Page 59 - Studia Universitatis Hereditati, vol 7(2) (2019)
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ia universitatisspazio vuoto del viaggio verso qualche altra di- Sono queste le pagine che fanno rivivere
la letter atur a migr ante come diar io 59 mora, infine il paese d’arrivo; quello psicologico, la fuga verso l’Italia, desiderata da lungo tem-
realizzato attraverso la prospettiva, l’esperienza po e programmata mille volte, la finalizzazione
e naturalmente l’azione dei protagonisti, Elton e di un lungo tentativo che il protagonista del ro-
Klea Borova. manzo Elton, fa assieme a molti suoi concitta-
dini per sferrare l’ultimo colpo al crollo del re-
Appare evidente l’osmosi fra l’elemento gime. Studente nell’Albania di allora, l’autore
temporale e spaziale, tanto da avvalersi di una protagonista Ron Kubati realizza un filmato do-
nuova ‘nozione topologica’, secondo la studiosa cumentario che comprende tutti gli episodi pro-
Anna Federici, cronologica e puntuale insieme, blematici che precedettero i grandi cambiamen-
“filo che si dipana dal presente alla proiezione ti. Nella sua ottica di ventenne, più che la caduta
utopica, ma è anche punto fermo per ogni mo- del muro di Berlino era stata la spettacolare ca-
mento di un’esperienza iniziatica oramai acqui- duta di Ceaușescu a stimolare la fantasia degli al-
sita” (Federici 2011). banesi, che egli fa sventolare davanti agli occhi
del lettore in ordine cronologico. La prima a far-
La sindrome delle frontiere e l’abbandono ne le spese fu la statua di Stalin; La voce del po-
polo, il giornale del partito del lavoro, concesse la
Con la caduta della dittatura gli albanesi si sono pubblicazione di articoli polemici come mai pri-
trovati senza punti di riferimento politici e cul- ma, la gente seguiva sempre più apertamente La
turali, e molti sono rimasti disorientati, osser- voce dell’America nella sua edizione in lingua al-
va la studiosa Maria Cristina Mauceri (Mauceri banese, la zona residenziale delle ambasciate, at-
2013, 185-200). Questa situazione di disordine e taccate una all’altra, divenne improvvisamente
di disorientamento inizia con l’abbandono del luogo di passaggio e di attrazione fino a quando
Paese. il cordone della polizia che faceva la guardia fu
rotto ed i più agitati oltrepassarono i cancelli di
Il porto è circondato sia dalla polizia sia dai quella cubana e rumena, ma le preferite furono
soldati. Non conosco l’entrata del porto. Mi quella italiana, tedesca e francese, da dove le per-
vengono in aiuto i soldati. Lasciamo a loro sone venivano trasportate al porto di Durazzo
orologi, soldi e qualsiasi oggetto loro voglia- per l’imbarco verso l’Europa. La città degli stu-
no... /./ Dopo alcuni minuti, siamo nelle vici- denti nella periferia di Tirana, diventato luogo
nanze di una grande nave... /./ che si chiama di pellegrinaggio per insoddisfatti e no, ospitava
Legend, … /./ Dichiariamo occupata la nave. di giorno in giorno minatori, operai, intellettua-
… /./ La nave era enorme e occuparla non era li, gente semplice. L’ultimo presidente comuni-
stato poi così difficile. In fondo le cose basta sta aveva accolto la richiesta del pluralismo po-
volerle. Con il passare del tempo la nave fu af- litico sotto la pressione delle proteste popolari
fiancata anche dall’altro lato e gli occupanti che avevano come centro magnetico lo sciopero
aumentarono... /./ qualche ora dopo i visi co- degli studenti. Il grande crollo è descritto meta-
nosciuti aumentarono e pian piano comin- foricamente dal protagonista, testimone oculare
ciarono gli abbracci. ‘Anche tu?... /./ guarda di quasi tutte le proteste, con gli slow motion che
chi c’è.’ A questo punto il genere di doman- caratterizzano la caduta rovinosa della statua del
da cominciò a cambiare: ‘Hai visto mio fra- dittatore: “Enver Hoxha puntò i piedi per un po’,
tello? Hai visto la mia ragazza? ...’ /./. Il mat- poi divenne insicuro, traballante, infine cadde
tino dopo, quando ci siamo tutti e siamo in sciaguratamente senza schiacciare nessuno. Piaz-
migliaia, la nave si muove. Il mare la trascina za Scanderbeg urlò come mai prima. Tutti desi-
verso non si sa dove. Non siamo noi ad attra- deravano vedere Enver Hoxha da un’altra ango-
versare il mare. È il mare che si fa attraversa- latura: steso per terra” (Kubati 2004, 171).
re. /./ Già in partenza, siamo digiuni più di
ventiquattro ore. Non capiamo più niente
(Kubati 2004, 191-193).
la letter atur a migr ante come diar io 59 mora, infine il paese d’arrivo; quello psicologico, la fuga verso l’Italia, desiderata da lungo tem-
realizzato attraverso la prospettiva, l’esperienza po e programmata mille volte, la finalizzazione
e naturalmente l’azione dei protagonisti, Elton e di un lungo tentativo che il protagonista del ro-
Klea Borova. manzo Elton, fa assieme a molti suoi concitta-
dini per sferrare l’ultimo colpo al crollo del re-
Appare evidente l’osmosi fra l’elemento gime. Studente nell’Albania di allora, l’autore
temporale e spaziale, tanto da avvalersi di una protagonista Ron Kubati realizza un filmato do-
nuova ‘nozione topologica’, secondo la studiosa cumentario che comprende tutti gli episodi pro-
Anna Federici, cronologica e puntuale insieme, blematici che precedettero i grandi cambiamen-
“filo che si dipana dal presente alla proiezione ti. Nella sua ottica di ventenne, più che la caduta
utopica, ma è anche punto fermo per ogni mo- del muro di Berlino era stata la spettacolare ca-
mento di un’esperienza iniziatica oramai acqui- duta di Ceaușescu a stimolare la fantasia degli al-
sita” (Federici 2011). banesi, che egli fa sventolare davanti agli occhi
del lettore in ordine cronologico. La prima a far-
La sindrome delle frontiere e l’abbandono ne le spese fu la statua di Stalin; La voce del po-
polo, il giornale del partito del lavoro, concesse la
Con la caduta della dittatura gli albanesi si sono pubblicazione di articoli polemici come mai pri-
trovati senza punti di riferimento politici e cul- ma, la gente seguiva sempre più apertamente La
turali, e molti sono rimasti disorientati, osser- voce dell’America nella sua edizione in lingua al-
va la studiosa Maria Cristina Mauceri (Mauceri banese, la zona residenziale delle ambasciate, at-
2013, 185-200). Questa situazione di disordine e taccate una all’altra, divenne improvvisamente
di disorientamento inizia con l’abbandono del luogo di passaggio e di attrazione fino a quando
Paese. il cordone della polizia che faceva la guardia fu
rotto ed i più agitati oltrepassarono i cancelli di
Il porto è circondato sia dalla polizia sia dai quella cubana e rumena, ma le preferite furono
soldati. Non conosco l’entrata del porto. Mi quella italiana, tedesca e francese, da dove le per-
vengono in aiuto i soldati. Lasciamo a loro sone venivano trasportate al porto di Durazzo
orologi, soldi e qualsiasi oggetto loro voglia- per l’imbarco verso l’Europa. La città degli stu-
no... /./ Dopo alcuni minuti, siamo nelle vici- denti nella periferia di Tirana, diventato luogo
nanze di una grande nave... /./ che si chiama di pellegrinaggio per insoddisfatti e no, ospitava
Legend, … /./ Dichiariamo occupata la nave. di giorno in giorno minatori, operai, intellettua-
… /./ La nave era enorme e occuparla non era li, gente semplice. L’ultimo presidente comuni-
stato poi così difficile. In fondo le cose basta sta aveva accolto la richiesta del pluralismo po-
volerle. Con il passare del tempo la nave fu af- litico sotto la pressione delle proteste popolari
fiancata anche dall’altro lato e gli occupanti che avevano come centro magnetico lo sciopero
aumentarono... /./ qualche ora dopo i visi co- degli studenti. Il grande crollo è descritto meta-
nosciuti aumentarono e pian piano comin- foricamente dal protagonista, testimone oculare
ciarono gli abbracci. ‘Anche tu?... /./ guarda di quasi tutte le proteste, con gli slow motion che
chi c’è.’ A questo punto il genere di doman- caratterizzano la caduta rovinosa della statua del
da cominciò a cambiare: ‘Hai visto mio fra- dittatore: “Enver Hoxha puntò i piedi per un po’,
tello? Hai visto la mia ragazza? ...’ /./. Il mat- poi divenne insicuro, traballante, infine cadde
tino dopo, quando ci siamo tutti e siamo in sciaguratamente senza schiacciare nessuno. Piaz-
migliaia, la nave si muove. Il mare la trascina za Scanderbeg urlò come mai prima. Tutti desi-
verso non si sa dove. Non siamo noi ad attra- deravano vedere Enver Hoxha da un’altra ango-
versare il mare. È il mare che si fa attraversa- latura: steso per terra” (Kubati 2004, 171).
re. /./ Già in partenza, siamo digiuni più di
ventiquattro ore. Non capiamo più niente
(Kubati 2004, 191-193).