Page 117 - Panjek, Aleksander (2015). Paesaggio culturale e ambiente del Carso. L’uso delle risorse naturali in età moderna. Založba Univerze na Primorskem, Koper.
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senz’acqua: il treno a vapore in carso

tari dell’oggetto dell’esproprio sia l’i.r. Commissione per l’esonero del suolo, affinché
lo stato assuma quanto prima la proprietà legale su queste particelle.2

L’acquisto andò a buon fine. Fu costituita una società per azioni con il nome di So-
cietà dell’Acquedotto d’Aurisina (Auresina Wasserleitungs Gesellschaft), fondata con capita-
le pubblico-privato, con la compartecipazione dello stato, del comune di Trieste e di in-
vestitori privati. In base al suo statuto (1855), la società aveva per scopo »la conduttura,
ed utilizzazione economica dell’acqua«. Per un periodo di cinquant’anni ottenne il diritto
all’utilizzo della sorgente di proprietà dell’erario ferroviario a titolo gratuito e »l’esclusiva
della vendita di acqua dolce per qualunque uso a portata del nuovo acquedotto«. L’era-
rio ferroviario si era impegnato a realizzare tutta l’infrastruttura necessaria nel settore di
sua competenza, mentre il comune conservava la possibilità di »aumentare in altra guisa
i provvedimenti d’acqua a pubblico uso«. La Società dell’Acquedotto di Aurisina doveva
fornire alle ferrovie e al comune una determinata quantità d’acqua a prezzo fisso, pote-
va quindi vendere l’acqua rimanente ai privati e fissarne autonomamente il prezzo. Ave-
va inoltre il diritto di allestire la rete di distribuzione »nelle vie urbane della città ed adia-
centi territoriali coll’obbligo del ristauro«. Trascorsi i cinquant’anni della concessione, la
sorgente sarebbe rimasta di proprietà statale, mentre tutta l’infrastruttura idrica neces-
saria »agli usi pubblici e comunali« sarebbe passata »nell’indivisa proprietà dello Stato e
del Comune di Trieste«. Le condizioni di gestione della Società dell’Acquedotto di Aurisi-
na divennero ben presto più favorevoli visto che nel 1861 stipula un nuovo accordo con il
Comune che prevede un sostanziale aumento del prezzo dell’acqua, mentre il suo quan-
titativo veniva invece deciso dal Comune. L’amministrazione municipale cedette una gran
parte delle proprie azioni della Società, la cui struttura azionaria si basava sempre più sul
capitale privato di commercianti e assicuratori triestini e delle loro imprese di famiglia
(Panjek, 2003, 702–703; Faraone, 2009, 15–23).

Le sorgenti di Aurisina si trovavano praticamente a ridosso della costa, nella loca-
lità »Vir« presso »Brojenca«, al confine tra i comuni catastali di Aurisina e Santa Croce.
Poiché la linea e la stazione ferroviaria si trovavano sull’altipiano carsico, dai 150 ai 180
metri più in alto, si rese necessario realizzare un sistema di pompaggio dell’acqua, com-
posto da un grande serbatoio di raccolta alla sorgente, pompe mosse da macchine a va-
pore che portavano l’acqua dal serbatoio presso la fonte a quelli sull’altopiano, nonché
una torre piezometrica. La torre sopperiva alle necessità della ferrovia mentre dalle va-
sche sull’altipiano furono posate le condutture lungo la strada ferrata sino alla città (Fara-
one, 2009, 16–17; Mohorič, 1968, 34–35. La costruzione dell’intera infrastruttura dell’ac-
quedotto con l’erezione delle due fontane sul piazzale della stazione dei treni in città si
concluse nel 1857 (Faraone, 2009, 27–29).

Mentre i lavori all’acquedotto erano nella loro fase conclusiva, gli abitanti di Santa
Croce si rivolsero all’amministrazione municipale per chiedere la posa di una conduttura
aggiuntiva sino al villaggio, »la quale si dipartirebbe da quella di Aurisina, e precisamente
dalla torre appositamente eretta per alimentare d’acqua la stazione ferroviaria di egual
nome«. La richiesta era integrata da una relazione dell’Ispezione civica edile, nella quale
si ribadiva che all’amministrazione municipale di Trieste erano note le difficoltà di questo
paese dovute alla carenza d’acqua potabile, situazione tipica per l’intero altopiano car-

2 AST, LL, AG, 74, n° 8360 (19. 9. 1854).

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