Page 63 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatisprono subito che ci sono dei limiti posti alla loro trarono migliaia di profughi albanesi che guar-
la letter atur a migr ante come diar io 63 libertà di movimento, alla possibilità di ricomin- davano all’Occidente come alla terra promessa.
ciare una vita nuova, diversamente da quanto Lei capiva benissimo la negazione della giovane
sognato. Si ha a volte la percezione di vivere nel- donna col figlioletto tra le braccia quando grida-
la stessa situazione lasciata alle spalle a Tirana. va “è deutsch, è nato pochi giorni fa all’ambascia-
ta tedesca, sarà deutsch, non è albanese, maledet-
È violazione di libertà la curiosità degli oc- ta Albania!”, come capiva benissimo la speranza
cidentali durante il soggiorno in Danimarca, an- dell’illusione che per la donna era là, in Germa-
che se di natura diversa da quella degli albane- nia, un breve sogno in cui la “Germania li aspet-
si, per cui Klea e la sua collega Alba, non ancora tasse a braccia aperte per regalare loro una vita da
profughe, si sentono inferiori in quanto prove- favola” (Dones 1997, 262).
nienti da un paese arretrato e sconosciuto a tutti.
Klea si sente non di meno oggetto dello
Ah - dicevano i francesi o gli irlandesi, o gli sguardo in Svizzera9, diversamente da Elton che,
olandesi, - siete voi le albanesi. Avevamo vis- nel paese dove dovrebbe avere la massima sere-
to i vostri nomi sull’elenco dei partecipanti e nità, rivive stati di ansia provocati dal trauma
ci siamo detti: chi sa come sono le albanesi, dell’infanzia, ma non da eventi realmente acca-
cioè, che aspetto avranno, come saranno. /./ duti10.
È la prima volta che vediamo degli albanesi,
e il bello è che sono donne (Dones 1997, 32). La curiosità va di pari passo con il pregiudi-
zio, “Voi dell’Est avete un piccolo problema con
Ma il vero contatto di Klea con l’Occiden- la disciplina al lavoro”, dice il padrone del cen-
te è la fuga in Svizzera, dove affronta la vera real- tro commerciale dove Klea riesce a sistemarsi.
tà, dove capisce che nessuno viene accolto a brac- Saranno episodi frequenti negli anni seguenti e
cia aperte, ricordandole che lei in Svizzera “era non solo in Svizzera ma ovunque ci fossero i pro-
una straniera”. I primi tre mesi non le era stato fughi. I padroni della pizzeria non avevano mai
concesso il diritto di lavorare. Ironia della sorte, mandato giù il fatto che Elton rappresentasse le
prima doveva essere vaccinata. Poi doveva passa- due categorie di gente da loro più odiate, gli stra-
re alla Polizia degli stranieri, che l’avrebbe mu- nieri e gli studenti.11
nita di un permesso di soggiorno provvisorio e
di un permesso di lavoro. Dopo mesi di tentati- L’emigrante vive nel regno del verbo ‘do-
vi inutili in cerca di lavoro, avrebbe potuto eser- vere’. Elton, studente universitario in Italia, si
citare la sua professione di insegnante di inglese mantiene durante gli studi lavorando come in-
o qualcosa del genere, seppe che la sua laurea uni-
versitaria non era riconosciuta e che avrebbe do- 9 Nella solitudine in cui è caduta, Klea viene disturbata dai com-
vuto sostenere altri esami in una scuola dell’Oc- menti idioti di qualche signora ben vestita e con un trucco orribi-
cidente, a Zurigo o a Lugano. I controlli rigidi le, tipo “ah, buonasera signora. Uh, quasi non l’avevo riconosciuta, è
della polizia svizzera, che le ricordano quelli al- la fidanzata del figlio dell’avvocato Montalban. Auguri! La Signo-
banesi, e l’isolamento, poiché non esiste ancora ra Montalban, la moglie dell’avvocato, mi ha parlato bene di lei, non
una diaspora albanese, per cui il suo isolamento mi ricordo da dove viene? Ho dimenticato come me l’ha detto.” E
è anche linguistico, aggravano i sensi di colpa per continuava così tutte le volte che la incontrava a passeggio con il
aver lasciato la terra nativa e il figlio, tanto che cane: “Quale lingua si parla lì? Non siete cattolici, credo”.
la vita le pare una nuova prigionia in una terra
che le dava “solo strade pulite e relazioni ipocri- 10 Elton è diventato claustrofobico a causa di quello che aveva vissu-
te”, (Dones 1997, 227) a cui non poteva essere ri- to nel passato; la prigione, l’allontanamento da casa dopo l’arresto
conoscente solo perché le aveva dato una dimora del padre, la famiglia spiata dalla Polizia segreta. Da adulto ha paura
e nessun lavoro, dove si sentiva un mostro. È così dei luoghi chiusi, è turbato dai passi lontani di qualcuno, pensando
precorritrice della delusione con la quale si scon- sempre che la sua presenza in un posto sia illecita.

“Quando mi trovo in un ambiente che non conosco non perdo mai
di vista l’uscita. Mi viene spontaneo. La forza dell’ignoto ti costrin-
ge a metterti di fronte alle più impensate possibilità. Anche una
sede qualsiasi può trasformarsi in un non so cosa... quel luogo susci-
tava paura a me e pena per loro” (Kubati 2004, 127).

11 Del maltrattamento dei giovani albanesi in pizzeria da parte del
proprietario Nardon e del suo connazionale Saverio, si legga in Va e
non torna, pp.145-148.
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