
due mondi vengono a collidere. Ma nella buia vi- si sociologica di uno spaccato naturalistico nella
cenda condominiale la estraneità è divenuta or- realtà piccolo borghese del Nord Italia si tinge di
mai intra-familiare, in quanto il vecchio sclero- colori neogotici, perché i congiunti (lo scopria-
tico alle prese col catetere, e barricato dentro il mo a poco a poco) sono appunto defunti, stra-
proprio appartamento, simile ad una bara, non nieri nel senso metafisico della parola. Dialogo
riconosce come parenti la moglie e il figlio tor- più che mai tra sordi, allora, gestito con ritmi
nati dall’al di là, a reclamare un contatto. All’i- vaudevilleschi, in una leggerezza a volte maca-
nizio, l’uomo grida che non apre a nessuno, in- bra, vedi ad esempio la descrizione del disfaci-
vitando a rivolgersi dalla vicina che “non paga il mento dei corpi: “quello non ha neanche più le
condominio” (Tarantino 2006, 17), dato che il gengive e neppure più le labbra, e lasciamo pur
“via via su e giù per le scale di sconosciuti” (Ta- stare l’aspetto generale della persona, che la die-
rantino 2006, 39), gli crea ansia. Li accusa altresì ta è la dieta, ma presentarsi così, nemmeno pel-
di parlare arabo, allertando difese contro il mon- le e ossa, ma solo ossa” (Tarantino 2006, 34). A
do esterno tipo “mettiamo che fuori dalla por- metà del montaggio però i due morti riescono a
ta ci siano degli stranieri che vogliono entrare di penetrare nel bunker, rivelandosi quali revenan-
prepotenza, magari per rapinarmi-ma io c’ho la ts venuti a portarlo via nel viaggio annichilente,
cassaforte a muro” (Tarantino 2006, 50). E una refolo di una sonata di fantasmi strindberghia-
volta “inchiodate le finestre blindato l’ingres- ni, testardi e inflessibili. Quasi a prepararsi in tal
so e le tapparelle-le tapparelle con tutti i chiavi- senso, l’uomo si traveste da donna, si fa suo dop-
stelli che il fabbro mi ha messo su, io sono sal- pio (con qualche citazione da Orgia pasolinia-
vo” (Tarantino 2006, 39). Da Pinter, la bizzarra na), e in quanto en travesti ne affetta la parlata,
creatura preleva altresì il panico di essere schio- dizionario straniero che coniuga i verbi all’infi-
dato dalla propria stanza-rifugio, perdendo ma- nito, in una regressione culturale. Eccolo allora
gari “l’usu capione” (altro barbarismo lessicale), mormorare “Andare fuori/Essere bella giornata/
per cui “se loro fanno tanto a entrare si piazzano, Se piovere/Noi europei/Avere ombrelli” (Taran-
aprono il frigo, si infilano nel mio letto, si metto- tino 2006, 47-48), oppure “Mio marito/Essere
no addosso la mia roba“, e “e tu stai in un posto uno bravo/Zone erogene nessuna/Zero/Che ci
per trent’anni di fila, quel posto, alloggio o casa voleva l’indiano/Quello che col piffero/Fa usci-
o giardino, diventa tuo” (Tarantino 2006, 51). Ci re il serpente” (Tarantino 2006, 52), tra pesanti
informa pure del suo passato, confondendo però allusioni alla miseria sessuale della coppia. Una